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Presa in carico non impugnabile: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4626/2025, ha stabilito che la comunicazione di presa in carico di un debito fiscale non è un atto autonomamente impugnabile. Una contribuente aveva ricevuto tale comunicazione relativa a un avviso di accertamento già oggetto di ricorso e sospeso. La Corte ha rigettato il suo appello, ribadendo che la comunicazione ha natura puramente informativa e non lesiva. L’unica eccezione si verifica quando tale atto è il primo a portare a conoscenza del contribuente la pretesa fiscale, circostanza non presente nel caso di specie.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Presa in carico del debito fiscale: quando è un atto non impugnabile?

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, è tornata a pronunciarsi su un tema di grande interesse per i contribuenti: l’impugnabilità della comunicazione di presa in carico del debito da parte dell’Agente della Riscossione. La decisione chiarisce in modo definitivo che, nella maggior parte dei casi, tale comunicazione non è un atto che può essere contestato davanti al giudice tributario, rappresentando una mera informazione procedurale. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dal ricorso di una contribuente, socia di una società estinta, contro una comunicazione di presa in carico emessa dall’Agente della Riscossione. Tale comunicazione si riferiva a somme iscritte a ruolo a seguito di un avviso di accertamento per maggiori redditi d’impresa.

L’aspetto cruciale della vicenda era che l’avviso di accertamento presupposto era già stato impugnato dalla contribuente in un separato giudizio e, in pendenza di quest’ultimo, ne era stata disposta la sospensione degli effetti. Nonostante ciò, l’Agente della Riscossione aveva notificato la comunicazione, spingendo la contribuente a contestarla ritenendola illegittima.

L’Impugnabilità della presa in carico: L’Analisi della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della contribuente, confermando un orientamento ormai consolidato. Il Collegio ha ribadito che la comunicazione di presa in carico non rientra nel novero degli atti autonomamente impugnabili ai sensi dell’art. 19 del D.Lgs. 546/1992.

Il ragionamento della Corte si fonda sulla natura stessa dell’atto. Esso non è un atto impositivo né un atto della riscossione che porta a esecuzione forzata un credito. Si tratta, invece, di un atto meramente informativo con cui il concessionario della riscossione comunica al contribuente di aver ricevuto in carico le somme dovute. In pratica, informa che la competenza amministrativa per il recupero del credito è passata dall’ente impositore (l’Agenzia delle Entrate) all’ente riscossore.

L’Eccezione che Conferma la Regola

Esiste, tuttavia, un’unica eccezione a questa regola generale. La comunicazione di presa in carico diventa impugnabile quando costituisce il primo atto attraverso il quale il contribuente viene a conoscenza della pretesa tributaria. Ciò accade, ad esempio, se l’atto impositivo presupposto (l’avviso di accertamento) non è mai stato regolarmente notificato.

In tale circostanza, la lesività non deriva dalla comunicazione in sé, ma dall’atto presupposto ignorato, che si manifesta per la prima volta. Il contribuente ha quindi il diritto di impugnare la comunicazione per poter contestare nel merito la pretesa tributaria sottostante.

Nel caso di specie, questa eccezione non era applicabile, poiché la contribuente era pienamente a conoscenza della pretesa erariale, tanto da aver già impugnato l’avviso di accertamento originario.

La questione della presa in carico durante la sospensione

La Corte ha inoltre chiarito che il fatto che la comunicazione sia stata notificata durante il periodo di sospensione dell’atto impositivo non cambia la natura dell’atto stesso. La sospensione tutela il contribuente dall’esecuzione forzata, ma non trasforma un atto informativo in un atto impugnabile. L’interesse del contribuente a non subire un’esecuzione illegittima è già pienamente tutelato dal giudizio pendente e dalla relativa sospensione.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Suprema Corte si basa su un principio cardine del diritto processuale tributario: l’interesse ad agire. Un atto è impugnabile solo se è idoneo a modificare unilateralmente la situazione giuridica del destinatario, ovvero se ha una “valenza provvedimentale” e una “forza cogente”. La comunicazione di presa in carico è sprovvista di tali caratteristiche. È un semplice avviso che informa di un passaggio di competenze interne alla pubblica amministrazione, senza imporre nuovi obblighi o minacciare procedure esecutive imminenti.

L’elenco degli atti impugnabili, sebbene non strettamente tassativo, deve essere interpretato in relazione agli effetti giuridici che gli atti producono. Poiché la comunicazione in esame non produce effetti diretti e lesivi, non può essere oggetto di autonoma contestazione. Il contribuente deve concentrare le proprie difese contro l’atto che ha dato origine alla pretesa, ovvero l’avviso di accertamento.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un punto fermo: non tutti gli atti provenienti dall’amministrazione finanziaria possono essere portati davanti a un giudice. Per poter avviare un contenzioso, è necessario che l’atto abbia un contenuto concretamente lesivo dei diritti del contribuente. La comunicazione di presa in carico, salvo l’eccezione della mancata conoscenza dell’atto presupposto, non possiede tale natura. Questa pronuncia serve da monito per i contribuenti e i loro difensori a indirizzare correttamente le proprie azioni legali, evitando di disperdere energie e risorse in ricorsi destinati a essere dichiarati inammissibili.

È possibile impugnare una comunicazione di presa in carico?
Di norma, no. La Corte di Cassazione ha ribadito che si tratta di un atto meramente informativo, privo di forza cogente e quindi non autonomamente impugnabile secondo l’elenco degli atti previsti dalla legge processuale tributaria (art. 19 del d.lgs. 546/1992).

Esiste un caso in cui la comunicazione di presa in carico può essere impugnata?
Sì, l’impugnazione è ammessa solo se tale comunicazione rappresenta il primo atto con cui il contribuente viene a conoscenza del debito tributario, perché l’atto impositivo presupposto (es. avviso di accertamento) non gli è mai stato notificato. In questo caso, l’impugnazione è diretta contro il debito sottostante, di cui si è avuta notizia solo tramite la comunicazione.

Se l’atto impositivo originale è sospeso dal giudice, la successiva comunicazione di presa in carico è illegittima e quindi impugnabile?
No. La sentenza chiarisce che il fatto che l’atto presupposto sia sospeso non rende la comunicazione di presa in carico un atto impugnabile, poiché essa rimane un atto privo di autonoma lesività. L’interesse del contribuente è già tutelato dalla sospensione e dal giudizio pendente sull’atto principale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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