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Potere istruttorio ufficioso: legittima la CTU esterna

Una società produttrice ricorre in Cassazione contro una sanzione per evasione di accise sull’energia elettrica, contestando l’acquisizione di una perizia (CTU) da un altro giudizio civile. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, affermando la legittimità del potere istruttorio ufficioso del giudice tributario. Tale potere consente di acquisire documenti esterni, come una CTU, non per sopperire a carenze probatorie della parte, ma per integrare gli elementi già agli atti e pervenire a una decisione fondata, nel rispetto del contraddittorio.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Potere Istruttorio Ufficoso: La Cassazione Ammette la CTU da un Altro Giudizio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cardine del processo tributario: il potere istruttorio ufficioso del giudice. Con la sentenza n. 22131 del 2024, i giudici di legittimità hanno stabilito che è legittima l’acquisizione di una consulenza tecnica d’ufficio (CTU), anche se proveniente da un diverso procedimento civile, qualora sia necessaria per integrare il quadro probatorio e consentire al giudice di formulare una decisione equa e motivata. La decisione chiarisce i confini di questo potere, inquadrandolo come uno strumento di ‘soccorso istruttorio’ e non come un mezzo per sopperire alle mancanze delle parti.

I Fatti del Caso: Manomissione del Contatore e Accertamento Fiscale

Il caso ha origine da un accertamento a carico di una società produttrice, a cui l’Agenzia fiscale aveva irrogato sanzioni per omesso versamento delle accise sull’energia elettrica. L’accertamento era scaturito dalla segnalazione del distributore di energia, che aveva riscontrato un malfunzionamento e una manomissione del contatore dello stabilimento aziendale. Tale anomalia avrebbe causato una significativa sotto-misurazione dei consumi effettivi per un periodo di oltre due anni.

La Commissione Tributaria Provinciale aveva parzialmente accolto il ricorso della società, riducendo le sanzioni. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale, in parziale riforma, aveva rideterminato l’imposta evasa e la relativa sanzione basandosi su una consulenza tecnica d’ufficio (CTU) acquisita dagli atti di un precedente giudizio civile tra la società e il fornitore di energia. Secondo i giudici d’appello, la CTU forniva elementi logici e convergenti che provavano, con elevata probabilità, la manomissione e la conseguente sotto-fatturazione dei consumi.

Il Ricorso in Cassazione e il Potere Istruttorio del Giudice

La società ha impugnato la decisione regionale davanti alla Corte di Cassazione, lamentando, tra i vari motivi, la nullità della sentenza per violazione delle norme processuali. In particolare, la ricorrente sosteneva che l’acquisizione della CTU dal processo civile fosse illegittima, in quanto avvenuta tramite un uso errato del potere istruttorio ufficioso previsto dall’art. 7 del d.lgs. 546/1992. Secondo la difesa, tale potere non poteva essere utilizzato per colmare le lacune probatorie dell’Agenzia fiscale, che aveva l’onere di provare la pretesa impositiva.

La Natura del Processo Tributario e il ruolo del Giudice

La Corte di Cassazione ha respinto questa tesi, offrendo un’importante lezione sulla natura del processo tributario e sui poteri del giudice. Il processo tributario è definito ‘misto acquisitivo-dispositivo’: ciò significa che, sebbene le parti abbiano l’onere di allegare i fatti e fornire le prove (principio dispositivo), il giudice dispone di un potere di ‘soccorso istruttorio’ per integrare gli elementi di giudizio già acquisiti, quando questi non siano sufficienti per una decisione ‘ragionevolmente motivata’.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Nel motivare il rigetto del ricorso, la Cassazione ha chiarito che il potere istruttorio ufficioso non serve a supplire alla totale inerzia probatoria di una parte, ma a garantire il giusto processo e la parità delle armi, specialmente in un contesto dove l’amministrazione finanziaria ha poteri autoritativi. L’acquisizione della CTU non è stata un’azione per ‘salvare’ l’Agenzia fiscale dal mancato assolvimento del suo onere probatorio, ma una funzione integrativa. I giudici di merito avevano ritenuto gli elementi già in atti (come i verbali di verifica) non pienamente sufficienti a risolvere una questione tecnicamente complessa, e hanno quindi correttamente esercitato la facoltà di acquisire un documento decisivo come la perizia tecnica.

Inoltre, la Corte ha sottolineato che il principio del contraddittorio era stato pienamente rispettato: la società aveva avuto ampia possibilità di contestare le risultanze della CTU nel corso del giudizio d’appello. La Cassazione ha anche rigettato gli altri motivi di ricorso, qualificandoli come tentativi inammissibili di ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa nel giudizio di legittimità. Infine, è stato ribadito che il processo tributario non si limita a giudicare la legittimità dell’atto impugnato, ma riguarda il rapporto tributario nel suo complesso. Pertanto, il giudice, anche di fronte a un calcolo errato da parte dell’Agenzia, non deve limitarsi ad annullare l’atto, ma deve, se possibile, rideterminare la pretesa corretta, esercitando i propri poteri estimativi e sostitutivi.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida un orientamento fondamentale per la giustizia tributaria. Il giudice non è un mero spettatore passivo, ma un soggetto attivo che può e deve utilizzare il potere istruttorio ufficioso per raggiungere una decisione giusta e basata su un accertamento completo dei fatti. L’acquisizione di prove tecniche da altri procedimenti è uno strumento valido, a condizione che serva a integrare e non a sostituire l’onere probatorio delle parti e che sia garantito il diritto di difesa. Questa pronuncia rafforza l’idea di un processo tributario volto alla ricerca della verità sostanziale, piuttosto che a una mera verifica formale della legittimità degli atti.

Può un giudice tributario utilizzare una perizia (CTU) proveniente da un altro processo civile per decidere una causa fiscale?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il giudice tributario può esercitare il proprio potere istruttorio ufficioso per acquisire documenti, inclusa una CTU da un altro giudizio, se ciò è necessario per integrare gli elementi di prova già agli atti e pervenire a una decisione ragionevolmente motivata.

L’acquisizione d’ufficio di un documento da parte del giudice viola il principio che ogni parte deve provare i propri assunti (onere della prova)?
No, secondo la Corte, l’esercizio del potere istruttorio ufficioso non viola tale principio quando funge da ‘soccorso istruttorio’. Non deve supplire a una totale carenza probatoria della parte onerata, ma può integrare le prove esistenti per consentire al giudice di decidere, garantendo comunque il pieno rispetto del contraddittorio tra le parti.

Cosa succede se l’accertamento fiscale è basato su un calcolo impreciso? Il giudice deve annullare l’intero atto?
No, il processo tributario ha per oggetto il rapporto sostanziale tra contribuente e fisco, non solo la legittimità formale dell’atto. Pertanto, il giudice non deve limitarsi ad annullare l’atto, ma, esercitando i propri poteri estimativi e sostitutivi, deve rideterminare l’importo effettivamente dovuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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