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Prescrizione cartelle di pagamento: la Cassazione decide

Una società in liquidazione ha impugnato un’intimazione di pagamento di oltre 800.000 euro, contestando la validità delle notifiche e l’avvenuta prescrizione cartelle di pagamento sottostanti. La Corte di Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso. Ha annullato l’intimazione per una delle cartelle a causa di un vizio di notifica. Per le altre, ha cassato la sentenza precedente e rinviato il caso alla Corte di Giustizia Tributaria, stabilendo che il giudice deve verificare la prescrizione distinguendo i termini: cinque anni per sanzioni e interessi, dieci anni per le imposte non periodiche.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Prescrizione cartelle di pagamento: la Cassazione fa chiarezza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene su un tema cruciale per contribuenti e operatori del settore: la prescrizione cartelle di pagamento. La decisione analizza in dettaglio i diversi termini applicabili a imposte, sanzioni e interessi, oltre a ribadire principi fondamentali sulla corretta notifica degli atti. Vediamo insieme i punti salienti di questa importante pronuncia.

I fatti di causa

Una società in liquidazione si opponeva a un’intimazione di pagamento per un importo di circa 847.000 euro, derivante da quarantuno cartelle di pagamento che l’agente della riscossione sosteneva fossero state notificate in precedenza. Sia in primo che in secondo grado, i giudici tributari avevano dato sostanzialmente ragione all’ente riscossore, confermando la legittimità della richiesta di pagamento per la maggior parte delle cartelle.
La società, ritenendo la sentenza d’appello errata, ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui la regolarità della difesa dell’agente della riscossione, i vizi di notifica di alcune cartelle e, soprattutto, l’avvenuta prescrizione dei crediti.

La decisione della Corte sulla prescrizione cartelle di pagamento

La Corte di Cassazione ha esaminato i vari motivi di ricorso, accogliendone alcuni di fondamentale importanza e rigettandone altri. La decisione ha portato a una cassazione parziale della sentenza impugnata, con un risultato significativo per la società contribuente.

Il vizio di notifica e l’annullamento di una cartella

Uno dei punti centrali accolti dalla Corte riguarda la notifica di una specifica cartella di pagamento. La società aveva lamentato che la notifica, avvenuta ai sensi dell’art. 140 c.p.c. per irreperibilità relativa del destinatario, era nulla perché mancava la prova della spedizione della raccomandata informativa, un adempimento essenziale previsto a pena di nullità. La Cassazione ha ritenuto fondata questa censura e, senza necessità di ulteriori accertamenti, ha cassato la sentenza e annullato l’intimazione di pagamento relativamente agli importi contenuti in quella specifica cartella.

La questione della prescrizione delle cartelle di pagamento

Il cuore della decisione riguarda però l’eccezione di prescrizione, che i giudici di merito avevano trattato in modo superficiale. La Cassazione ha accolto i motivi del ricorso su questo punto, chiarendo che il giudice, di fronte a un’impugnazione di un’intimazione di pagamento, ha il dovere di verificare se, tra la data di notifica delle cartelle a monte e quella dell’intimazione a valle, sia maturato il termine di prescrizione.

Le motivazioni

La Corte ha ribadito i principi consolidati in materia di prescrizione cartelle di pagamento. Ha specificato che i termini sono diversi a seconda della natura del credito:
* Sanzioni e Interessi: Si prescrivono nel termine breve di cinque anni.
* Imposte non periodiche: Per i tributi la cui base imponibile è determinata annualmente ma che derivano da presupposti autonomi per ogni periodo (come IRPEF, IRES, IVA), la prescrizione è di dieci anni.
* Imposte periodiche: Per i tributi con carattere periodico, dove l’obbligazione sorge ciclicamente (come i contributi), la prescrizione è di cinque anni.
Poiché la sentenza di secondo grado non aveva compiuto questa doverosa distinzione e analisi, la Corte di Cassazione l’ha cassata, rinviando la causa a un’altra sezione della Corte di Giustizia Tributaria regionale. Il nuovo giudice dovrà riesaminare il caso, individuare gli importi prescritti (sanzioni e interessi) e espungerli dal debito totale.

Le conclusioni

Questa ordinanza è di grande rilevanza pratica. In primo luogo, conferma che la notifica degli atti fiscali deve seguire rigorosamente le procedure previste dalla legge, e la mancanza di un adempimento essenziale come la raccomandata informativa ne determina la nullità. In secondo luogo, e più importante, rafforza il principio secondo cui la prescrizione cartelle di pagamento deve essere attentamente valutata dal giudice, distinguendo i diversi termini applicabili a imposte, sanzioni e interessi. Per i contribuenti, ciò significa che è sempre possibile e doveroso far valere l’estinzione del debito per decorso del tempo, anche quando si impugna un atto successivo come l’intimazione di pagamento.

Quali sono i termini di prescrizione per le somme indicate nelle cartelle di pagamento?
La prescrizione è di cinque anni per sanzioni e interessi. Per le imposte, il termine è di dieci anni se queste non hanno carattere periodico (es. imposte sui redditi), mentre è di cinque anni per quelle con carattere di periodicità.

Quando è nulla la notifica di una cartella di pagamento effettuata per irreperibilità del destinatario?
La notifica eseguita ai sensi dell’art. 140 c.p.c. (irreperibilità relativa) è nulla se manca la spedizione della raccomandata informativa, che avvisa il destinatario del tentativo di notifica e del deposito dell’atto presso la casa comunale. La prova di tale spedizione è a carico dell’agente della riscossione.

L’Agente della Riscossione può essere difeso da un avvocato privato nei processi tributari?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che nei giudizi di merito (primo e secondo grado) davanti alle corti di giustizia tributaria, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione può legittimamente avvalersi della difesa di un avvocato del libero foro, non essendo obbligata a ricorrere all’Avvocatura dello Stato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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