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Plusvalenza principio di competenza: quando si paga?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6327/2025, ha stabilito che la tassazione della plusvalenza derivante dalla cessione d’azienda segue il principio di competenza, non quello di cassa. Di conseguenza, l’imposta è dovuta sull’intero corrispettivo pattuito nell’anno in cui avviene la cessione, indipendentemente dal suo effettivo incasso. L’eventuale mancato pagamento da parte dell’acquirente costituisce un evento separato, che potrà generare una perdita deducibile in un periodo d’imposta successivo.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Plusvalenza principio di competenza: quando si paga la tassa anche se non si incassa

La vendita di un’azienda è un’operazione complessa con importanti risvolti fiscali. Una delle questioni più dibattute riguarda il momento in cui la plusvalenza generata dalla cessione diventa imponibile. La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale: per la plusvalenza il principio di competenza è l’unico criterio applicabile, anche se il venditore non ha ancora incassato l’intero prezzo. Questo significa che le tasse vanno pagate subito, nell’anno della vendita.

I Fatti del Caso: Cessione d’Azienda e Incasso Parziale

Un imprenditore cedeva la propria attività, pattuendo un determinato prezzo. Tuttavia, riusciva a incassare solo una parte della somma, poiché il resto, rappresentato da effetti bancari, non veniva onorato dall’acquirente. Di fronte alla richiesta di pagamento dell’imposta sostitutiva sull’intera plusvalenza calcolata sul prezzo pattuito, il contribuente si opponeva, sostenendo di dover pagare le tasse solo sulla cifra effettivamente ricevuta.

Inizialmente, la Commissione Tributaria Regionale (C.T.R.) aveva dato ragione all’imprenditore, rideterminando la plusvalenza imponibile in base al solo importo incassato. La C.T.R. aveva applicato, di fatto, un principio di cassa, motivando la sua decisione con l’impossibilità per il contribuente di beneficiare successivamente di una minusvalenza per il mancato pagamento.

La Decisione della Corte: Il Principio di Competenza sulla Plusvalenza è Inderogabile

L’Agenzia delle Entrate ha impugnato la decisione della C.T.R., portando il caso davanti alla Corte di Cassazione. I giudici supremi hanno accolto il ricorso dell’Agenzia, cassando la sentenza e affermando un principio cardine del diritto tributario d’impresa.

La Corte ha chiarito che, ai sensi degli artt. 86 e 109 del T.U.I.R., la plusvalenza derivante dalla cessione d’azienda si considera fiscalmente realizzata nel momento in cui l’atto di cessione viene stipulato. È in quel momento che il diritto al corrispettivo sorge giuridicamente, rendendo il componente di reddito certo e determinato. Pertanto, l’imposta va calcolata e versata con riferimento a quel periodo d’imposta, indipendentemente dal fatto che il pagamento sia stato differito o, come nel caso in esame, parzialmente mancato.

La Distinzione tra Guadagno e Perdita

La Cassazione ha sottolineato che la realizzazione della plusvalenza e il successivo mancato incasso del prezzo sono due eventi fiscalmente autonomi e distinti, che si collocano in periodi d’imposta diversi.
1. Guadagno (Plusvalenza): Si realizza nell’anno della stipula del contratto di cessione e va dichiarato interamente in quel periodo.
2. Perdita (su crediti): Emerge in un momento successivo, quando diventa certo e definitivo che il credito verso l’acquirente non sarà onorato (ad esempio, a seguito di un fallimento o di infruttuose azioni legali). Tale perdita potrà essere dedotta dal reddito in quel successivo periodo d’imposta.

Il contribuente non può, a sua discrezione, decidere di applicare il principio di cassa e tassare solo ciò che ha incassato, violando la regola inderogabile della competenza.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano sulla rigida applicazione del principio di competenza per i redditi d’impresa. Questo principio garantisce che i componenti positivi e negativi di reddito siano imputati all’esercizio in cui maturano giuridicamente, non quando si manifestano finanziariamente. La stipulazione del contratto di cessione d’azienda rende il ricavo certo nell’ammontare e nell’esistenza, facendo scattare l’obbligo dichiarativo sull’intera somma pattuita. Eventuali vicende successive, come l’inadempimento del compratore, non modificano la tassazione del periodo in cui la plusvalenza si è generata, ma possono dar luogo a un componente negativo di reddito (una perdita su crediti) da far valere fiscalmente in un secondo momento, quando se ne verificheranno i presupposti di legge.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un concetto cruciale per chiunque venda un’azienda: la pianificazione fiscale è essenziale. L’imposta sulla plusvalenza è dovuta immediatamente sull’intero valore pattuito, anche se l’incasso è posticipato o a rischio. Il venditore deve quindi essere consapevole che dovrà anticipare il carico fiscale, potendo recuperare l’imposta pagata sulla parte non incassata solo in un futuro esercizio, deducendo la relativa perdita. Questa decisione rafforza la certezza del diritto e l’applicazione rigorosa dei principi contabili e fiscali, imponendo agli imprenditori una valutazione attenta non solo del prezzo di vendita, ma anche della solvibilità dell’acquirente.

Quando si deve dichiarare la plusvalenza derivante dalla cessione di un’azienda?
La plusvalenza deve essere dichiarata nel periodo d’imposta in cui viene stipulato l’atto di cessione, poiché è in quel momento che si considera giuridicamente realizzata, secondo il principio di competenza.

Se il prezzo della cessione non viene interamente incassato, l’imposta sulla plusvalenza va calcolata solo sulla somma ricevuta?
No. La sentenza chiarisce che l’imposta va calcolata sull’intero corrispettivo pattuito nel contratto, indipendentemente dall’effettivo incasso. Il principio applicabile è quello di competenza, non quello di cassa.

Cosa può fare il venditore se non incassa l’intero prezzo di vendita dell’azienda?
Il mancato incasso del prezzo genera un credito che, qualora diventi inesigibile in modo definitivo, può essere considerato una perdita su crediti. Tale perdita potrà essere dedotta dal reddito in un periodo d’imposta successivo a quello in cui è stata dichiarata la plusvalenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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