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Plusvalenza terreni: quando è tassabile un’area?

Una contribuente ha venduto un terreno con destinazione parzialmente agricola. L’Agenzia delle Entrate ha tassato la plusvalenza, considerandolo interamente edificabile. La Corte di Cassazione ha stabilito che, ai fini della tassazione della plusvalenza terreni, è necessario verificare concretamente la potenzialità edificatoria di ogni singola particella, anche se minima o strumentale all’uso agricolo. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame più dettagliato, distinguendo le aree con diritti edificatori privati da quelle che ne sono prive.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Plusvalenza Terreni: La Cassazione definisce quando un’area è edificabile

La tassazione della plusvalenza terreni rappresenta un tema complesso, al confine tra diritto urbanistico e fiscale. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione, la n. 6421/2024, offre chiarimenti fondamentali su quando un terreno debba considerarsi ‘edificabile’ ai fini fiscali, anche se la sua destinazione urbanistica è agricola o soggetta a vincoli. Questa pronuncia è cruciale per chiunque si trovi a vendere un terreno, poiché delinea i confini della base imponibile.

I Fatti di Causa: La Cessione del Terreno e l’Accertamento Fiscale

Il caso ha origine dalla vendita di un vasto compendio di terreni nel Comune di Fasano. A seguito della cessione, l’Agenzia delle Entrate notificava alla venditrice un avviso di accertamento, contestando un maggior reddito derivante dalla plusvalenza generata. Secondo l’Ufficio, i terreni avevano una vocazione edificatoria che giustificava una tassazione separata sull’incremento di valore, calcolato in oltre 500.000 euro.

La contribuente si opponeva, sostenendo che i terreni fossero privi di capacità edificatoria secondo lo strumento urbanistico vigente, essendo in gran parte destinati a uso agricolo.

Il Contenzioso nei Gradi di Merito

Il ricorso della contribuente veniva respinto in primo grado. In appello, la Commissione Tributaria Regionale accoglieva parzialmente le sue ragioni, limitandosi a disapplicare le sanzioni ma confermando la pretesa fiscale sulla plusvalenza. La contribuente, insoddisfatta, proponeva ricorso per cassazione, lamentando la violazione delle norme che definiscono la nozione di area edificabile ai fini della tassabilità della plusvalenza.

La Decisione della Cassazione sulla plusvalenza terreni

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della contribuente, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un nuovo esame. Il cuore della decisione risiede nella corretta interpretazione del concetto di ‘area edificabile’ in ambito fiscale, che non coincide perfettamente con quello urbanistico.

La Distinzione tra ‘Ius Aedificandi’ e ‘Ius Valutandi’

La Corte ribadisce un principio consolidato: ai fini fiscali, la nozione di edificabilità è più ampia. Non è necessario possedere il cosiddetto ius aedificandi (il diritto concreto e attuale di costruire, che sorge solo al termine di tutte le procedure autorizzative). È invece sufficiente la mera aspettativa di edificabilità, il cosiddetto ius valutandi, che nasce già con l’adozione dello strumento urbanistico generale da parte del Comune, anche prima dell’approvazione regionale. Questo perché l’adozione del piano è sufficiente a determinare un incremento del valore economico del suolo.

Il Principio di Diritto sulla tassabilità della plusvalenza terreni

La Cassazione ha enunciato un principio di diritto chiaro: sono soggette a tassazione le plusvalenze che derivano da qualsiasi utilizzazione edificatoria del suolo. Ciò include anche l'”utilizzazione edificatoria meramente strumentale alla destinazione agricola dei terreni” (ad esempio, la costruzione di stalle, depositi o case coloniche). L’edificabilità non è limitata alla sola edilizia residenziale.

Sono escluse dalla tassazione solo due casistiche:
1. Quando l’edificabilità è consentita esclusivamente alla pubblica amministrazione per realizzare opere pubbliche.
2. Quando sull’area grava un vincolo di inedificabilità assoluta (es. fasce di rispetto stradale o ferroviario).

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda sull’errore commesso dal giudice d’appello, il quale ha avallato l’approccio indiscriminato dell’Agenzia delle Entrate. La Corte regionale, infatti, non ha verificato in concreto l’effettiva edificabilità delle diverse particelle che componevano il compendio venduto. Il piano regolatore di Fasano classificava i terreni in varie zone: agricole (con possibilità di interventi edilizi a servizio dell’agricoltura), per servizi pubblici, a verde, per parcheggi, ecc.

Il giudice di merito avrebbe dovuto analizzare ciascuna particella per:
– Verificare, per le aree agricole, quale fosse la reale possibilità di costruzione consentita ai privati.
– Distinguere le aree effettivamente edificabili da quelle soggette a vincoli di rispetto o destinate a opere pubbliche, che sono fiscalmente irrilevanti.

Limitarsi a considerare l’intero compendio come edificabile sulla base della sua generica inclusione nel piano regolatore è stato un errore di diritto. La tassazione deve essere ancorata alla specifica e concreta potenzialità edificatoria di cui il privato può effettivamente disporre.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. Per determinare la tassabilità della plusvalenza terreni, non è sufficiente una classificazione generica dell’area. È indispensabile un’analisi dettagliata e puntuale dello strumento urbanistico per capire quali interventi edilizi siano effettivamente consentiti al privato su ogni singola porzione di terreno. Anche un’area agricola può generare una plusvalenza tassabile se il piano regolatore consente la costruzione di manufatti, seppure a servizio dell’attività agricola. La decisione della Cassazione impone quindi un approccio analitico e rigoroso, sia per i contribuenti che per l’Amministrazione finanziaria, al fine di evitare accertamenti fiscali errati.

Un terreno agricolo può generare una plusvalenza tassabile?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, anche un terreno qualificato come agricolo dallo strumento urbanistico può generare una plusvalenza tassabile se su di esso è consentita qualsiasi forma di costruzione, anche se solo strumentale all’attività agricola (es. stalle, case coloniche, depositi).

Per considerare un terreno edificabile ai fini fiscali, il piano regolatore deve essere approvato?
No. È sufficiente che lo strumento urbanistico generale (es. Piano Regolatore Generale) sia stato adottato dal Comune. L’adozione è l’atto che conferisce al terreno una potenziale vocazione edificatoria, sufficiente a farne aumentare il valore e a renderlo rilevante ai fini fiscali, indipendentemente dalla successiva approvazione regionale o dall’adozione di piani attuativi.

I vincoli di destinazione a verde pubblico o a servizi escludono la tassabilità della plusvalenza?
Dipende. Se l’edificabilità sull’area è riservata esclusivamente alla pubblica amministrazione per la realizzazione di opere e servizi, l’area non è da considerarsi edificatoria per il privato e la plusvalenza non è tassabile. Se, invece, anche su queste aree sono consentiti interventi, seppur limitati, da parte dei privati, la plusvalenza è tassabile in proporzione alla concreta potenzialità edificatoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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