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Patrocinio Agente Riscossione: sì all’avvocato privato

La Corte di Cassazione ha stabilito che il patrocinio dell’Agente della Riscossione è legittimo anche tramite avvocati del libero foro. Annullata una decisione di merito che aveva dichiarato inammissibile l’appello dell’ente per vizio di rappresentanza. La scelta di un avvocato privato non richiede formalità specifiche ed è una facoltà pienamente riconosciuta all’ente, come chiarito dalle Sezioni Unite.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Patrocinio Agente Riscossione: La Cassazione Conferma la Legittimità dell’Avvocato Privato

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale per il contenzioso tributario: il patrocinio dell’Agente della Riscossione è pienamente valido anche quando affidato a un avvocato del libero foro. Questa decisione chiarisce che la scelta di non avvalersi dell’Avvocatura dello Stato non rende, di per sé, inammissibile l’atto processuale, mettendo fine a un’incertezza che poteva penalizzare l’azione dell’ente.

Il Caso: Un Appello Dichiarato Inammissibile

La vicenda trae origine da un’intimazione di pagamento per l’Irpef relativa al 2004, notificata a un contribuente. Quest’ultimo impugnava l’atto, lamentando il difetto di notifica delle cartelle esattoriali presupposte e la prescrizione dei crediti. La Commissione Tributaria Provinciale accoglieva le ragioni del contribuente.

L’Agente della Riscossione proponeva appello, ma la Commissione Tributaria Regionale lo dichiarava inammissibile. Il motivo? L’ente si era costituito in giudizio tramite un avvocato del libero foro, una scelta che, secondo il giudice d’appello, rendeva invalida la sua costituzione. Contro questa decisione, l’Agente della Riscossione ha presentato ricorso in Cassazione.

La Questione sul Patrocinio dell’Agente Riscossione

Il punto centrale del ricorso verteva sulla legittimità per l’Agente della Riscossione di farsi rappresentare in giudizio da avvocati privati anziché, come di norma accade per le amministrazioni statali, dall’Avvocatura dello Stato. I giudici di secondo grado avevano ritenuto questa scelta un vizio insanabile, tale da precludere l’esame nel merito dell’appello.

L’Agente della Riscossione ha contestato questa interpretazione, sostenendo che la normativa vigente, anche alla luce di recenti interventi legislativi e di interpretazione autentica, consente esplicitamente questa facoltà. La questione, quindi, non era se l’appello fosse fondato o meno, ma se l’Agente avesse il diritto di presentarlo con il difensore scelto.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agente della Riscossione, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa alla Commissione Tributaria Regionale per un nuovo esame.

I giudici di legittimità hanno richiamato l’orientamento consolidato delle Sezioni Unite (sentenza n. 30008 del 2019), che ha già risolto in modo definitivo la controversia sulla difesa in giudizio dell’ente.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che, a seguito della successione ad Equitalia, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha una facoltà di scelta per la propria difesa legale. Può avvalersi:
1. Dell’Avvocatura dello Stato: per i casi previsti da un’apposita convenzione, come questioni di massima importanza o con notevoli riflessi economici.
2. Di avvocati del libero foro: in tutti gli altri casi, senza bisogno di alcuna formalità specifica o di una delibera motivata.

La scelta di utilizzare un avvocato privato, quindi, non è un’eccezione da giustificare, ma una modalità di difesa ordinaria e pienamente legittima. La costituzione in giudizio tramite un avvocato del libero foro implica automaticamente la sussistenza dei presupposti di legge per tale scelta, senza che l’ente debba fornire alcuna prova o allegazione specifica al riguardo. Di conseguenza, la Commissione Tributaria Regionale ha errato nel dichiarare inammissibile l’appello per un presunto vizio di rappresentanza.

Le conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio di fondamentale importanza pratica: il patrocinio dell’Agente della Riscossione è flessibile. I giudici tributari non possono dichiarare inammissibile un atto solo perché l’ente è difeso da un avvocato privato. La decisione della Cassazione garantisce certezza giuridica e permette all’Agente della Riscossione di organizzare la propria difesa in modo efficiente, scegliendo lo strumento più adeguato a seconda del caso. La causa ora torna al giudice di secondo grado, che dovrà finalmente esaminare il merito delle questioni sollevate nell’appello.

L’Agente della Riscossione può essere rappresentato in giudizio da un avvocato privato?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che l’Agente della Riscossione può legittimamente avvalersi del patrocinio di avvocati del libero foro, oltre che dell’Avvocatura dello Stato, a seconda dei casi.

È necessaria una delibera specifica per nominare un avvocato del libero foro?
No, la sentenza chiarisce, richiamando le Sezioni Unite, che per avvalersi di un avvocato privato non è richiesta alcuna apposita delibera o altra formalità, tranne nei casi specificamente riservati all’Avvocatura dello Stato da apposita convenzione.

Cosa succede se un giudice dichiara un atto inammissibile a causa del patrocinio di un avvocato privato?
Come dimostra questo caso, la decisione del giudice è errata e può essere annullata dalla Corte di Cassazione. La scelta del patrocinio rientra nella facoltà dell’ente e non costituisce un vizio di rappresentanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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