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Plusvalenza da leasing: quando è soggetta a IRAP?

Una società holding nel settore logistico ha generato una plusvalenza dalla cessione di 10 contratti di leasing immobiliare durante un piano di risanamento, considerandola un provento straordinario esente da IRAP. L’Agenzia delle Entrate ha invece contestato tale interpretazione. La Corte di Cassazione ha confermato la tassabilità del provento, stabilendo che la transazione rientrava nella gestione operativa dell’impresa e non costituiva una cessione d’azienda. Di conseguenza, la plusvalenza da leasing è stata ritenuta parte della base imponibile IRAP e sono state confermate anche le sanzioni, negando l’esistenza di un’obiettiva incertezza normativa.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Plusvalenza da Leasing e IRAP: la Cassazione fa chiarezza sulla tassabilità

La gestione fiscale delle operazioni societarie complesse è spesso fonte di contenzioso. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 22244 del 2024, affronta un tema cruciale: la tassabilità ai fini IRAP della plusvalenza da leasing generata dalla cessione di contratti immobiliari. La decisione chiarisce quando un provento può essere considerato parte della gestione operativa e, quindi, rilevante per la base imponibile dell’imposta regionale.

I fatti del caso: una cessione di contratti in un piano di risanamento

Una società holding, attiva nel settore dei trasporti e della logistica, nell’ambito di un progetto di risanamento della propria posizione debitoria, cedeva a un’altra società del gruppo 10 contratti di leasing immobiliare. Da questa operazione derivava una significativa plusvalenza.

La società riteneva che tale provento avesse natura straordinaria, in quanto legato a un evento eccezionale e non alla gestione corrente. Di conseguenza, non lo includeva nella base imponibile per il calcolo dell’IRAP. L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, non condivideva questa visione ed emetteva un avviso di accertamento, contestando una maggiore IRAP dovuta, oltre a sanzioni e interessi.

L’oggetto del contendere: plusvalenza da leasing ordinaria o straordinaria?

La controversia è giunta fino alla Corte di Cassazione, dopo che la Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione all’Amministrazione Finanziaria, confermando sia la pretesa fiscale sia le sanzioni. Il cuore del problema era stabilire la corretta qualificazione del provento. Era un componente straordinario, come sostenuto dall’azienda, e quindi escluso dall’IRAP secondo la normativa all’epoca vigente? Oppure era un reddito riconducibile all’attività operativa e, pertanto, pienamente tassabile?

La società ricorrente basava la propria difesa su tre motivi principali: l’errata applicazione della normativa IRAP, la violazione del principio di correlazione tra componenti positivi e negativi e l’illegittimità delle sanzioni per via di un’obiettiva incertezza normativa.

La decisione della Cassazione sulla plusvalenza da leasing

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando integralmente la sentenza d’appello e la legittimità dell’avviso di accertamento.

La natura del provento ai fini IRAP

I giudici hanno chiarito che, ai fini IRAP, la distinzione tra proventi ordinari e straordinari non è legata alla frequenza dell’operazione, ma alla sua connessione con l’attività d’impresa. Nel caso specifico, la cessione riguardava contratti di leasing relativi a immobili utilizzati dalla stessa società contribuente. L’operazione, pur inserita in un piano di risanamento, era intrinsecamente legata alla gestione degli asset aziendali. La Corte ha sottolineato che la plusvalenza costituiva un “componente positivo di reddito attinente alla gestione operativa dell’impresa”, rientrando quindi a pieno titolo nella base imponibile IRAP.

Il principio di correlazione non applicabile

Il secondo motivo di ricorso, basato sulla violazione del principio di correlazione, è stato respinto come conseguenza diretta della prima valutazione. Tale principio si applica a componenti che, di per sé, sarebbero irrilevanti per l’IRAP ma che acquisiscono rilevanza in quanto rettificano costi o ricavi di esercizi precedenti. Poiché la Corte aveva già stabilito che la plusvalenza era un provento rilevante di per sé, non era necessario procedere a ulteriori analisi sulla sua funzione rettificativa.

La conferma delle sanzioni: nessuna incertezza normativa

Infine, la Cassazione ha ritenuto legittima l’applicazione delle sanzioni. L’esimente dell’obiettiva incertezza normativa, invocata dalla società, opera solo in presenza di norme contraddittorie o di difficile interpretazione, tali da rendere impossibile per il giudice individuare la regola applicabile. Secondo la Corte, la normativa IRAP, sebbene complessa, non presentava tali caratteristiche. L’erronea interpretazione della norma da parte del contribuente non è sufficiente a integrare la causa di non punibilità.

Le motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su un’interpretazione sostanziale della normativa IRAP. L’imposta colpisce il valore prodotto dall’attività organizzata e, pertanto, tutti i proventi che derivano dalla gestione di tale attività, anche se non strettamente legati al ciclo produttivo principale, concorrono a formare la base imponibile. La cessione di contratti di leasing su beni strumentali non è stata vista come un evento estraneo all’attività, ma come una modalità di gestione del patrimonio aziendale. La Corte ha precisato che l’unica eccezione rilevante per le plusvalenze è quella derivante dalla cessione di un’intera azienda o di un suo ramo, ipotesi non configurabile nel caso di specie. Anche per quanto riguarda le sanzioni, la motivazione è stata netta: l’incertezza soggettiva del contribuente non equivale all’incertezza oggettiva della norma, unico presupposto per l’esclusione della responsabilità.

Le conclusioni

La sentenza n. 22244/2024 offre un importante principio guida per le imprese: la qualificazione di un provento ai fini IRAP dipende dalla sua natura gestionale e non dalla sua eccezionalità o frequenza. Le aziende devono quindi valutare con attenzione tutte le operazioni che generano plusvalenze, anche quelle realizzate nell’ambito di piani di ristrutturazione, poiché è molto probabile che queste rientrino nella base imponibile dell’imposta regionale. La pronuncia ribadisce inoltre un approccio rigoroso sull’applicazione delle sanzioni, limitando l’esimente dell’obiettiva incertezza a casi di reale e insuperabile ambiguità legislativa.

La plusvalenza derivante dalla cessione di contratti di leasing immobiliare è soggetta a IRAP?
Sì, secondo la sentenza è soggetta a IRAP quando la cessione, pur essendo un’operazione non ricorrente, è riconducibile alla gestione operativa dell’impresa e non costituisce una cessione di azienda o di un suo ramo, unica ipotesi in cui le plusvalenze sono escluse per legge.

Un provento può essere considerato straordinario e quindi escluso da IRAP solo perché non è frequente?
No. La Corte ha chiarito che la natura di un provento ai fini IRAP dipende dal suo legame con l’attività caratteristica e la gestione operativa dell’impresa, non dalla sua eccezionalità o frequenza. Se l’operazione riguarda beni e attività aziendali, il provento è tassabile.

Quando si può invocare l’esimente dell’obiettiva incertezza normativa per evitare le sanzioni fiscali?
L’esimente per obiettiva incertezza può essere invocata solo quando una norma è oggettivamente e insuperabilmente ambigua o di difficile interpretazione, rendendo impossibile per il giudice stesso individuare la regola giuridica corretta. Una semplice interpretazione errata da parte del contribuente non è sufficiente per escludere le sanzioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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