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Plusvalenza immobili: come si calcola il prezzo?

Un contribuente ha venduto due immobili acquistati in un blocco di sei unità a corpo, senza un prezzo specifico per ciascuno. L’Agenzia delle Entrate ha accertato una plusvalenza immobili utilizzando i valori catastali per ripartire il costo di acquisto totale. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11676/2025, ha ritenuto legittimo questo metodo, confermando che in assenza di prove contrarie fornite dal contribuente, l’amministrazione può ricorrere a criteri presuntivi come quello catastale per determinare il prezzo di acquisto delle singole unità vendute.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Plusvalenza Immobili e Acquisto a Corpo: La Cassazione Chiarisce il Calcolo

La determinazione della plusvalenza immobili rappresenta un tema cruciale nel diritto tributario, specialmente quando la cessione avviene entro cinque anni dall’acquisto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 11676/2025) ha fornito importanti chiarimenti su come calcolare il costo di acquisto quando un immobile viene comprato non singolarmente, ma come parte di un blocco di più unità per un prezzo complessivo e non specificato per ogni singola unità. La decisione analizza la legittimità dell’operato dell’Agenzia delle Entrate che, in tale scenario, ha utilizzato il valore catastale come criterio per ripartire il costo.

I Fatti del Caso: La Cessione Infraquinquennale e l’Accertamento Fiscale

Un contribuente aveva acquistato un compendio immobiliare composto da sei unità per un prezzo complessivo di 187.000,00 euro. Successivamente, e prima che fossero trascorsi cinque anni, ne vendeva due per un corrispettivo di 180.000,00 euro. Non avendo dichiarato alcuna plusvalenza, l’Agenzia delle Entrate emetteva un avviso di accertamento, calcolando l’imponibile sulla base di un costo di acquisto delle due unità vendute determinato tramite il riferimento ai valori catastali.

Mentre la Commissione Tributaria Provinciale accoglieva il ricorso del contribuente, ritenendo illegittimo l’uso di un valore stimato, la Commissione Tributaria Regionale ribaltava la decisione. Secondo i giudici d’appello, in assenza di una dichiarazione e di un prezzo di acquisto specifico indicato dal contribuente, l’Agenzia aveva legittimamente fatto riferimento ai valori catastali per stabilire il costo iniziale delle singole unità.

L’Analisi della Corte: Come si Determina la Plusvalenza Immobili?

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del contribuente, confermando la validità della sentenza di secondo grado. L’analisi della Corte si è concentrata su diversi aspetti cruciali.

Il Criterio del Valore Catastale per Ripartire il Costo

Il punto centrale della controversia era se l’Agenzia potesse utilizzare il valore catastale per determinare il prezzo di acquisto ai fini del calcolo della plusvalenza immobili. La Cassazione ha chiarito che l’amministrazione finanziaria non ha sostituito il prezzo di acquisto con il valore catastale. Piuttosto, ha utilizzato quest’ultimo come un criterio logico per ripartire il prezzo di acquisto complessivo tra le varie unità immobiliari compravendute.

La Corte ha sottolineato che l’avviso di accertamento specificava come il prezzo d’acquisto fosse stato determinato attribuendo a ciascuna unità un valore pari alla rendita catastale moltiplicata per i coefficienti di legge. Questo metodo, in assenza di una diversa indicazione nell’atto di acquisto o di una prova contraria fornita dal contribuente, è stato considerato un accertamento in fatto corretto e non una violazione di legge.

Inammissibilità degli Altri Motivi di Ricorso

I giudici hanno dichiarato inammissibili gli altri motivi di ricorso. La presunta violazione del principio di capacità contributiva (art. 53 Cost.) è stata respinta perché le norme costituzionali non possono essere invocate direttamente come motivo di ricorso per cassazione quando la materia è già disciplinata da leggi ordinarie. Allo stesso modo, la doglianza sulla violazione dell’onere della prova (art. 2697 c.c.) è stata giudicata inammissibile, in quanto il contribuente contestava la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito, e non un’errata applicazione della regola di giudizio sull’onere probatorio.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano sul principio che, a fronte di un’operazione economica (l’acquisto a corpo) che non fornisce un dato analitico (il prezzo delle singole unità), l’amministrazione finanziaria può ricorrere a metodi presuntivi per ricostruire il dato mancante. Il criterio basato sul valore catastale è stato ritenuto ragionevole perché proporziona il costo complessivo in base a un parametro oggettivo, legato alle caratteristiche di ciascun immobile. La Corte ha implicitamente posto l’onere sul contribuente di dimostrare un diverso e più corretto criterio di ripartizione del prezzo, prova che nel caso di specie non è stata fornita.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Contribuenti

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: in caso di acquisto di più unità immobiliari con un unico atto e a un prezzo forfettario, è fondamentale che l’atto stesso specifichi, se possibile, il valore attribuito a ciascuna unità. In mancanza di tale specificazione, il contribuente che intenda contestare un accertamento sulla plusvalenza immobili dovrà essere in grado di fornire elementi di prova concreti (come perizie di stima coeve all’acquisto) per dimostrare un costo di acquisto diverso da quello ricostruito dall’Agenzia delle Entrate sulla base di criteri presuntivi, come quello catastale.

Se acquisto più immobili con un unico atto a un prezzo complessivo, come si calcola il costo di acquisto di una singola unità ai fini della plusvalenza?
Se l’atto non specifica il prezzo di ogni singola unità, l’Amministrazione Finanziaria può ripartire il costo totale utilizzando criteri presuntivi, come quello basato sul rapporto tra i valori catastali delle singole unità.

È legittimo per l’Agenzia delle Entrate usare il valore catastale per determinare la plusvalenza tassabile?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che non si tratta di sostituire il prezzo di acquisto con il valore catastale, ma di usare quest’ultimo come un criterio logico e legittimo per ripartire il prezzo di acquisto complessivo tra le varie unità, specialmente se il contribuente non fornisce prove di un diverso valore.

Su chi ricade l’onere di provare il corretto prezzo di acquisto di un immobile venduto?
L’onere di provare un costo di acquisto diverso da quello determinato dall’Ufficio con metodi presuntivi ricade sul contribuente. Se il contribuente non fornisce alcuna prova a sostegno di un prezzo differente, la ricostruzione dell’Agenzia, se basata su criteri ragionevoli come quello catastale, viene considerata valida.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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