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Penalità per inadempimento: l’IVA non è detraibile

Un’impresa edile ha richiesto il rimborso dell’IVA pagata su una fattura emessa da un committente per i costi sostenuti a causa dei lavori non eseguiti dall’impresa stessa. La Corte di Cassazione ha negato il rimborso, stabilendo che tale importo costituisce una penalità per inadempimento, la quale è esclusa dalla base imponibile IVA. Di conseguenza, l’IVA addebitata non era dovuta e non può essere detratta.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Penalità per Inadempimento e IVA: la Cassazione Nega la Detrazione

L’IVA addebitata su una somma qualificabile come penalità per inadempimento contrattuale non è detraibile. Questo è il principio chiave ribadito dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 7380/2024. La decisione chiarisce la netta distinzione tra corrispettivi per prestazioni di servizi, soggetti a IVA, e somme a carattere risarcitorio, che invece ne sono escluse. Analizziamo insieme la vicenda e le sue importanti implicazioni fiscali per le imprese.

I Fatti del Caso: un Contratto d’Appalto Non Rispettato

La controversia nasce da due contratti stipulati nel 2012, con i quali una società si impegnava a eseguire lavori di assemblaggio e saldatura per conto di un’importante committente del settore industriale. A causa della mancata esecuzione di una parte delle lavorazioni pattuite, la società committente si vedeva costretta a sostenere costi aggiuntivi per completare l’opera, rivolgendosi a terzi.

Di conseguenza, la committente emetteva una fattura nei confronti della società appaltatrice inadempiente, addebitandole i costi sostenuti per un importo di 152.000,00 euro più 33.440,00 euro di IVA. La causale della fattura era esplicita: “Addebito costi da noi sostenuti per lavorazioni affidatevi da Voi non eseguite”.

Successivamente, la società appaltatrice, nel presentare la propria dichiarazione IVA, chiedeva il rimborso di quei 33.440,00 euro, considerandoli come IVA a credito detraibile. L’Agenzia delle Entrate negava il rimborso, sostenendo che l’operazione non costituisse una prestazione di servizi e che quindi l’IVA non fosse detraibile. Dopo un esito altalenante nei primi due gradi di giudizio, la questione è giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione sulla Penalità per Inadempimento

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ribaltando la decisione della Commissione Tributaria Regionale. Il punto focale della sentenza è la corretta qualificazione giuridica della somma addebitata. Secondo i giudici, tale importo non rappresenta il corrispettivo per una prestazione di servizi, bensì una somma versata a titolo di risarcimento del danno, riconducibile alla fattispecie della penalità per inadempimento.

La fattura in questione, infatti, non documenta un servizio reso dall’appaltatrice, ma al contrario sanziona una sua mancanza. Si tratta di un recupero di costi che la committente ha dovuto affrontare proprio a causa dell’inadempimento contrattuale della sua controparte. Pertanto, l’operazione si colloca al di fuori dell’ambito contrattuale originario e assume una natura puramente risarcitoria.

Le Motivazioni Giuridiche: L’Art. 15 del d.P.R. 633/72

La motivazione della Corte si fonda su una precisa disposizione normativa: l’articolo 15, comma 1, n. 1 del d.P.R. 633/1972. Questa norma stabilisce che non concorrono a formare la base imponibile dell’IVA le somme dovute a titolo di interessi moratori o di penalità per ritardi o altre irregolarità nell’adempimento degli obblighi contrattuali.

In altre parole, le somme che hanno natura risarcitoria, come la penalità per inadempimento, sono escluse dal campo di applicazione dell’IVA. Di conseguenza:
1. La committente non avrebbe dovuto addebitare l’IVA su tale importo.
2. L’appaltatrice, avendo ricevuto una fattura con un addebito IVA non dovuto, non ha il diritto di portarlo in detrazione né di chiederne il rimborso.

Il fatto che i costi sostenuti dalla committente fossero stati regolarmente fatturati da terzi con IVA non cambia la natura del rapporto tra committente e appaltatrice inadempiente. Quella somma rimane un risarcimento del danno e non una prestazione di servizio.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Imprese

Questa ordinanza offre un importante monito per le imprese. È fondamentale distinguere con chiarezza le operazioni che costituiscono uno scambio di beni o servizi, soggette a IVA, da quelle che hanno natura risarcitoria. Addebitare l’IVA su una penalità per inadempimento è un errore che può portare a conseguenze negative per entrambe le parti: chi emette la fattura rischia sanzioni per aver addebitato un’imposta non dovuta, mentre chi la riceve si vede negare il diritto alla detrazione. Pertanto, in caso di inadempimenti contrattuali, gli addebiti a titolo di penale o risarcimento devono essere gestiti come operazioni fuori campo IVA.

Una somma pagata per risarcire i costi derivanti dal proprio inadempimento contrattuale è soggetta a IVA?
No. Secondo la Corte di Cassazione, tale somma si qualifica come “penalità per inadempimento” o risarcimento del danno e, come tale, è esclusa dalla base imponibile dell’IVA ai sensi dell’art. 15 del d.P.R. 633/1972.

È possibile detrarre l’IVA esposta in una fattura ricevuta a titolo di penalità per inadempimento?
No. Poiché l’importo non rientra nel campo di applicazione dell’IVA, l’imposta eventualmente addebitata in fattura non è dovuta e, di conseguenza, non è detraibile né rimborsabile per chi la paga.

Qual è la differenza tra un corrispettivo per una prestazione di servizi e una penalità?
Il corrispettivo è il pagamento per un servizio effettivamente reso in esecuzione di un contratto. La penalità, invece, è una somma pagata a causa della mancata o inesatta esecuzione del contratto, e non per una prestazione ricevuta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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