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Permuta e IVA: la Cassazione sul regime fiscale

La Corte di Cassazione ha stabilito che la cessione di un diritto di superficie da parte di un ente pubblico a una società, in cambio della realizzazione di lavori, costituisce un’operazione di permuta soggetta a IVA. Di conseguenza, in base al principio di alternatività tra permuta e IVA, l’atto è soggetto a imposta di registro in misura fissa e non proporzionale, legittimando la richiesta di rimborso dell’imposta versata in eccesso dalla società.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Permuta e IVA: la Cassazione chiarisce il regime fiscale per la cessione di diritti di superficie

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 18740 del 2024, ha affrontato un’importante questione fiscale riguardante la corretta tassazione delle operazioni di permuta e IVA. Il caso specifico analizza la cessione di un diritto di superficie da parte di un ente comunale a una società privata, in cambio della realizzazione di una galleria commerciale. La Corte ha stabilito che tale operazione è soggetta a IVA, con importanti conseguenze sull’applicazione dell’imposta di registro.

I fatti di causa

Una società operante nel settore dei trasporti aveva stipulato un accordo con un Comune. L’accordo prevedeva la costituzione di un diritto di superficie per 38 anni a favore della società, la quale, come corrispettivo, si impegnava a costruire una galleria commerciale. La società, ritenendo l’operazione soggetta a IVA, aveva versato l’imposta di registro in misura fissa e successivamente richiesto il rimborso della maggiore imposta proporzionale che le era stata richiesta dall’Agenzia delle Entrate. L’Amministrazione finanziaria, al contrario, qualificava l’operazione come una permuta mista, sostenendo l’applicazione dell’imposta di registro in misura proporzionale. Dopo due gradi di giudizio favorevoli al contribuente, la questione è giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La questione giuridica: il rapporto tra permuta e IVA

Il fulcro della controversia risiedeva nella corretta qualificazione fiscale dell’accordo. Si trattava di determinare se la costituzione di un diritto di superficie a fronte dell’esecuzione di lavori dovesse essere assoggettata a IVA o all’imposta di registro proporzionale. Questo dilemma chiama in causa il fondamentale principio di alternatività IVA/Registro, sancito dall’art. 40 del d.P.R. 131/1986, secondo cui gli atti soggetti a IVA scontano l’imposta di registro in misura fissa.

Le motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando le decisioni dei giudici di merito. Le motivazioni si fondano su una chiara interpretazione della normativa IVA.

In primo luogo, la Corte ha affermato che la concessione del diritto di superficie è un’operazione imponibile ai fini IVA. L’art. 2 del d.P.R. 633/1972, infatti, definisce come ‘cessioni di beni’ gli atti a titolo oneroso che comportano la costituzione o il trasferimento di diritti reali di godimento su beni di ogni genere. Il diritto di superficie rientra a pieno titolo in questa categoria.

In secondo luogo, la sentenza ha chiarito che, ai fini IVA, la permuta tra un bene (il diritto di superficie) e un servizio (i lavori di costruzione) non è un’operazione unica. Al contrario, deve essere considerata come due distinte e autonome operazioni: la cessione del diritto da parte del Comune e la prestazione di servizi da parte della società. Entrambe queste operazioni, essendo effettuate nell’esercizio di impresa, sono soggette a IVA in modo indipendente.

Sulla base di questi presupposti, la Corte ha concluso che, essendo l’intera operazione rilevante ai fini IVA, trova piena applicazione il principio di alternatività. Pertanto, l’atto di costituzione del diritto di superficie deve essere assoggettato all’imposta di registro in misura fissa e non proporzionale. La richiesta di rimborso della società era, di conseguenza, legittima.

Le conclusioni

Questa sentenza consolida un importante orientamento giurisprudenziale in materia di tassazione delle operazioni complesse tra enti pubblici e soggetti privati. Si ribadisce che la natura di un’operazione ai fini fiscali deve essere valutata sulla base della sua sostanza economica e delle specifiche normative tributarie, che possono discostarsi dalla qualificazione civilistica. Per le imprese che realizzano opere pubbliche in cambio di diritti reali, questa pronuncia offre certezza giuridica, confermando che il corretto regime fiscale è quello dell’IVA, con l’applicazione dell’imposta di registro solo in misura fissa. Ciò evita una doppia imposizione proporzionale e garantisce una corretta applicazione del principio di alternatività.

La cessione di un diritto di superficie in cambio della realizzazione di lavori è soggetta a IVA?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la costituzione di un diritto di superficie a titolo oneroso è un’operazione imponibile ai fini IVA, in quanto rientra tra gli atti che trasferiscono o costituiscono diritti reali di godimento su beni.

Come viene tassata ai fini IVA una permuta tra un bene (es. diritto di superficie) e un servizio (es. lavori di costruzione)?
A differenza del diritto civile, ai fini IVA la permuta non è un’unica operazione, ma viene considerata come due operazioni distinte e autonome: una cessione di bene e una prestazione di servizi. Entrambe sono soggette a IVA in modo indipendente.

Se un’operazione è soggetta a IVA, si deve pagare anche l’imposta di registro proporzionale?
No. In base al principio di alternatività tra IVA e imposta di registro, un atto soggetto a IVA sconta l’imposta di registro in misura fissa e non proporzionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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