LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Pensioni integrative: la Cassazione e la rinuncia

Un contribuente, dopo aver ottenuto due sentenze favorevoli per il rimborso di imposte sulle pensioni integrative, ha rinunciato all’azione in Cassazione di fronte al ricorso dell’Agenzia delle Entrate. La Corte ha dichiarato la cessazione della materia del contendere e, pur riconoscendo la fondatezza del ricorso dell’Agenzia alla luce della giurisprudenza più recente, ha compensato le spese legali tra le parti, poiché tale orientamento si è consolidato solo dopo l’inizio del giudizio di legittimità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Pensioni Integrative: Rinuncia in Cassazione e Compensazione delle Spese

Un’ordinanza della Corte di Cassazione affronta il tema del regime fiscale delle pensioni integrative e le conseguenze processuali della rinuncia agli atti da parte del contribuente nel giudizio di legittimità. La decisione chiarisce come la rinuncia del controricorrente porti alla cessazione della materia del contendere e come la Corte valuti la fondatezza del ricorso per decidere sulle spese, tenendo conto dell’evoluzione della giurisprudenza.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Rimborso IRPEF

Un contribuente aveva presentato un’istanza di rimborso per le ritenute IRPEF applicate negli anni 2013, 2014 e 2015 su un trattamento pensionistico complementare. Di fronte al silenzio-rifiuto dell’Amministrazione Finanziaria, il contribuente si era rivolto alla giustizia tributaria, ottenendo ragione sia in primo grado (Commissione Tributaria Provinciale) sia in appello (Commissione Tributaria Regionale).

L’Agenzia delle Entrate, non condividendo la decisione dei giudici di merito, ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando un’errata applicazione della disciplina fiscale relativa alle pensioni integrative.

L’Evoluzione Processuale: La Rinuncia del Contribuente

Durante il giudizio in Cassazione, è accaduto un fatto determinante: il contribuente, che in questa fase assumeva il ruolo di controricorrente, ha depositato un atto di rinuncia agli atti del giudizio. Questo gesto ha modificato radicalmente il corso del procedimento.

La Corte ha specificato che la rinuncia proveniente dal controricorrente non comporta l’estinzione del processo come previsto dall’art. 306 del codice di procedura civile (che si applica al rinunciante che ha promosso il giudizio), ma è comunque un segnale inequivocabile della sopravvenuta carenza di interesse a proseguire la lite.

La Decisione sulle Pensioni Integrative e la Cessazione del Contendere

La Suprema Corte ha quindi dichiarato la “cessazione della materia del contendere”. Questa pronuncia chiude il processo senza una decisione nel merito, ma richiede comunque una valutazione sulla ripartizione delle spese legali. Per farlo, i giudici hanno esaminato la fondatezza potenziale del ricorso dell’Agenzia delle Entrate, secondo il principio della cosiddetta “soccombenza virtuale”.

Sulla base di un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato e avallato anche dalla Corte Costituzionale, la Cassazione ha ritenuto che il motivo di ricorso dell’Agenzia fosse fondato. La giurisprudenza recente ha infatti chiarito in modo definitivo il regime impositivo applicabile alle pensioni integrative in senso favorevole all’Amministrazione Finanziaria.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha stabilito che la rinuncia all’azione da parte del contribuente, sebbene non estingua tecnicamente il giudizio in Cassazione, ne determina la fine per cessata materia del contendere. Per la decisione sulle spese, era necessario valutare la fondatezza del ricorso dell’Agenzia. A tal proposito, i giudici hanno richiamato la propria giurisprudenza, ormai consolidata e confermata dalla Corte Costituzionale, che dà ragione all’Agenzia sul regime fiscale delle pensioni integrative. Tuttavia, la Corte ha osservato che questo orientamento si è consolidato solo dopo la proposizione del ricorso da parte dell’Agenzia. Questa circostanza è stata ritenuta una ragione sufficiente per discostarsi dalla regola generale che pone le spese a carico della parte virtualmente soccombente. Pertanto, la Corte ha deciso di compensare integralmente le spese di lite per tutti i gradi di giudizio.

Le Conclusioni

L’ordinanza offre due importanti spunti di riflessione. Sul piano sostanziale, ribadisce l’orientamento ormai granitico della giurisprudenza sulla tassazione delle pensioni integrative. Sul piano processuale, chiarisce che la rinuncia del controricorrente in Cassazione porta alla cessazione della materia del contendere e che, ai fini della decisione sulle spese, il consolidamento di un orientamento giurisprudenziale successivo alla proposizione del ricorso può giustificare la loro integrale compensazione.

Cosa succede se il controricorrente in Cassazione rinuncia agli atti del giudizio?
La rinuncia del controricorrente non estingue il processo, ma è considerata significativa di una sopravvenuta carenza di interesse. Ciò porta la Corte a dichiarare la cessazione della materia del contendere, chiudendo di fatto il giudizio.

Come ha deciso la Corte sulle spese legali in questo caso?
La Corte ha dichiarato le spese interamente compensate tra le parti. Sebbene il ricorso dell’Agenzia delle Entrate fosse virtualmente fondato, l’orientamento giurisprudenziale favorevole all’Amministrazione si è consolidato solo dopo la proposizione del ricorso stesso, giustificando la compensazione.

Qual è l’orientamento della Cassazione sulla tassazione delle pensioni integrative?
La Corte ha confermato che esiste un orientamento giurisprudenziale consolidato, e avallato dalla Corte Costituzionale, favorevole all’Amministrazione Finanziaria riguardo al regime impositivo delle pensioni integrative, ritenendo quindi fondate le pretese del Fisco in materia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati