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Perequazione Urbanistica: la Cassazione e l’IMU

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20945/2024, ha chiarito un punto cruciale in materia di IMU sui terreni edificabili. Il caso riguardava la pretesa di un Comune nei confronti di un contribuente per aree inserite in un piano di perequazione urbanistica. La Corte ha cassato la sentenza di merito, stabilendo che il giudice deve prima verificare se si tratti di ‘perequazione’ (diritti intrinseci al suolo e quindi tassabili) o ‘compensazione’ (diritti trasferibili e non tassabili fino all’individuazione di un’area di atterraggio), un’indagine omessa nel precedente giudizio. L’accoglimento del ricorso del contribuente ha assorbito quello del Comune.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Perequazione Urbanistica e IMU: quando si paga? La Cassazione chiarisce

L’applicazione dell’IMU sulle aree edificabili è un tema complesso, soprattutto quando entrano in gioco strumenti di pianificazione territoriale come la perequazione urbanistica. Con la recente ordinanza n. 20945 del 26 luglio 2024, la Corte di Cassazione è intervenuta per tracciare una linea netta tra situazioni apparentemente simili ma fiscalmente molto diverse, ribadendo un principio fondamentale: prima di determinare quanto si deve pagare, bisogna accertare se si deve pagare.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento IMU emesso da un Comune campano nei confronti di una contribuente, proprietaria di terreni. Il Comune riteneva che tali aree, inserite in un piano urbanistico comunale, fossero da considerarsi edificabili e quindi soggette a imposta sulla base di un valore predeterminato dall’ente. La Corte di giustizia tributaria di secondo grado, pur riformando parzialmente la decisione di primo grado, aveva ridotto il valore imponibile ma confermato la tassabilità delle aree.

Il Comune ha presentato ricorso in Cassazione lamentando un’errata valutazione delle prove, mentre la contribuente ha risposto con un ricorso incidentale, sostenendo una tesi molto più radicale: l’imposta non era affatto dovuta.

## La questione della Perequazione Urbanistica e della Compensazione

Il cuore della controversia, sollevato dalla contribuente, ruotava attorno alla distinzione tra due concetti chiave del diritto urbanistico, con conseguenze fiscali opposte:

1. Perequazione Urbanistica: In questo scenario, il piano regolatore attribuisce un indice di edificabilità uniforme a tutte le aree di un comparto. Il diritto di costruire diventa una qualità intrinseca e diretta del terreno stesso, anche se la sua edificazione non è immediata. Fiscalmente, il terreno è considerato edificabile e quindi soggetto a IMU fin da subito.

2. Compensazione Urbanistica: Qui, il proprietario cede gratuitamente il proprio terreno al Comune o subisce un vincolo di inedificabilità assoluta. In cambio, riceve un diritto edificatorio ‘creditorio’, che potrà essere esercitato su un’altra area, non ancora definita. Questo diritto non è una qualità del terreno originario, ma un bene immateriale separato. Di conseguenza, il terreno originario non è tassabile come edificabile e il diritto stesso non lo è, finché non viene ‘fatto atterrare’ su un’area specifica.

La contribuente sosteneva che il suo caso rientrasse nella seconda ipotesi, richiamando i principi stabiliti dalle Sezioni Unite della Cassazione (sent. n. 23902/2020), e che quindi mancasse il presupposto stesso dell’imposta.

## Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso incidentale della contribuente, ritenendolo decisivo e assorbente rispetto a quello del Comune. I giudici supremi hanno rilevato una grave lacuna nella sentenza impugnata: la corte di merito si era limitata a discutere del valore dell’area (quantum debeatur), rideterminandolo, senza però affrontare la questione preliminare e fondamentale sulla sua effettiva tassabilità (an debeatur).

Secondo la Cassazione, il giudice di secondo grado avrebbe dovuto, prima di ogni altra cosa, verificare la natura dei diritti edificatori in questione. Era necessario stabilire se lo strumento urbanistico comunale avesse dato vita a un’ipotesi di perequazione urbanistica o di compensazione. Questa indagine è cruciale perché solo nel primo caso il presupposto impositivo dell’IMU può considerarsi esistente. Poiché questa valutazione decisiva era stata completamente omessa, la sentenza risultava viziata.

## Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di Giustizia Tributaria della Campania, in diversa composizione. Il nuovo giudice dovrà riesaminare la vicenda partendo proprio dall’analisi preliminare omessa: dovrà qualificare correttamente la tipologia di diritti edificatori previsti dal piano urbanistico comunale. Solo dopo aver stabilito se si tratta di perequazione o compensazione, potrà decidere sulla legittimità della pretesa impositiva del Comune. Questa ordinanza rafforza un principio di garanzia per il contribuente: la tassazione di un’area non può basarsi su mere aspettative, ma richiede l’esistenza di un presupposto impositivo concreto e attuale, la cui natura deve essere attentamente vagliata dal giudice.

Un terreno inserito in un piano di perequazione urbanistica è sempre soggetto a IMU come area edificabile?
Sì. Secondo la Cassazione, nella perequazione urbanistica il diritto edificatorio è una qualità intrinseca del terreno, distribuita su tutte le aree del comparto. Questo rende il terreno soggetto a imposta fin da subito, in quanto la sua ‘mera potenzialità edificatoria’ è fiscalmente rilevante.

Qual è la differenza fiscale tra diritti edificatori perequativi e compensativi?
I diritti perequativi sono una qualità del terreno stesso e lo rendono tassabile ai fini IMU. I diritti compensativi, invece, sono un bene separato dal terreno (concessi a fronte di una cessione o di un vincolo) e non sono tassabili finché non vengono concretamente assegnati a un’area edificabile specifica (la cosiddetta ‘area di atterraggio’).

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la precedente decisione?
La Corte ha annullato la decisione perché il giudice di merito si era concentrato solo sulla determinazione del valore imponibile dell’area (il ‘quanto’), senza prima verificare la questione fondamentale, ovvero se l’area fosse effettivamente tassabile (l”an’). Aveva omesso di indagare se si trattasse di perequazione (tassabile) o compensazione (non tassabile), commettendo un errore procedurale e di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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