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Prescrizione crediti IVA: la Cassazione conferma 10 anni

Un contribuente ha impugnato un’intimazione di pagamento per IVA, sostenendo l’applicazione della prescrizione quinquennale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che per la prescrizione crediti IVA, così come per IRPEF e IRAP, si applica il termine ordinario di dieci anni. La Corte ha chiarito che l’obbligazione tributaria per queste imposte è autonoma per ogni periodo d’imposta e non rientra tra i pagamenti periodici con prescrizione breve.

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Pubblicato il 6 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Prescrizione crediti IVA: la Cassazione conferma il termine di 10 anni

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia fiscale, stabilendo che la prescrizione crediti IVA segue il termine ordinario decennale e non quello breve quinquennale. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale cruciale, offrendo certezza giuridica sia ai contribuenti che all’amministrazione finanziaria. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dall’impugnazione di un’intimazione di pagamento relativa all’IVA per l’anno 2016, notificata dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione a un contribuente. Quest’ultimo sosteneva che il credito erariale fosse ormai estinto per prescrizione, ritenendo applicabile il termine di cinque anni. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano respinto le sue ragioni, affermando la correttezza della notifica della cartella di pagamento originaria e la non maturazione della prescrizione.

Il contribuente, non soddisfatto, ha quindi proposto ricorso per Cassazione, basando la sua difesa su tre motivi principali.

I Motivi del Ricorso e la prescrizione crediti IVA

Il ricorrente ha sollevato tre censure principali contro la sentenza d’appello:

1. Violazione delle norme processuali: Si contestava la legittimità della difesa in giudizio dell’Agente della riscossione, che si era avvalso di un avvocato del libero foro anziché dell’Avvocatura Generale dello Stato.
2. Errata applicazione della prescrizione: Questo era il cuore della controversia. Il contribuente insisteva sull’applicazione della prescrizione quinquennale, tipica dei pagamenti periodici, anziché quella decennale ordinaria.
3. Eccessività delle spese legali: Si lamentava che le spese di lite liquidate in appello fossero sproporzionate rispetto al valore della causa.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo chiarimenti su ciascuno dei punti sollevati.

Sul primo motivo, i giudici hanno dichiarato la questione inammissibile perché sollevata per la prima volta in Cassazione e, comunque, infondata. Hanno ricordato che l’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha la facoltà di avvalersi di avvocati del libero foro in base a specifiche convenzioni o in assenza di disponibilità dell’Avvocatura dello Stato, senza che ciò invalidi la sua costituzione in giudizio.

Sul secondo e più importante motivo, quello relativo alla prescrizione crediti IVA, la Corte ha confermato la sua natura decennale. I giudici hanno spiegato che il termine breve di cinque anni, previsto dall’art. 2948, n. 4, cod. civ., si applica solo a “tutto ciò che deve pagarsi periodicamente ad anno o in termini più brevi”. L’obbligazione tributaria relativa a imposte come l’IVA, l’IRPEF e l’IRAP, pur avendo cadenza annuale, ha un carattere autonomo e unitario per ciascun periodo d’imposta. Il suo pagamento non è legato a prestazioni precedenti, ma scaturisce da presupposti impositivi sempre nuovi e differenti. Pertanto, in assenza di una specifica norma che preveda un termine breve, si applica la regola generale della prescrizione ordinaria di dieci anni, come stabilito dall’art. 2946 del codice civile. La Corte ha inoltre precisato che l’attività di liquidazione della dichiarazione, che porta all’emissione della cartella, non richiede la notifica preventiva di un avviso bonario.

Infine, riguardo al terzo motivo sulle spese legali, la Corte ha ritenuto la censura infondata. Il giudice d’appello ha esercitato correttamente il suo potere discrezionale, liquidando i compensi entro i limiti minimi e massimi previsti dalle tariffe professionali per lo scaglione di valore della controversia.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio di diritto di grande rilevanza pratica. La conferma che la prescrizione per i crediti erariali relativi a IVA, IRPEF e IRAP è decennale fornisce un quadro chiaro e stabile per la gestione dei rapporti tributari. I contribuenti sono così consapevoli che l’obbligazione derivante da queste imposte si estingue solo dopo dieci anni, mentre l’amministrazione finanziaria ha un orizzonte temporale definito per le proprie attività di riscossione. Questa decisione ribadisce la distinzione fondamentale tra debiti tributari autonomi e prestazioni periodiche, un criterio essenziale per determinare correttamente i termini di prescrizione.

Qual è il termine di prescrizione per i crediti IVA, IRPEF e IRAP?
Secondo la Corte di Cassazione, in assenza di una norma specifica che preveda un termine breve, per i crediti relativi a IVA, IRPEF e IRAP si applica il termine di prescrizione ordinario di dieci anni, come previsto dall’art. 2946 del codice civile.

L’Agente della riscossione può essere difeso da un avvocato privato anziché dall’Avvocatura dello Stato?
Sì. La Corte ha confermato che l’Agenzia delle Entrate-Riscossione può avvalersi di avvocati del libero foro, senza bisogno di particolari formalità, in tutti i casi non riservati convenzionalmente all’Avvocatura erariale o quando quest’ultima non sia disponibile ad assumere il patrocinio.

È sempre necessaria la notifica di un avviso bonario prima di ricevere una cartella di pagamento?
No. La Corte ha specificato che l’attività di liquidazione automatica della dichiarazione, che porta all’emissione di una cartella di pagamento ai sensi dell’art. 54 bis del d.P.R. n. 633/1972, non richiede la notifica preventiva di un avviso bonario o di un avviso di accertamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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