Sentenza di Cassazione Civile Sez. 5 Num. 13566 Anno 2024
Civile Sent. Sez. 5 Num. 13566 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data pubblicazione: 16/05/2024
SENTENZA
sul ricorso iscritto al n. 12204/2023 R.G. proposto da:
RAGIONE_SOCIALE (già RAGIONE_SOCIALE, incorporante della RAGIONE_SOCIALE), in persona del legale rappresentante pro tempore, rappresentata e difesa dall’AVV_NOTAIO e dall’AVV_NOTAIO, con elezione di domicilio presso la prima, all’indirizzo di posta elettronica certificata EMAIL, giusta procura speciale.
-ricorrente-
contro
RAGIONE_SOCIALE, elettivamente domiciliata in INDIRIZZO, presso l’Avvocatura Generale AVV_NOTAIO AVV_NOTAIO, che la rappresenta e difende.
-controricorrente-
avverso la sentenza della Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado della Sicilia n. 383/2023, pronunciata il 28 gennaio 2022 e depositata il 13 gennaio 2023, non notificata..
Udita la relazione svolta nella pubblica udienza del 7 maggio 2024 dal consigliere NOME COGNOME.
Udite le conclusioni del AVV_NOTAIO Procuratore Generale NOME COGNOME, che ha chiesto il rigetto del ricorso.
Udito per la ricorrente l’AVV_NOTAIO.
Udito, per l’Avvocatura Generale AVV_NOTAIO AVV_NOTAIO, l’AVV_NOTAIO NOME AVV_NOTAIO.
FATTI DI CAUSA
1. Nel 1988 la RAGIONE_SOCIALE presentò la dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta 1987, evidenziando un credito Irpeg. Nel 1993 la RAGIONE_SOCIALE (nuova denominazione assunta dalla RAGIONE_SOCIALE) formulò domanda di estinzione del credito mediante assegnazione di titoli di AVV_NOTAIO.
Nel 1996 vennero assegnati alla RAGIONE_SOCIALE titoli di AVV_NOTAIO per un valore corrispondente ad una parte soltanto del credito.
Nel 2005 la RAGIONE_SOCIALE, in qualità di incorporante della RAGIONE_SOCIALE, sollecitò l’RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE alla restituzione della residua parte del credito, con aggiunta dei relativi interessi.
L’RAGIONE_SOCIALE rispose demandando all’ Ufficio di Caltagirone il compito di ‘relazionare la parte interessata e la scrivente in merito alle determinazioni assunte’.
Nel 2018 la RAGIONE_SOCIALE, in qualità di incorporante di RAGIONE_SOCIALE, inoltrò all’RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE un nuovo sollecito di rimborso del residuo credito Irpeg, con i relativi interessi maturati e maturandi.
L’RAGIONE_SOCIALE emise un provvedimento di diniego, così motivato: « Prescrizione del diritto al rimborso per il decorso del termine decennale previsto dall’art.2946 del c.c., in assenza di atti interruttivi. Al riguardo, si aggiunge che la deroga alla prescrizione prevista dall’art.2, comma 58 della
legge n.350/2003, non si rende applicabile per la prescrizione maturata successivamente all’entrata in vigore della stessa legge».
Proposto ricorso dalla contribuente, la Commissione tributaria provinciale di Catania lo ha parzialmente accolto, riconoscendo il diritto della società al rimborso del credito, ma limitando gli interessi a quelli maturati dopo la notifica del ricorso, anziché dalla presentazione dell’originaria dichiarazione.
Proposto appello da entrambe le parti, l’adita Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Sicilia, con la sentenza qui impugnata, ha rigettato quella della contribuente ed ha accolto quello erariale, ritenendo il credito prescritto, non avendo la ricorrente azionato la pretesa nei dieci anni dalla richiesta di rimborso ed avendo carattere non precettivo, ma di ‘mera sollecitazione non vincolante’, l’art. 2, comma 58, della legge n. 350 del 2003, secondo cui l’RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE provvede alla erogazione RAGIONE_SOCIALE eccedenze di Irpef e Irpeg dovute in base alle dichiarazioni dei redditi presentate fino al 30 giugno 1997, senza far valere la eventuale prescrizione del diritto dei contribuenti.
Propone ricorso per cassazione la contribuente, affidandolo a tre motivi, supportati da memoria.
L’RAGIONE_SOCIALE si difende con controricorso.
RAGIONI DELLA DECISIONE
Con il primo motivo di ricorso, la contribuente deduce « Violazione dell’art. 2, comma 58, della legge 24 dicembre 2003, n.350, in relazione all’art. 360, n.3, c.p.c.», assumendo che il collegio di secondo grado avrebbe erroneamente ritenuto che l’RAGIONE_SOCIALE avesse la facoltà di eccepire la prescrizione.
Con il secondo motivo di ricorso, la contribuente deduce « Violazione dell’art.44 del D.P.R. 29 settembre 1973, n.602, in relazione all’art.360, n.3, c.p.c.», per avere la sentenza impugnata illegittimamente escluso che sulle somme chieste a rimborso potessero maturare interessi.
Il motivo coincide con il precedente, atteso che, come assunto dalla stessa ricorrente, dalla motivazione della sentenza impugnata si evince che (fatto salvo il richiamo alla durata quinquennale della prescrizione) la CTR ha esteso
alla statuizione sugli interessi le medesime argomentazioni di rigetto, per prescrizione del credito, che integrano la ratio decidendi relativa alla sorte. Pertanto il relativo punto della sentenza, esposto alle censure formulate nel precedente motivo con riguardo alla sorte, va deciso in conformità al primo motivo, senza che siano rilevanti, in questa sede, le diverse ulteriori argomentazioni esposte sul merito della spettanza, della misura e della decorrenza degli accessori, che potranno essere riproposte nel giudizio di rinvio.
2.1. Il primo ed il secondo motivo, da trattare congiuntamente, sono fondati, nei termini che seguono. Le Sezioni Unite di questa Corte hanno infatti recentemente chiarito che « l’art. 2 co. 58^ legge 350/2003 pone a carico dell’Amministrazione Finanziaria un vero e proprio obbligo di non far valere la prescrizione del diritto del contribuente al rimborso RAGIONE_SOCIALE eccedenze Irpef ed Irpeg sulle dichiarazioni presentate fino al 30 giugno 1997; questo obbligo, la cui violazione è rilevabile anche d’ufficio dal giudice, viene a cessare dopo un decennio, pari al decorso di un nuovo termine prescrizionale, dall’entrata in vigore (1^ gennaio 2004) della legge stessa’. (Cass., S. Un., 07/05/2024, n. 12284). In ragione di tale principio, pertanto, l’art. 2, co. 58, della legge n. 350 del 2003 ha natura precettiva, ma efficacia temporale limitata, non escludendo che sia legittimamente opponibile dall’Amministrazione la prescrizione maturata successivamente alla data di entrata in vigore della medesima norma.
La sentenza impugnata, avendo attribuito a monte carattere non precettivo, ma di ‘mera sollecitazione non vincolante’, all’art. 2, comma 58, della legge n. 350 del 2003, non è quindi conforme a tale principio e deve pertanto essere cassata, con rinvio al giudice a quo , al quale competono i necessari accertamenti in fatto (rilevanti ai fini dell’accertamento della maturazione o meno della prescrizione dall’1 gennaio 2004) propedeutici all’applicazione del criterio nomofilattico appena esposto al caso di specie.
3. Con il terzo, subordinato, motivo di ricorso, la contribuente deduce « Violazione dell’art. 112 c.p.c. in relazione all’art.360, n.4, c.p.c.. », per non
essersi la CTR pronunciata sulle questioni afferenti alla conclusione del procedimento amministrativo ed al principio di tutela dell’affidamento, correlate alla circostanza che l’RAGIONE_SOCIALE non ha mai fornito alla ricorrente i chiarimenti preannunciati a seguito del sollecito di adempimento del rimborso. Il motivo, prospettato come subordinato al rigetto dei due precedenti, è assorbito dall’accoglimento di questi ultimi.
P.Q.M.
Accoglie, nei termini di cui in motivazione, il primo ed il secondo motivo e, assorbito il terzo, cassa la sentenza impugnata in relazione ai motivi accolti, rinviando alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Sicilia, cui demanda di provvedere anche sulle spese del giudizio di legittimità.
Così deciso in Roma, nella camera di consiglio del 7 maggio 2024.