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Premi impegnativa: quando l’IVA non è detraibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 33418/2024, ha negato il diritto alla detrazione IVA per i cosiddetti ‘premi impegnativa’. La Corte ha stabilito che, in assenza di una prova chiara di un nesso diretto e immediato (sinallagmatico) tra il pagamento e una specifica prestazione di servizi, tali somme sono considerate mere erogazioni di denaro fuori campo IVA. L’onere di dimostrare tale collegamento ricade interamente sul contribuente che richiede la detrazione.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Premi impegnativa: la Cassazione nega la detrazione IVA

I premi impegnativa rappresentano una prassi commerciale diffusa, ma la loro qualificazione ai fini IVA è spesso fonte di contenzioso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: senza un legame diretto e provato con una specifica prestazione, questi premi esulano dal campo di applicazione dell’imposta e, di conseguenza, l’IVA non è detraibile. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: La Controversia sui Premi Impegnativa

Una società concessionaria di spazi pubblicitari si è vista recapitare diversi avvisi di accertamento dall’Agenzia delle Entrate. L’Amministrazione Finanziaria contestava la detrazione dell’IVA relativa a fatture ricevute da un’altra società, operante come centro media, per somme qualificate come “premi impegnativa“.

Secondo l’Agenzia, questi pagamenti non costituivano il corrispettivo per una prestazione di servizi chiaramente identificabile. Di conseguenza, l’operazione doveva considerarsi fuori campo IVA, rendendo l’imposta indicata in fattura indetraibile.

La Commissione Tributaria di primo grado aveva inizialmente dato ragione al contribuente. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale, in appello, ha riformato la decisione, accogliendo la tesi dell’Ufficio. La questione è quindi approdata dinanzi alla Corte di Cassazione, su ricorso della società contribuente.

La Decisione della Cassazione: Analisi dei Premi Impegnativa e Detrazione IVA

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del contribuente, confermando la decisione della CTR. Gli Ermellini hanno chiarito che, per stabilire se un’operazione sia soggetta a IVA, è indispensabile verificare l’esistenza di un rapporto giuridico di scambio, un “nesso sinallagmatico”, tra la prestazione e il compenso ricevuto.

In altre parole, il pagamento deve essere la controprestazione diretta di un servizio specifico e individualizzabile. Se questo legame manca, e il pagamento si configura come una mera erogazione di denaro per incentivare obiettivi commerciali generici, l’operazione non rientra nel campo di applicazione dell’IVA.

Le Motivazioni: Il Principio del Nesso Sinallagmatico

Il cuore della motivazione risiede nel principio consolidato, sia a livello nazionale che europeo, secondo cui la detraibilità dell’IVA è subordinata all’imponibilità dell’operazione a monte. L’imponibilità, a sua volta, richiede che esista un legame diretto e immediato tra il servizio fornito e il corrispettivo pagato.

Nel caso dei premi impegnativa in esame, la Corte ha osservato che il contribuente non è riuscito a fornire la prova di questo legame. Le fatture riportavano unicamente la dicitura generica “premi impegnativa”, senza specificare la natura delle prestazioni sottostanti. In assenza di prove contrattuali o di altro tipo che dimostrassero che tali somme remuneravano un servizio di mediazione o procacciamento d’affari, la Corte le ha qualificate come semplici erogazioni di denaro.

È stato sottolineato che l’onere di dimostrare la sussistenza dei presupposti per la detrazione IVA grava interamente sul contribuente. Non essendo stata fornita tale prova, la Corte ha concluso che le somme non potevano essere considerate corrispettivi per prestazioni di servizi, risultando quindi fuori dal campo IVA e rendendo l’imposta indetraibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Aziende

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici per le imprese. Per evitare contestazioni sulla detrazione IVA relativa a premi impegnativa, bonus o contributi, è cruciale che le aziende possano dimostrare in modo inequivocabile il nesso sinallagmatico tra il pagamento e il servizio ricevuto. Ciò significa:

1. Redigere contratti chiari: Stipulare accordi scritti che definiscano nel dettaglio le prestazioni di servizi a cui i premi sono collegati.
2. Emettere fatture dettagliate: Le fatture devono descrivere in modo analitico i servizi resi, evitando diciture generiche come “premi impegnativa” che non consentono di identificare la controprestazione.
3. Conservare la documentazione: Mantenere tutta la documentazione idonea a provare la natura e l’effettività della prestazione (corrispondenza, report, analisi di mercato, ecc.).

In definitiva, la corretta formalizzazione dei rapporti commerciali non è solo una questione di buona prassi, ma un requisito indispensabile per garantire la legittimità delle proprie scelte fiscali e il diritto alla detrazione dell’IVA.

I “premi impegnativa” sono sempre soggetti a IVA?
No. Secondo la Corte di Cassazione, i “premi impegnativa” sono soggetti a IVA solo se costituiscono il corrispettivo diretto per una prestazione di servizi specifica e individualizzabile. Se si configurano come mere erogazioni di denaro per il perseguimento di obiettivi generali, senza un legame sinallagmatico con un servizio, sono considerati fuori dal campo di applicazione dell’IVA.

Chi ha l’onere di provare la natura di un’operazione ai fini della detrazione IVA?
L’onere della prova grava interamente sul contribuente. È la parte che chiede di detrarre l’imposta a dover dimostrare l’esistenza di tutti i presupposti di legge, in particolare il collegamento diretto tra il costo sostenuto e una prestazione di servizi imponibile ai fini IVA.

Un contratto scritto è indispensabile per dimostrare il nesso tra prestazione e corrispettivo?
Sebbene la Corte affermi che la legge non richieda necessariamente un contratto scritto, la sua assenza rende molto più difficile per il contribuente fornire la prova del nesso sinallagmatico. In mancanza di un contratto e di fatture dettagliate, come nel caso di specie, diventa complesso dimostrare che un pagamento qualificato come “premio” sia in realtà il corrispettivo per un servizio specifico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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