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Prescrizione crediti erariali: 10 anni, non 5

Una contribuente sosteneva la prescrizione quinquennale per crediti fiscali notificati tra il 2004 e il 2007. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ribadendo con fermezza che la corretta prescrizione per i crediti erariali è quella ordinaria di dieci anni, conformemente alla sua giurisprudenza consolidata, e non il termine breve di cinque anni.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Prescrizione crediti erariali: la Cassazione conferma il termine di 10 anni

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato ancora una volta il tema cruciale della prescrizione crediti erariali, ribadendo un principio fondamentale per contribuenti e operatori del settore. La Corte ha stabilito, in linea con il suo orientamento consolidato, che per i tributi dovuti allo Stato si applica la prescrizione ordinaria decennale e non quella breve quinquennale. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti implicazioni di questa decisione.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dall’impugnazione, da parte di una contribuente, di due intimazioni di pagamento notificate nel 2014 e 2016. Tali atti si riferivano a cartelle di pagamento, relative a tributi erariali e diritti camerali, notificate tra il 2004 e il 2007. La contribuente sosteneva che i crediti fossero ormai estinti per prescrizione, ritenendo applicabile il termine di cinque anni.

Mentre la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) aveva inizialmente dato ragione alla contribuente per i soli tributi erariali, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva riformato la decisione. Il giudice d’appello, infatti, aveva accolto la tesi dell’Agente della Riscossione, affermando che la prescrizione applicabile fosse quella decennale e tenendo conto anche di un periodo di sospensione dei termini previsto dalla legge.

La Decisione della Cassazione sulla Prescrizione Crediti Erariali

La contribuente ha quindi presentato ricorso in Cassazione, insistendo sulla maturazione della prescrizione quinquennale o, in subordine, di quella decennale. La Suprema Corte, con l’ordinanza in esame, ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la decisione della CTR e condannando la ricorrente al pagamento delle spese processuali.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato la sua decisione su argomentazioni chiare e consolidate nella giurisprudenza di legittimità.

In primo luogo, ha qualificato come infondata la tesi della prescrizione quinquennale. Gli Ermellini hanno richiamato la loro costante giurisprudenza secondo cui i crediti erariali, per loro natura, sono soggetti al termine di prescrizione ordinario di dieci anni, come stabilito dall’art. 2946 del codice civile. La pretesa di applicare termini più brevi è stata quindi respinta con fermezza.

Un punto cruciale della motivazione riguarda il richiamo alla fondamentale sentenza delle Sezioni Unite (n. 23397/2016). Tale pronuncia ha chiarito che la scadenza del termine per impugnare un atto di riscossione (come una cartella di pagamento) rende il credito non più contestabile (irretrattabile), ma non modifica la durata del termine di prescrizione. In altre parole, se un credito tributario nasce con una prescrizione decennale, tale rimane anche dopo la notifica della cartella non opposta.

Infine, la Corte ha dichiarato inammissibile il motivo subordinato, con cui la contribuente lamentava il decorso anche del termine decennale. Secondo i giudici, questa doglianza mirava a una nuova valutazione dei fatti già accertati dal giudice di appello. Quest’ultimo, infatti, aveva correttamente calcolato il decorso del tempo, tenendo conto di un periodo di sospensione legale dei termini di pagamento che aveva inciso sulla notifica di una delle intimazioni, interrompendo di fatto la prescrizione.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza consolida un principio di diritto di notevole importanza: la prescrizione crediti erariali segue, di norma, il termine ordinario di dieci anni. I contribuenti non possono fare affidamento su un termine più breve, salvo diverse e specifiche disposizioni di legge per particolari tipi di tributi (ad esempio, quelli locali). La decisione sottolinea inoltre che la definitività della cartella di pagamento non altera questo termine. Per i debitori e i loro consulenti, è quindi essenziale calcolare attentamente il termine decennale a partire dalla notifica dell’atto impositivo originario, prestando massima attenzione a eventuali atti interruttivi (come le intimazioni di pagamento) e ai periodi di sospensione previsti dalla normativa.

Qual è il termine di prescrizione per i crediti erariali secondo la Cassazione?
Secondo la costante giurisprudenza della Corte di Cassazione, i crediti erariali (tributi dovuti allo Stato) sono assoggettati alla prescrizione ordinaria decennale, come previsto dall’art. 2946 del codice civile, e non al termine breve di cinque anni.

La mancata impugnazione di una cartella di pagamento modifica il termine di prescrizione del credito?
No. La sentenza chiarisce, richiamando le Sezioni Unite, che la scadenza del termine per impugnare un atto di riscossione rende il credito irretrattabile, ma non incide né modifica il termine di prescrizione, che rimane quello originariamente previsto per quel tipo di tributo.

Perché la Corte ha ritenuto inammissibile il motivo di ricorso relativo alla maturazione della prescrizione decennale?
La Corte lo ha ritenuto inammissibile perché il ricorso mirava a una nuova valutazione dei fatti già accertati dal giudice di appello. Quest’ultimo aveva già verificato il decorso del tempo e correttamente tenuto conto di un periodo di sospensione dei termini, escludendo che la prescrizione decennale fosse maturata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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