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Prescrizione accise: la Cassazione sul dies a quo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1497/2024, ha chiarito un punto cruciale sulla prescrizione accise in caso di comportamenti omissivi del contribuente. Il caso riguardava una società che aveva acquistato prodotti energetici senza le necessarie autorizzazioni. La Corte ha stabilito che il termine di prescrizione quinquennale decorre dal momento della scoperta del fatto illecito da parte dell’Amministrazione finanziaria e si calcola esclusivamente ‘in avanti’ nel tempo, e non a ritroso. Questa decisione annulla la tesi del giudice di merito che aveva ipotizzato un doppio calcolo, sia verso il futuro che verso il passato, giudicandola errata e contraria alla natura stessa della prescrizione.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Prescrizione Accise: La Cassazione Fa Chiarezza sul Termine di Decorrenza

La questione della prescrizione accise rappresenta un tema di costante dibattito nel diritto tributario, specialmente per quanto riguarda l’individuazione del momento esatto da cui far partire il conteggio dei termini. Con l’ordinanza n. 1497 del 15 gennaio 2024, la Corte di Cassazione è intervenuta per fare luce su un aspetto fondamentale: la decorrenza della prescrizione in caso di comportamenti omissivi del contribuente, stabilendo un principio chiaro e inequivocabile.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore della commercializzazione di macchinari era stata sottoposta a una verifica fiscale da parte dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Dall’indagine era emerso che, negli anni precedenti, l’azienda aveva effettuato consistenti acquisti intracomunitari di prodotti energetici (oli minerali lubrificanti e gpl) soggetti ad accisa, senza però possedere i necessari titoli autorizzativi e senza essere registrata nel sistema informativo di controllo AIDA.

Questa totale assenza di adempimenti configurava, secondo l’Amministrazione Finanziaria, un ‘comportamento omissivo’, poiché aveva impedito qualsiasi forma di controllo. Di conseguenza, l’Ufficio emetteva un avviso di pagamento per le accise non versate e atti sanzionatori per le violazioni commesse. La società impugnava tali atti, eccependo, tra le altre cose, l’avvenuta prescrizione quinquennale del credito per le annualità più remote.

Il Contenzioso nei Gradi di Merito

In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) accoglieva il ricorso della società, ritenendo che operasse la decadenza quinquennale prevista dal Testo Unico delle Accise (TUA). L’Amministrazione Finanziaria proponeva appello e la Commissione Tributaria Regionale (CTR) confermava la decisione di primo grado, ma con una motivazione molto particolare e confusa.

La CTR, pur riconoscendo che il termine di prescrizione decorre ‘dal momento della scoperta del fatto illecito’, interpretava la norma in modo singolare. Sosteneva che da tale data si dovessero calcolare cinque anni ‘per il futuro’ e, contemporaneamente, si ‘aprissero’ cinque anni ‘del passato’, entro i quali l’Agenzia avrebbe potuto esercitare la propria pretesa. Questa interpretazione, di fatto, creava un doppio termine, limitando l’azione di accertamento ai cinque anni precedenti la scoperta.

L’Ordinanza della Cassazione e la corretta interpretazione della prescrizione accise

L’Agenzia ricorreva in Cassazione, e i Giudici di legittimità hanno accolto le sue ragioni, cassando con rinvio la sentenza della CTR e fornendo una lettura chiara e definitiva della normativa.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha definito ‘errata’ e ‘contraddittoria’ l’interpretazione della CTR. La nozione giuridica di prescrizione implica un decorso del tempo che va esclusivamente in avanti, estinguendo un diritto per il suo mancato esercizio. L’idea di un termine che corre anche ‘a ritroso’ sovverte la natura stessa dell’istituto.

Il principio corretto, sancito dall’art. 15 del TUA (nella versione applicabile ratione temporis), è il seguente: in caso di ‘comportamenti omissivi’ – come la mancata dichiarazione e registrazione di acquisti di beni soggetti ad accisa – la prescrizione quinquennale ‘opera dal momento della scoperta del fatto illecito’.

Questo significa che il ‘dies a quo’, ovvero il giorno di partenza del calcolo, è la data in cui l’Amministrazione Finanziaria viene a conoscenza della violazione. Da quel momento, e solo da quel momento, l’Ufficio ha cinque anni di tempo per esercitare il proprio diritto di accertamento e riscossione. Il termine, quindi, matura ‘in avanti nel tempo’, non all’indietro.

La Cassazione riconosce le perplessità sollevate anche dalla Corte Costituzionale circa l’indeterminatezza del ‘momento della scoperta’, che potrebbe potenzialmente esporre il contribuente all’azione del fisco per un tempo indefinito. Tuttavia, in assenza di un intervento correttivo del legislatore, questa resta la regola da applicare.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata. Ha stabilito che il giudice del rinvio dovrà attenersi al principio secondo cui il termine quinquennale di prescrizione deve essere calcolato unicamente con scorrimento in avanti, a partire dalla data di scoperta dell’illecito. Sarà quindi necessario individuare tale momento e, da lì, verificare quali pretese impositive e sanzioni connesse non siano ancora estinte. Questa decisione riafferma una corretta applicazione dell’istituto della prescrizione, impedendo interpretazioni creative che ne snaturano la funzione e la logica giuridica.

Da quando inizia a decorrere la prescrizione per le accise in caso di acquisti non dichiarati?
Secondo la Corte di Cassazione, in caso di comportamenti omissivi come la mancata dichiarazione di acquisto di prodotti soggetti ad accisa, il termine di prescrizione di cinque anni inizia a decorrere dal ‘momento della scoperta del fatto illecito’ da parte dell’Amministrazione Finanziaria.

Una volta scoperto l’illecito, l’Amministrazione Finanziaria può recuperare le imposte per un periodo illimitato nel passato?
No. La Corte chiarisce che il termine di prescrizione quinquennale si calcola esclusivamente ‘in avanti’ dalla data della scoperta. L’idea che si possa guardare indietro di soli cinque anni da tale data è stata respinta come errata. La legge, tuttavia, non fissa un termine massimo precedente alla scoperta, un punto criticato anche dalla Corte Costituzionale ma che resta valido fino a un intervento del legislatore.

Perché la decisione della Corte Tributaria Regionale è stata considerata errata?
La decisione è stata giudicata errata perché proponeva un ‘duplice calcolo’ della prescrizione: cinque anni verso il futuro e cinque anni verso il passato a partire dalla data di scoperta. Questa interpretazione è stata ritenuta contraria alla natura stessa della prescrizione, che è un istituto giuridico che opera estinguendo un diritto con il decorso del tempo in avanti, non all’indietro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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