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Plusvalenza immobiliare e usufrutto: la decisione

La Corte di Cassazione ha chiarito che la vendita di un immobile, avvenuta entro cinque anni dal consolidamento della piena proprietà (acquisto dell’usufrutto dopo aver ereditato la nuda proprietà), genera una plusvalenza immobiliare tassabile. Il quinquennio per la presunzione di intento speculativo decorre dalla data dell’ultimo acquisto che ha determinato la piena proprietà, ovvero l’acquisto del diritto di usufrutto.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Plusvalenza immobiliare e usufrutto: quando la vendita è tassabile

La vendita di un immobile acquistato in più fasi, prima la nuda proprietà e poi l’usufrutto, può nascondere insidie fiscali. La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha chiarito un punto fondamentale riguardo la plusvalenza immobiliare generata da tali operazioni. Se la vendita avviene entro cinque anni dal consolidamento della piena proprietà, scatta la tassazione, indipendentemente dalle intenzioni reali del venditore. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: dall’Eredità alla Vendita Speculativa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda due contribuenti che avevano ereditato la nuda proprietà di un fabbricato dalla madre. Successivamente, avevano acquistato a titolo oneroso il diritto di usufrutto dalla nonna, realizzando così il consolidamento della piena proprietà. L’anno seguente a questo acquisto, e quindi ben entro il limite dei cinque anni, le sorelle vendevano l’immobile.

L’Agenzia delle Entrate, ritenendo l’operazione speculativa, emetteva due avvisi di accertamento per tassare la plusvalenza immobiliare realizzata, ai sensi dell’art. 67 del TUIR. Secondo il Fisco, il termine di cinque anni andava calcolato dalla data di acquisto dell’usufrutto, momento in cui le contribuenti avevano acquisito la piena disponibilità del bene.

I giudici di primo e secondo grado avevano dato ragione alle contribuenti, annullando gli atti impositivi. La questione è quindi giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

La Questione Giuridica sulla Plusvalenza Immobiliare

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’articolo 67, comma 1, lettera b) del TUIR. Questa norma prevede la tassazione delle plusvalenze realizzate mediante cessione a titolo oneroso di beni immobili acquistati o costruiti da non più di cinque anni. La legge stabilisce una presunzione assoluta di scopo speculativo per le vendite che avvengono entro questo arco temporale.

Il punto cruciale era stabilire se, in caso di acquisto scaglionato dei diritti reali (prima nuda proprietà e poi usufrutto), il quinquennio decorresse dal primo acquisto (l’eredità) o dal secondo (l’acquisto dell’usufrutto) che ha portato al consolidamento della piena proprietà.

La Posizione delle Corti di Merito

La Commissione Tributaria Regionale aveva ritenuto illegittimo l’operato dell’Ufficio, sostenendo che la ratio legis fosse quella di tassare l’incremento di valore tra acquisto e vendita, e che l’amministrazione non potesse modificare i parametri di calcolo a suo piacimento. In sostanza, per i giudici di merito, l’operazione non rientrava nella fattispecie della plusvalenza immobiliare tassabile.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ribaltato completamente il verdetto, accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate. I giudici hanno affermato principi chiari e rigorosi in materia. La Corte ha stabilito che la cessione di un diritto reale di godimento a titolo oneroso, come l’usufrutto, genera di per sé una potenziale plusvalenza immobiliare tassabile. L’articolo 67 del TUIR, infatti, pone una presunzione assoluta di speculazione per le vendite infraquinquennali, rendendo irrilevanti i motivi, espliciti o taciti, che hanno spinto il contribuente a vendere.

Il momento decisivo, secondo la Corte, è quello del consolidamento della proprietà. L’acquisto dell’usufrutto da parte delle nude proprietarie ha costituito un nuovo atto di acquisto che ha perfezionato il diritto dominicale pieno. È da questa data che deve essere calcolato il quinquennio. Poiché la vendita è avvenuta l’anno successivo al consolidamento, essa rientra a pieno titolo nell’ambito di applicazione della norma.

La Corte ha sottolineato che oggetto del trasferimento non era il solo diritto di usufrutto, ma il diritto di proprietà pieno, ormai consolidatosi in capo alle venditrici. Di conseguenza, la Commissione Tributaria Regionale ha errato nel non considerare che il presupposto per la tassazione (la vendita entro cinque anni dall’acquisto) si era pienamente verificato con riferimento all’acquisto del diritto che ha completato la proprietà.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Cassazione stabilisce un principio fondamentale per chi acquista un immobile in più fasi. Il termine di cinque anni, che funge da spartiacque per la tassazione della plusvalenza immobiliare, decorre dall’ultimo atto di acquisto che consolida la piena proprietà. Chi eredita una nuda proprietà e successivamente acquista l’usufrutto deve essere consapevole che, se vende l’immobile entro cinque anni da quest’ultimo acquisto, il guadagno sarà soggetto a tassazione come reddito diverso.

Questa sentenza rafforza la presunzione di intento speculativo voluta dal legislatore, rendendo di fatto automatica la tassazione per le vendite immobiliari a breve termine, anche quando la proprietà viene assemblata nel tempo attraverso atti giuridici distinti.

La vendita di un immobile dopo aver riunito nuda proprietà e usufrutto genera una plusvalenza immobiliare tassabile?
Sì, la vendita genera una plusvalenza tassabile se avviene entro cinque anni dal momento in cui la proprietà è stata consolidata, ovvero dalla data di acquisto del diritto di usufrutto, poiché la legge presume un intento speculativo in tale operazione.

Da quale momento decorrono i cinque anni per il calcolo della plusvalenza in caso di acquisto separato di nuda proprietà e usufrutto?
Il quinquennio decorre dalla data dell’atto di acquisto più recente che ha determinato il consolidamento della piena proprietà. Nel caso specifico, il termine inizia a decorrere dalla data di acquisto oneroso del diritto di usufrutto, e non dalla precedente acquisizione della nuda proprietà per successione.

L’intenzione reale del venditore è rilevante per la tassazione della plusvalenza?
No. La Corte di Cassazione ha confermato che l’articolo 67 del TUIR stabilisce una presunzione assoluta e non relativa dello scopo speculativo per le cessioni di immobili effettuate entro cinque anni dall’acquisto. Pertanto, i motivi personali o le intenzioni effettive del contribuente sono del tutto irrilevanti ai fini dell’applicazione dell’imposta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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