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Plusvalenza sopraelevazione: quando è tassabile?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 32255/2024, ha stabilito che la vendita di un immobile con autorizzazione alla sopraelevazione non genera una plusvalenza tassabile come cessione di area edificabile. La plusvalenza sopraelevazione è esclusa se l’immobile è un fabbricato posseduto da oltre cinque anni, poiché la transazione non può essere riqualificata come vendita di terreno.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Plusvalenza da Sopraelevazione: la Cassazione Fa Chiarezza sulla Tassabilità

La vendita di un immobile che possiede un potenziale di ampliamento, come un’autorizzazione alla sopraelevazione, solleva spesso dubbi fiscali. La domanda centrale è: il guadagno realizzato deve essere tassato come se si vendesse un’area edificabile? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un’interpretazione chiara, stabilendo un principio fondamentale per la tassabilità della plusvalenza sopraelevazione. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I Fatti del Caso: La Vendita di un Immobile con Potenziale Edificatorio

Una contribuente vendeva un appartamento di sua proprietà da oltre cinque anni. Poco prima della vendita, aveva stipulato con il Comune una convenzione urbanistica che autorizzava una sopraelevazione, ovvero la possibilità di costruire un ulteriore volume sull’edificio esistente. L’Agenzia delle Entrate, ritenendo che questa possibilità trasformasse la natura della vendita, notificava alla contribuente un avviso di accertamento per omessa dichiarazione di plusvalenza. Secondo l’Amministrazione finanziaria, l’operazione non andava considerata come la vendita di un fabbricato (esente da tassazione dopo 5 anni), ma come la cessione di un’area suscettibile di utilizzazione edificatoria, la cui plusvalenza è sempre tassabile ai sensi dell’art. 67, lett. b) del TUIR.

La Controversia Fiscale sulla Plusvalenza Sopraelevazione

Il caso ha attraversato i vari gradi di giudizio con esiti opposti. In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale dava ragione alla contribuente, affermando che si trattava della vendita di un fabbricato e non di un’area. La Commissione Tributaria Regionale, in appello, ribaltava la decisione, accogliendo la tesi dell’Agenzia delle Entrate. Secondo i giudici di secondo grado, la convenzione con il Comune per l’incremento di cubatura aveva di fatto trasformato la cessione in una vendita di area edificabile, rendendo la plusvalenza imponibile. La contribuente decideva quindi di ricorrere in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione: la Distinzione tra Edificio e Area Edificabile

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della contribuente, cassando la sentenza d’appello e annullando l’atto impositivo. I giudici supremi hanno ribadito un orientamento consolidato, basato sulla netta distinzione tra la cessione di un ‘fabbricato’ e quella di un ‘terreno edificabile’. L’alternativa tra ‘edificato’ e ‘non edificato’, ai fini fiscali, non ammette una terza via (il cosiddetto ‘tertium genus’).

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che la tassazione della plusvalenza derivante dalla cessione di terreni edificabili mira a colpire un arricchimento che non deriva da un’attività produttiva del proprietario, ma dalla destinazione urbanistica impressa dalla pianificazione pubblica. Questa logica non si applica alla vendita di un edificio già esistente. Anche quando un fabbricato possiede una capacità edificatoria residua o potenziale, come nel caso di una possibile sopraelevazione o demolizione e ricostruzione con aumento di volume, l’oggetto della compravendita rimane il fabbricato stesso e non il terreno sottostante. L’Amministrazione finanziaria non ha il potere di riqualificare la natura della transazione basandosi sull’intenzione delle parti o sulle potenzialità future dell’immobile. La valutazione deve attenersi al contenuto testuale e alla natura giuridica dell’atto di vendita, che in questo caso riguardava un edificio.

Le conclusioni

La Cassazione ha enunciato un chiaro principio di diritto: la compravendita di un fabbricato per il quale è stata stipulata una convenzione per la sua sopraelevazione non può essere riqualificata come vendita di un’area edificabile. Di conseguenza, se il fabbricato è posseduto da oltre cinque anni, la plusvalenza realizzata non è tassabile. Questa pronuncia offre certezza giuridica ai proprietari di immobili, confermando che il regime fiscale applicabile è quello previsto per gli edifici e non quello, più oneroso, destinato alle aree edificabili.

La vendita di un edificio con un’autorizzazione alla sopraelevazione è tassabile come vendita di area edificabile?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la vendita rimane quella di un ‘fabbricato’. Non può essere riqualificata come vendita di ‘area edificabile’ solo perché esiste la possibilità di aumentare la volumetria.

La plusvalenza generata dalla vendita di un immobile posseduto da più di cinque anni è tassabile se c’è un piano di recupero che permette di costruire di più?
No, la plusvalenza non è tassabile in questo caso. La tassazione delle plusvalenze immobiliari prevista dall’art. 67, lett. b) del TUIR si applica alle aree edificabili, non ai fabbricati posseduti da oltre un quinquennio, anche se questi hanno una capacità edificatoria residua.

L’Amministrazione finanziaria può considerare l’intenzione delle parti di demolire e ricostruire per tassare la vendita di un edificio come se fosse un’area?
No. La sentenza chiarisce che l’ente impositore non può riqualificare un atto basandosi sull’intenzione delle parti o sul potenziale futuro dell’immobile. La valutazione fiscale deve limitarsi alla natura giuridica del bene trasferito al momento della vendita, che in questo caso è un edificio già esistente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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