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Patrocinio agenzia riscossione: sì avvocato privato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2306/2024, ha stabilito la piena legittimità del patrocinio dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione da parte di un avvocato del libero foro nel contenzioso tributario. La Corte ha chiarito che, in base alla normativa vigente e agli accordi specifici con l’Avvocatura dello Stato, la scelta di un legale privato per le liti davanti alle commissioni tributarie non è un’eccezione ma una facoltà prevista, che non necessita di una delibera specifica. La sentenza di merito, che aveva dichiarato l’appello inammissibile per questo motivo, è stata annullata con rinvio.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Patrocinio Agenzia Riscossione: La Cassazione conferma l’uso di avvocati privati

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 2306/2024) ha messo un punto fermo su una questione procedurale di grande rilevanza: il patrocinio dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione può essere affidato a un avvocato del libero foro? La risposta è affermativa, specialmente nel contenzioso tributario. La Corte ha chiarito che la scelta di un legale privato non è un’anomalia da giustificare, ma una facoltà pienamente legittima, cassando la decisione di una commissione tributaria regionale che aveva dichiarato inammissibile l’appello dell’Ente proprio per questo motivo.

I fatti del caso

La vicenda ha origine da un ricorso di un contribuente contro un’intimazione di pagamento. Il ricorso era stato accolto in primo grado. L’Agenzia delle Entrate-Riscossione aveva quindi proposto appello, affidando la propria difesa a un avvocato del libero foro. La Commissione Tributaria Regionale, tuttavia, aveva dichiarato l’appello inammissibile, ritenendo che l’Ente dovesse essere rappresentato obbligatoriamente dall’Avvocatura dello Stato e non potesse ricorrere a legali esterni. Contro questa decisione, l’Agenzia ha presentato ricorso in Cassazione.

La questione del patrocinio agenzia riscossione e la normativa

Il nodo centrale della controversia era l’interpretazione del quadro normativo che regola la difesa in giudizio dell’Agenzia. La legge prevede che l’Ente possa avvalersi del patrocinio dell’Avvocatura dello Stato, ma consente anche, a determinate condizioni, di ricorrere ad avvocati del libero foro o a propri dipendenti. La questione cruciale era capire se il ricorso a legali esterni fosse un’eccezione da motivare caso per caso o una scelta alternativa e paritaria.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia, fornendo un’analisi dettagliata e chiara della normativa. I giudici hanno sottolineato che il rapporto tra l’uso dell’Avvocatura dello Stato e quello degli avvocati privati non è di regola ed eccezione. Si tratta, invece, di due facoltà la cui applicazione dipende dalla tipologia di contenzioso, come disciplinato da specifiche convenzioni tra l’Agenzia e l’Avvocatura stessa.

In particolare, la Corte ha richiamato un protocollo d’intesa del 2017 che regola proprio la ripartizione delle competenze. Questo accordo stabilisce espressamente che per le liti innanzi alle Commissioni Tributarie, l’Ente può stare in giudizio avvalendosi direttamente di propri dipendenti o di avvocati del libero foro iscritti in un apposito elenco. Di conseguenza, nel caso specifico di un appello tributario, la scelta di un avvocato esterno rientrava in una delle ipotesi previste dalla convenzione. In tali situazioni, non è richiesta alcuna delibera specifica o ulteriore formalità per giustificare il ricorso al patrocinio privato. La semplice procura conferita al legale è sufficiente, poiché la scelta rientra in un automatismo previsto dagli accordi quadro.

Le conclusioni

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Viene definitivamente sancito che, per le controversie tributarie, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha la piena facoltà di scegliere se farsi rappresentare da un avvocato del libero foro o da un proprio dipendente, in base a quanto stabilito dalle convenzioni con l’Avvocatura dello Stato. I giudici di merito non possono dichiarare un atto inammissibile basandosi unicamente sulla scelta del difensore, quando questa rientra nelle previsioni normative e convenzionali. La sentenza impugnata è stata quindi cassata e il caso è stato rinviato alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado per l’esame del merito dell’appello.

L’Agenzia delle Entrate-Riscossione può essere difesa da un avvocato del libero foro?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’Agenzia può avvalersi di avvocati del libero foro, specialmente nel contenzioso tributario, in base a specifiche convenzioni stipulate con l’Avvocatura dello Stato.

È sempre necessaria una delibera specifica per autorizzare il ricorso a un avvocato privato?
No. Se la tipologia di contenzioso, come quello davanti alle Commissioni Tributarie, è tra quelle per cui la convenzione prevede il ricorso alternativo ad avvocati esterni, non è richiesta alcuna delibera o formalità aggiuntiva. La scelta opera in modo automatico.

Qual è stato l’esito finale di questa ordinanza?
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia, ha cassato (annullato) la sentenza della Commissione Tributaria Regionale e ha rinviato la causa allo stesso giudice di secondo grado, in diversa composizione, affinché proceda all’esame del merito dell’appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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