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Prescrizione accise: la Cassazione chiarisce il dies a quo

Una società ometteva di versare le accise su prodotti energetici acquistati senza autorizzazione. La Commissione Tributaria Regionale riteneva la pretesa prescritta, calcolando il termine di cinque anni sia in avanti che a ritroso dalla data della scoperta dell’illecito. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, stabilendo che la prescrizione accise, in caso di condotta omissiva, decorre esclusivamente in avanti per cinque anni dal momento della scoperta del fatto. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione basata su questo principio.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Prescrizione Accise: La Cassazione Fa Chiarezza sul Termine di Decorrenza

La corretta individuazione del termine di prescrizione è un pilastro della certezza del diritto, soprattutto in materia fiscale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene su un tema cruciale: la prescrizione accise in caso di comportamenti omissivi del contribuente. La decisione chiarisce come calcolare il termine di cinque anni, specificando che esso decorre solo ‘in avanti’ dal momento della scoperta dell’illecito, e non a ritroso, ponendo fine a interpretazioni errate e potenzialmente dannose per l’erario.

Il Fatto: Acquisti Intracomunitari Senza Autorizzazione

Il caso riguarda una società operante nel settore della commercializzazione di macchinari per il riscaldamento e la climatizzazione. A seguito di una verifica fiscale, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli contestava alla società l’acquisto, avvenuto per anni, di oli minerali lubrificanti e gpl da Paesi dell’Unione Europea senza i necessari titoli autorizzativi.

Questa condotta omissiva, secondo l’Agenzia, integrava una violazione degli obblighi fiscali previsti dal Testo Unico delle Accise (TUA), poiché la società non risultava nel sistema informativo di controllo (AIDA) e non aveva adempiuto agli obblighi di dichiarazione. Di conseguenza, l’Amministrazione Finanziaria emetteva un avviso di pagamento per le accise evase, un atto di irrogazione delle sanzioni collegate al tributo e un successivo atto di contestazione per sanzioni non collegate.

Il Percorso Giudiziario e l’Errata Interpretazione della Prescrizione Accise

La società contribuente impugnava gli atti, eccependo in primo luogo la prescrizione quinquennale dell’azione di accertamento. Sia la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) che la Commissione Tributaria Regionale (CTR) accoglievano la tesi della società.

In particolare, la CTR, pur riconoscendo che il termine di prescrizione decorre ‘dal momento della scoperta del fatto illecito’, giungeva a una conclusione errata. Secondo i giudici d’appello, questo momento fungeva da perno per un duplice calcolo: da quella data, partivano cinque anni verso il futuro, ma si aprivano anche cinque anni verso il passato, entro i quali l’Agenzia avrebbe potuto esercitare la propria pretesa. Questa interpretazione, di fatto, raddoppiava il termine e ne snaturava il concetto, applicandolo ‘a ritroso’.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

L’Agenzia delle Dogane ricorreva in Cassazione, e i Giudici di legittimità hanno accolto le sue ragioni, cassando la sentenza d’appello e fornendo una lettura chiara e definitiva della normativa.

La Corretta Applicazione dell’Art. 15 TUA

La Corte ha stabilito che l’interpretazione della CTR è palesemente errata. Il verbo ‘opera’ utilizzato dall’art. 15 del TUA (‘la prescrizione opera dal momento della scoperta del fatto illecito’) significa che la prescrizione ‘decorre’, ‘inizia a decorrere’. La scoperta segna il dies a quo, ovvero il punto di partenza di un termine che, per sua natura, avanza nel tempo.

Applicare il termine anche a ritroso sovverte la definizione stessa di prescrizione, che è un modo di estinzione di un diritto per il suo mancato esercizio nel tempo (il ‘fluire’), non per il regredire del tempo. Accogliere la tesi della CTR significherebbe raddoppiare illegittimamente un termine che la legge fissa in cinque anni, non in dieci.

Il Ruolo della ‘Scoperta del Fatto Illecito’ per la Prescrizione Accise

La Cassazione ribadisce che i ‘comportamenti omissivi’ che giustificano lo spostamento del dies a quo al momento della scoperta consistono nel mancato compimento di attività specifiche previste dalla legge (come ottenere autorizzazioni, registrarsi in sistemi informatici, presentare dichiarazioni). Queste omissioni impediscono all’Amministrazione Finanziaria di effettuare i controlli.

Nel caso specifico, la totale assenza di autorizzazioni e la mancata registrazione nel sistema AIDA dimostravano la condotta omissiva della società, legittimando l’applicazione di questa regola speciale sulla decorrenza della prescrizione.

Il Richiamo alla Corte Costituzionale e il Principio di Certezza

Interessante è il richiamo alla sentenza n. 200 del 2021 della Corte Costituzionale. Pur dichiarando inammissibile una questione simile su un’altra norma, la Consulta aveva evidenziato un problema di fondo: ancorare la decorrenza della prescrizione a un evento incerto come la ‘scoperta’ può esporre il contribuente all’azione del fisco per un tempo indeterminato, violando il diritto di difesa (art. 24 Cost.).

La Cassazione, pur consapevole di questa criticità, afferma che, in assenza di un intervento correttivo del legislatore, la norma vigente va applicata così com’è: il dies a quo rimane il giorno della scoperta del fatto illecito.

Conclusioni: Cosa Cambia per i Contribuenti

L’ordinanza in esame stabilisce un principio fondamentale per la gestione della prescrizione accise: il termine quinquennale per l’accertamento, in caso di violazioni omissive, decorre sempre e solo in avanti dalla data in cui l’Amministrazione Finanziaria scopre l’illecito.

Questa pronuncia annulla le interpretazioni fantasiose e garantisce coerenza al sistema, anche se lascia aperta la problematica, sollevata dalla Corte Costituzionale, sulla potenziale indeterminatezza del momento della ‘scoperta’. Per il contribuente, ciò significa che, sebbene il potere del fisco non possa essere esercitato a ritroso oltre i cinque anni dalla scoperta, l’illecito può essere contestato anche a distanza di molti anni dal suo compimento, fino a quando non viene, appunto, scoperto.

Da quale momento inizia a decorrere la prescrizione per le accise in caso di omesso versamento e dichiarazione?
In caso di comportamenti omissivi, come il mancato ottenimento di autorizzazioni o la mancata presentazione di dichiarazioni, il termine di prescrizione quinquennale inizia a decorrere dal momento della scoperta del fatto illecito da parte dell’amministrazione finanziaria.

Il termine di prescrizione quinquennale può essere calcolato anche a ritroso dalla data di scoperta del fatto illecito?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il termine di prescrizione decorre esclusivamente in avanti nel tempo (‘verso il futuro’) per cinque anni. Un calcolo ‘a ritroso’ è errato e contrario alla natura stessa dell’istituto della prescrizione.

Cosa succede se il giudice di appello non si pronuncia su tutte le questioni, come le sanzioni non collegate al tributo?
Se il giudice d’appello omette di pronunciarsi su una specifica domanda (in questo caso, la legittimità delle sanzioni non collegate al tributo), la sentenza è viziata per ‘omessa pronuncia’. La Corte di Cassazione, accogliendo il relativo motivo di ricorso, annulla la sentenza e rinvia la causa al giudice di merito affinché si pronunci anche sulla questione omessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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