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Perequazione urbanistica: quando un terreno è tassabile?

Un’ordinanza della Corte di Cassazione affronta il tema della tassabilità ICI e IMU dei terreni inseriti in piani di perequazione urbanistica. Il caso riguarda un Comune che aveva emesso avvisi di accertamento a carico di alcuni contribuenti, i quali avevano ottenuto l’annullamento in appello. La Suprema Corte ha cassato la decisione, chiarendo che il punto cruciale non è la motivazione dell’atto impositivo (ritenuta sufficiente se rinvia a delibere pubbliche), ma la natura dei diritti edificatori. Se derivano da perequazione urbanistica, sono una qualità intrinseca del terreno e quindi tassabili; se sono meramente compensativi, non lo sono.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Perequazione Urbanistica: la Cassazione chiarisce quando un terreno è tassabile

La tassabilità di un’area ai fini ICI e IMU dipende dalla sua potenzialità edificatoria. Ma cosa succede quando questa potenzialità deriva da complessi strumenti di pianificazione come la perequazione urbanistica? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo tema, distinguendo nettamente i diritti edificatori che rendono un terreno immediatamente tassabile da quelli che non lo sono.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dagli avvisi di accertamento per ICI 2011 e IMU 2012 emessi da un Comune nei confronti di alcuni contribuenti, proprietari di terreni. I contribuenti hanno impugnato gli atti, sostenendo la non edificabilità e quindi la non tassabilità delle aree. La Commissione Tributaria Regionale (CTR) ha dato loro ragione, annullando gli accertamenti fiscali.

Il Comune, non condividendo la decisione, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando diversi errori da parte dei giudici d’appello. In particolare, il Comune sosteneva che la CTR avesse erroneamente considerato gli avvisi di accertamento ‘criptici’ e privi di motivazione, nonostante questi facessero esplicito riferimento a una delibera comunale che definiva i valori delle aree edificabili.

La Tassabilità nella Perequazione Urbanistica secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Comune, cassando la sentenza e rinviando la causa alla CTR per un nuovo esame. Il cuore della decisione non risiede tanto in un vizio formale, ma nella corretta interpretazione della sostanza del diritto tributario applicato all’urbanistica.

La Corte ha chiarito un punto fondamentale: la motivazione di un atto impositivo è adeguata anche quando avviene per relationem, cioè tramite il rinvio a un altro atto, a condizione che quest’ultimo sia noto o facilmente accessibile al contribuente. Una delibera comunale, essendo un atto pubblico, rientra pienamente in questa casistica. Pertanto, l’avviso di accertamento non era ‘criptico’ o immotivato.

Il vero nodo della questione, che i giudici di merito non avevano approfondito, era la natura dei diritti edificatori associati ai terreni. La Cassazione ha ribadito la distinzione cruciale, già tracciata dalle Sezioni Unite, tra:

1. Diritti derivanti da perequazione urbanistica: In questo schema, un indice di edificabilità viene ‘spalmato’ su tutte le aree di un comparto. Questo indice diventa una qualità intrinseca del terreno stesso, conferendogli una ‘mera potenzialità edificatoria’ che è sufficiente a renderlo tassabile come area fabbricabile fin dall’inizio.
2. Diritti edificatori compensativi: Questi diritti sono attribuiti come ‘indennizzo’ per un vincolo o un’espropriazione. Non sono legati al terreno originario, ma sono trasferibili e possono essere utilizzati su un’altra ‘area di atterraggio’. Fino a quel momento, non rappresentano una qualità del terreno di partenza, che quindi non è tassabile.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione evidenziando l’errore dei giudici di appello, i quali si erano fermati a un presunto vizio formale dell’atto impositivo senza analizzare la questione sostanziale e decisiva. La CTR aveva omesso di verificare la tipologia di diritti edificatori previsti dal Piano Urbanistico Comunale (PUC) vigente. Non aveva stabilito se si trattasse di un’ipotesi di perequazione urbanistica, come sostenuto dal Comune, o di una diversa fattispecie.

Secondo la Suprema Corte, il compito del giudice tributario è quello di valutare il merito della pretesa fiscale. Annullare un atto tout court per un’errata valutazione della sua motivazione, senza entrare nel vivo della questione (cioè se il presupposto impositivo esistesse o meno), è un errore di diritto. La CTR avrebbe dovuto esaminare il PUC, determinare la natura dei diritti edificatori e, di conseguenza, stabilire se l’imposta fosse dovuta. Inoltre, avrebbe dovuto verificare l’effettiva permanenza e l’incidenza di eventuali vincoli idrogeologici sul valore venale dell’area.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza e rinviato la causa alla Commissione Tributaria Regionale. Quest’ultima dovrà ora riesaminare il caso attenendosi ai principi enunciati: dovrà accertare, sulla base del piano urbanistico del Comune, se i terreni dei contribuenti fossero inseriti in un meccanismo di perequazione urbanistica. In caso affermativo, i terreni sarebbero da considerarsi tassabili fin dall’origine per la loro intrinseca potenzialità edificatoria. Questa ordinanza rafforza il principio secondo cui, in materia di tributi immobiliari, la classificazione urbanistica di un’area è l’elemento determinante per stabilirne la tassabilità, e un semplice rinvio a atti pubblici è sufficiente a motivare la pretesa fiscale.

Un avviso di accertamento che rinvia a una delibera comunale è sufficientemente motivato?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, il rinvio a un atto generale come una delibera comunale, che è un atto pubblico e quindi conoscibile, costituisce una motivazione sufficiente per l’atto impositivo, in quanto permette al contribuente di comprendere le ragioni della pretesa fiscale.

Qual è la differenza fiscale tra diritti edificatori da perequazione e da compensazione?
I diritti edificatori derivanti da perequazione urbanistica diventano una qualità intrinseca del terreno, conferendogli una potenzialità edificatoria che lo rende immediatamente tassabile ai fini ICI/IMU. I diritti compensativi, invece, non sono legati al terreno originario e non ne costituiscono una qualità, pertanto non rendono il terreno di partenza tassabile.

Un terreno soggetto a perequazione urbanistica è sempre tassabile ai fini IMU?
Sì, la Corte ha ribadito che l’inserimento di un terreno in un piano di perequazione urbanistica lo rende soggetto a imposta. Questo perché, per effetto della perequazione, al terreno viene attribuito un indice di edificabilità costante che ne costituisce una qualità intrinseca, a prescindere dalla sua futura e specifica destinazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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