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Plusvalenza da cessione quote: quando si tassa?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha stabilito che la plusvalenza da cessione quote si considera realizzata fiscalmente nel momento in cui avviene l’accordo di compensazione, anche se il pagamento avviene tramite l’acquisizione di altre quote societarie. La Corte ha chiarito che l’efficacia del contratto tra le parti è immediata e non è influenzata da successive vicende come il fallimento di una delle parti o il valore nominale a cui le quote ricevute in compensazione vengono poi rivendute. Pertanto, il momento impositivo è l’anno della stipula del contratto di compensazione, non l’anno in cui si risolvono eventuali procedure concorsuali.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Plusvalenza da Cessione Quote: quando scatta l’obbligo fiscale?

La determinazione del corretto momento impositivo per la plusvalenza da cessione quote societarie rappresenta un tema di cruciale importanza nel diritto tributario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali, specialmente nei casi in cui il pagamento del prezzo avviene tramite complessi meccanismi di compensazione. La pronuncia sottolinea come l’efficacia del contratto tra le parti sia il fattore determinante per individuare l’anno d’imposta in cui la plusvalenza deve essere dichiarata, a prescindere da eventi successivi come il fallimento di una delle società coinvolte.

I Fatti del Caso

Una contribuente cedeva nel 2010 le proprie quote in una società energetica. Il corrispettivo pattuito veniva saldato in più tranche. Mentre le prime due, pagate nel 2010 e 2011, venivano regolarmente dichiarate, sorgeva una controversia sulla parte residua. Quest’ultima, pari a oltre 38.000 euro, veniva corrisposta nel 2012 non in denaro, ma mediante l’acquisizione di quote di un’altra società, di proprietà della società debitrice (che di lì a poco sarebbe stata dichiarata fallita). La contribuente ometteva di dichiarare questo importo come plusvalenza per l’anno d’imposta 2012.

L’Agenzia delle Entrate contestava l’omissione con un avviso di accertamento. La contribuente impugnava l’atto e le Commissioni Tributarie, sia in primo che in secondo grado, le davano ragione. Secondo i giudici di merito, il contratto di compensazione stipulato nel 2012 era divenuto efficace solo nel 2013, a seguito dell’autorizzazione del Giudice Delegato del fallimento. Inoltre, sostenevano che il valore effettivo ricevuto dalla contribuente era solo quello nominale delle quote (158 euro), realizzando quindi la plusvalenza solo nel 2013.

La plusvalenza da cessione quote secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente la decisione dei giudici di merito, accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate. Il principio cardine affermato dalla Corte è che il contratto di compensazione, stipulato il 14 giugno 2012, era pienamente valido ed efficace tra le parti fin da subito. La plusvalenza da cessione quote si era quindi realizzata in quell’anno e andava tassata di conseguenza.

La Corte ha smontato le tre principali argomentazioni dei giudici di merito:
1. Efficacia del contratto e fallimento: Il fatto che la società debitrice sia successivamente fallita è irrilevante ai fini dell’efficacia del contratto tra le parti. L’azione revocatoria fallimentare, che potrebbe rendere l’atto inefficace verso i creditori, ha natura costitutiva. Ciò significa che il contratto rimane valido fino a quando una sentenza non ne dichiari l’inefficacia, sentenza che in questo caso non è mai stata pronunciata.
2. Valore delle quote ricevute: La circostanza che la contribuente abbia successivamente venduto le quote ricevute in compensazione a un valore nominale (158 euro) non sposta il momento impositivo. Il presupposto fiscale (la plusvalenza) si è verificato nel 2012, con il perfezionamento dell’accordo di compensazione per il valore pattuito di 38.055 euro. La successiva svalutazione o vendita a prezzo inferiore è un evento successivo che non incide sulla tassazione dell’anno 2012.
3. Sequestro giudiziario: Anche il fatto che le quote fossero sottoposte a sequestro giudiziario al momento della cessione non inficia la validità dell’accordo inter partes. Il sequestro espone l’acquirente a rischi di evizione, ma non rende nullo o inefficace il contratto tra le parti originarie.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su principi consolidati del diritto civile e fallimentare. La natura costitutiva dell’azione revocatoria (Cass. Sez. U. n. 437/2000) è un pilastro della motivazione: un atto dispositivo compiuto da un soggetto poi fallito è valido ed efficace finché non viene specificamente revocato con successo dal curatore. In assenza di tale azione, il contratto produce pienamente i suoi effetti, inclusa la realizzazione del presupposto impositivo.

Dal punto di vista fiscale, il momento rilevante è quello in cui si perfeziona giuridicamente l’operazione che genera il reddito. Nel caso di specie, con l’accordo di compensazione del 2012, la contribuente ha acquisito il diritto a ricevere le quote in pagamento del suo credito. In quel preciso istante, la plusvalenza si è giuridicamente ed economicamente realizzata. Le vicende successive, come la gestione delle quote ricevute o le decisioni del Giudice Delegato, appartengono a una fase successiva e non possono retroagire per modificare l’anno di competenza fiscale del reddito.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale: per la tassazione della plusvalenza da cessione quote, conta il momento in cui l’operazione si perfeziona giuridicamente tra le parti. L’efficacia di un contratto non può essere sospesa o posticipata, ai fini fiscali, da eventi potenziali e futuri come un’azione revocatoria mai esercitata o da vicende relative al valore del bene ricevuto in pagamento. Per i contribuenti e i professionisti, la lezione è chiara: la tassazione segue la certezza giuridica dell’atto, non le sue successive e potenzialmente sfortunate vicende economiche.

Quando si considera fiscalmente realizzata una plusvalenza da cessione di quote pagata tramite compensazione?
La plusvalenza si considera realizzata nell’anno in cui viene stipulato il contratto di compensazione che definisce lo scambio, poiché in quel momento l’accordo diventa giuridicamente efficace tra le parti, indipendentemente da quando i beni dati in compensazione vengono effettivamente trasferiti o monetizzati.

Un contratto di cessione è inefficace se la società cedente viene successivamente dichiarata fallita?
No. Secondo la Corte di Cassazione, un contratto stipulato da un soggetto poi fallito rimane valido ed efficace tra le parti. Diventa inefficace solo nei confronti dei creditori e solo a seguito di una sentenza di accoglimento di un’azione revocatoria, che in questo caso non era stata nemmeno proposta.

La vendita di un bene sottoposto a sequestro giudiziario è valida?
Sì, la vendita è valida ed efficace tra le parti (efficacia inter partes). Il sequestro non rende nullo il contratto, ma espone l’acquirente al rischio che il bene possa essere rivendicato da terzi se il giudice accertasse un loro diritto prevalente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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