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Plusvalenza terreni rivalutati: cosa succede se vendi?

Una contribuente vende un terreno a un prezzo inferiore a quello di rivalutazione. L’Agenzia delle Entrate contesta la plusvalenza basandosi sul costo storico, sostenendo la decadenza dal beneficio. La Cassazione accoglie il ricorso della contribuente, stabilendo che la vendita a un prezzo inferiore non annulla gli effetti della rivalutazione. La plusvalenza su terreni rivalutati si calcola sempre partendo dal valore di perizia, escludendo così l’imponibilità nel caso specifico.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Plusvalenza terreni rivalutati: la vendita a prezzo inferiore non fa perdere il beneficio

La gestione della plusvalenza su terreni rivalutati è un tema cruciale per chi investe nel settore immobiliare. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale: vendere un terreno a un prezzo inferiore a quello di perizia non comporta la perdita del beneficio fiscale ottenuto con la rivalutazione. Vediamo nel dettaglio i fatti e le conclusioni della Corte.

I Fatti del Caso

Una contribuente aveva ricevuto in successione dei terreni. Avvalendosi della normativa di favore (Legge 448/2001), aveva provveduto a rivalutare il valore di tali aree edificabili, pagando la relativa imposta sostitutiva. Successivamente, nel 2009, aveva venduto una parte di questi terreni a un prezzo di 300.000 euro, importo però inferiore al valore rideterminato tramite la perizia giurata.

L’Agenzia delle Entrate, a seguito di un controllo, ha emesso un avviso di accertamento. Secondo l’Ufficio, la vendita a un prezzo più basso di quello di rivalutazione avrebbe causato la “decadenza” dal beneficio. Di conseguenza, l’Agenzia ha ricalcolato la plusvalenza tassabile basandosi sul costo di acquisto originario (storico) del terreno, anziché sul valore rivalutato, accertando una maggiore imposta IRPEF per quasi 278.000 euro.

Il caso è passato attraverso i vari gradi di giudizio: la Commissione Tributaria Provinciale ha dato ragione alla contribuente, mentre la Commissione Tributaria Regionale ha ribaltato la decisione, accogliendo parzialmente le tesi dell’Agenzia. La questione è così giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

La questione della plusvalenza su terreni rivalutati e la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha accolto il ricorso della contribuente, cassando la sentenza della Commissione Regionale. Il principio affermato è netto: la normativa sulla rivalutazione dei terreni non prevede alcuna decadenza dal beneficio nel caso in cui il bene venga successivamente venduto a un prezzo inferiore a quello di perizia.

Il cuore della questione risiede nell’interpretazione dell’articolo 7 della Legge n. 448/2001. Questa norma stabilisce che il valore rideterminato tramite perizia e versamento dell’imposta sostitutiva diventa il nuovo “valore normale minimo” di riferimento ai fini delle imposte sui redditi. Non stabilisce, però, che la vendita a un prezzo inferiore a tale valore annulli l’intera operazione di rivalutazione.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su un orientamento ormai consolidato, espresso in precedenza dalle Sezioni Unite (sentenze nn. 2321 e 2322 del 2020). I giudici hanno chiarito i seguenti punti:

1. Nessuna Norma sulla Decadenza: Non esiste alcuna disposizione di legge che colleghi la vendita a un prezzo inferiore alla perdita del beneficio della rivalutazione. Imporre una tale conseguenza sarebbe un’interpretazione non supportata dal testo normativo.
2. Il Valore Rivalutato è il Nuovo Punto di Partenza: Una volta che il contribuente ha perfezionato la procedura di rivalutazione (perizia giurata e pagamento dell’imposta sostitutiva), il valore rideterminato sostituisce a tutti gli effetti il costo storico del bene. Questo nuovo valore diventa la base su cui calcolare l’eventuale futura plusvalenza.
3. Il Calcolo della Plusvalenza: La plusvalenza tassabile si calcola come differenza tra il prezzo di vendita e il valore rivalutato. Se il prezzo di vendita è inferiore o uguale al valore di perizia, la plusvalenza è pari a zero (o negativa) e, quindi, non c’è alcun reddito da tassare.

In sostanza, la possibilità di avvalersi della rivalutazione non è subordinata al prezzo di vendita futuro. Il legislatore ha voluto offrire uno strumento per “affrancare” la plusvalenza latente fino a quel momento, non per vincolare il contribuente a vendere a un prezzo minimo predeterminato.

Le Conclusioni

Questa pronuncia consolida un principio di certezza del diritto fondamentale per i contribuenti. Chi effettua una rivalutazione di un terreno o di una partecipazione può contare sul fatto che quel valore rideterminato sarà la base per i futuri calcoli fiscali, indipendentemente dalle fluttuazioni del mercato immobiliare. La vendita a un prezzo inferiore, magari a causa di una congiuntura economica sfavorevole, non esporrà il venditore al rischio di vedersi ricalcolare la tassazione sul vecchio valore storico, con conseguenze economiche potenzialmente disastrose. La plusvalenza su terreni rivalutati viene quindi calcolata in modo chiaro: dal prezzo di vendita si sottrae il valore di perizia, e solo se il risultato è positivo si genera materia imponibile.

Se rivaluto un terreno e poi lo vendo a un prezzo inferiore a quello della perizia, perdo il beneficio fiscale?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la vendita a un prezzo inferiore rispetto al valore rideterminato con perizia non determina la decadenza del contribuente dal beneficio fiscale correlato al versamento dell’imposta sostitutiva.

Come si calcola la plusvalenza se il prezzo di vendita è più basso del valore rivalutato?
La plusvalenza si calcola sempre confrontando il corrispettivo della vendita con il valore rideterminato in sede di perizia. Se il prezzo di vendita è inferiore a tale valore, la plusvalenza è pari a zero o negativa, e quindi non c’è alcun reddito da tassare.

L’Agenzia delle Entrate può ignorare la rivalutazione e usare il costo storico se il prezzo di vendita è più basso?
No. Una volta perfezionata la procedura di rivalutazione, il valore rideterminato sostituisce quello storico. L’Amministrazione finanziaria non ha la possibilità di accertare la plusvalenza secondo il valore storico del bene, ma deve attenersi al valore di perizia come nuovo costo fiscale di riferimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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