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Plusvalenza cessione fabbricato: no tasse se da demolire

L’Agenzia delle Entrate aveva tassato la plusvalenza derivante dalla vendita di un fabbricato destinato alla demolizione, considerandola come cessione di area edificabile. La Corte di Cassazione ha annullato la pretesa fiscale, stabilendo che la vendita di un immobile, anche se destinato alla demolizione, resta una cessione di un fabbricato e non di un terreno. Pertanto, la plusvalenza cessione fabbricato non rientra nell’ipotesi tassabile prevista dall’art. 67 del TUIR per i terreni.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Plusvalenza Cessione Fabbricato da Demolire: La Cassazione Annulla la Tassazione

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha posto un punto fermo su una questione fiscale di grande rilevanza: la tassazione della plusvalenza cessione fabbricato quando l’immobile venduto è destinato alla demolizione e successiva ricostruzione. La pronuncia chiarisce che la vendita di un edificio, anche se obsoleto e inserito in un piano di recupero, non può essere riqualificata come cessione di area edificabile ai fini dell’applicazione delle imposte sui ‘redditi diversi’.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da avvisi di accertamento notificati dall’Agenzia delle Entrate a due contribuenti, venditori di un compendio immobiliare. L’oggetto della vendita era un fabbricato a destinazione produttiva (categoria catastale C/2) con le relative aree pertinenziali. L’operazione avveniva nell’ambito di un piano di recupero approvato dal Comune, che prevedeva la demolizione dell’edificio esistente e la successiva ricostruzione di un immobile a uso residenziale.

Secondo l’Amministrazione Finanziaria, il reale oggetto del contratto non era il fabbricato, ormai privo di valore, ma l’area sottostante, divenuta edificabile in virtù del piano urbanistico. Di conseguenza, l’Agenzia ha qualificato l’operazione come cessione di terreno suscettibile di utilizzazione edificatoria, assoggettando a tassazione la plusvalenza generata ai sensi dell’art. 67, comma 1, lett. b) del TUIR.

I contribuenti hanno impugnato gli atti impositivi, sostenendo che l’operazione riguardava un immobile già edificato e non un ‘terreno nudo’. Tuttavia, sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione al Fisco.

La Questione Giuridica e la Tassazione della Plusvalenza da Cessione di Fabbricato

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’art. 67 del TUIR. Questa norma prevede la tassazione, come ‘redditi diversi’, delle plusvalenze realizzate a seguito di cessione a titolo oneroso di terreni suscettibili di utilizzazione edificatoria. La legge, tuttavia, non disciplina esplicitamente il caso della vendita di un fabbricato che l’acquirente intende demolire per sfruttare la potenzialità edificatoria del lotto.

L’Agenzia delle Entrate, basandosi su un’interpretazione sostanzialistica, ha sostenuto che l’intento speculativo delle parti rendesse evidente come l’oggetto reale della compravendita fosse il terreno edificabile e non l’edificio. Questa tesi, però, si scontra con il principio di tassatività delle fattispecie impositive, secondo cui non è possibile applicare un’imposta al di fuori dei casi espressamente previsti dalla legge.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dei contribuenti, cassando la sentenza d’appello e annullando la pretesa fiscale. Il ragionamento della Corte si fonda su principi ormai consolidati nella sua giurisprudenza.

In primo luogo, i giudici hanno ribadito la netta distinzione tra ‘terreno edificato’ e ‘terreno non edificato’. L’art. 67 del TUIR si applica esclusivamente alla seconda categoria. La vendita di un fabbricato, con le sue pertinenze, ha per oggetto un’area già edificata e, pertanto, non può rientrare nel campo di applicazione della norma.

La Corte ha specificato che l’alternativa tra ‘edificato’ e ‘non edificato’ non ammette un tertium genus. Non è possibile, quindi, creare una categoria intermedia per farvi rientrare la cessione di un edificio destinato alla demolizione. Una simile operazione, dal punto di vista fiscale, non può essere riqualificata dall’Amministrazione finanziaria come cessione del terreno sottostante, neppure se l’edificio non esaurisce tutta la capacità edificatoria del lotto.

Inoltre, la volontà futura dell’acquirente di demolire e ricostruire è irrilevante. Ciò che conta è l’oggetto del contratto al momento della stipula: un fabbricato con un suo intrinseco valore economico e giuridico. L’eventuale demolizione rappresenta un evento futuro, incerto e rimesso alla volontà di un soggetto (l’acquirente) diverso dal contribuente (il venditore).

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La decisione della Cassazione rafforza il principio di certezza del diritto nelle operazioni immobiliari. Viene stabilito in modo chiaro che il regime fiscale applicabile è quello previsto per la cessione di fabbricati, non quello, più oneroso in termini di plusvalenze, previsto per i terreni edificabili. L’Ufficio non ha il potere di riqualificare il contratto basandosi su presunzioni legate alle intenzioni delle parti o agli sviluppi futuri dell’operazione. Questo orientamento, peraltro, è stato recepito dalla stessa Agenzia delle Entrate in recenti documenti di prassi, superando precedenti interpretazioni più restrittive. Per i venditori, ciò significa poter contare su un quadro normativo stabile, senza il rischio di vedersi contestare una plusvalenza tassabile in operazioni di riqualificazione urbana che prevedono la vendita di immobili da demolire.

La plusvalenza derivante dalla vendita di un fabbricato destinato alla demolizione è tassabile ai sensi dell’art. 67 del TUIR?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la vendita ha per oggetto un’area già edificata. Tale operazione non rientra nell’ipotesi di cessione di ‘terreni suscettibili di utilizzazione edificatoria’, che è l’unica fattispecie tassata dalla norma in questione.

L’intenzione delle parti di demolire e ricostruire l’immobile può modificare la natura della transazione ai fini fiscali?
No. La Corte ha stabilito che l’intenzione futura dell’acquirente (la demolizione) è un evento successivo al contratto e non può alterarne la natura giuridica e fiscale. Ciò che rileva è l’oggetto dell’atto di vendita, che nel caso di specie era un fabbricato e non un’area nuda.

Esiste una categoria intermedia tra ‘terreno edificato’ e ‘terreno non edificato’ per la tassazione delle plusvalenze?
No. La giurisprudenza della Cassazione ha costantemente affermato che la distinzione tra ‘edificato’ e ‘non edificato’ è netta e non ammette un ‘tertium genus’ (una terza categoria). La cessione di un edificio non può essere fiscalmente assimilata alla cessione del solo terreno sottostante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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