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Giurisprudenza Tributaria

Liquidazione spese legali: sotto il minimo è illegittima
Un comune ha perso un ricorso in Cassazione su accertamenti Tasi. La Corte ha però accolto il ricorso incidentale del contribuente, annullando la parte della sentenza d'appello relativa alla liquidazione spese legali. La somma di 500 euro è stata ritenuta illegittima perché notevolmente inferiore ai minimi tariffari, ledendo il decoro professionale dell'avvocato. Il caso è stato rinviato per una nuova quantificazione.
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IRAP avvocati pubblici: chi paga il conto finale?
Un avvocato dipendente di un ente comunale ha contestato la trattenuta a titolo di IRAP operata dal Comune sui suoi compensi professionali. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4681/2024, ha stabilito che l'onere relativo all'IRAP avvocati pubblici grava esclusivamente sull'ente datore di lavoro. Di conseguenza, la trattenuta diretta dalla retribuzione del legale è illegittima. L'ente deve, invece, accantonare preventivamente le somme necessarie a coprire l'imposta dal fondo destinato ai compensi, sulla base di un regolamento o di un accordo collettivo.
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Fatture false: onere della prova e diligenza
Una società del settore calzaturiero ha impugnato un avviso di accertamento che negava la detrazione IVA per operazioni soggettivamente inesistenti. L'Agenzia delle Entrate sosteneva che il fornitore fosse una società fittizia e che il contribuente fosse consapevole della frode. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che l'amministrazione finanziaria può dimostrare la frode tramite presunzioni. Spetta poi al contribuente dimostrare di aver agito con la massima diligenza per non essere coinvolto nell'evasione, prova che la società non è riuscita a fornire. Il ricorso è stato rigettato con condanna per abuso del processo.
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Costi indeducibili: prova sempre a carico dell’azienda
Una società impugna un avviso di accertamento per costi indeducibili. La Cassazione rigetta il ricorso, confermando che spetta al contribuente provare l'inerenza dei costi di riparazione e l'effettività delle operazioni contestate, anche in caso di archiviazione penale.
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Errore di fatto: i limiti della revocazione in Cassazione
Una società ha richiesto la revocazione di una sentenza della Cassazione relativa a un rimborso IVA, sostenendo un errore di fatto. La Corte ha respinto la richiesta, specificando che l'errore revocatorio deve essere una svista percettiva e non un errore di giudizio legale o di valutazione di fatti discussi. Gli errori contestati sono stati classificati come errori di diritto o semplici lapsus calami, al di fuori dell'ambito della revocazione.
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Estinzione giudizio tributario: la definizione agevolata
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione di un giudizio tributario a seguito dell'adesione del contribuente alla definizione agevolata. Il caso riguardava un accertamento per IVA, IRPEF e IRAP. Nonostante il ricorso pendente da parte dell'Agenzia Fiscale, l'istanza di rottamazione-bis e il relativo pagamento da parte del contribuente hanno comportato la chiusura del contenzioso per legge, senza alcuna statuizione sulle spese.
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Accertamento bancario: onere della prova e documenti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4662/2024, ha rigettato il ricorso dell'Agenzia delle Entrate in un caso di accertamento bancario. La Corte ha stabilito che la valutazione delle prove fornite dal contribuente per superare la presunzione legale è di competenza del giudice di merito. Inoltre, ha chiarito che il divieto di utilizzare in giudizio documenti non esibiti in fase amministrativa opera solo se vi è stata una specifica richiesta da parte degli uffici, richiesta che l'Agenzia non ha dimostrato di aver fatto.
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Vizio di notifica: quando è sanabile secondo la Cassazione
Una società ha impugnato un'intimazione di pagamento lamentando un vizio di notifica della cartella presupposta. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che l'impugnazione stessa sana i vizi di notificazione, che sono considerati cause di nullità e non di inesistenza giuridica dell'atto. La Corte ha chiarito che la notifica, anche se viziata, raggiunge il suo scopo quando il destinatario ne viene a conoscenza e agisce in giudizio, spostando la controversia sul merito della pretesa tributaria.
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Imposta regionale concessioni: quando è dovuta?
Una società ha impugnato un avviso di accertamento per l'imposta regionale concessioni su un'area portuale. La Corte di Cassazione ha stabilito che l'imposta è dovuta perché il presupposto è l'uso di un bene demaniale dello Stato, a prescindere da chi rilasci la concessione. Tuttavia, ha annullato sanzioni e interessi a causa dell'obiettiva incertezza normativa sulla materia, confermata da circolari amministrative e dalla passata inerzia dell'ente impositore. La Corte ha anche chiarito che il raddoppio del contributo unificato non si applica ai processi tributari.
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Art. 20 T.U.R.: stop alla riqualificazione fiscale
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell'Agenzia delle Entrate che aveva riqualificato un'operazione di conferimento di ramo d'azienda seguita da cessione di quote come un'unica cessione d'azienda. Applicando la nuova formulazione dell'art. 20 T.U.R., la Corte ha stabilito che l'imposta di registro deve essere applicata solo sulla base della natura e degli effetti giuridici del singolo atto presentato alla registrazione, senza considerare elementi extra-testuali o atti collegati. L'eventuale abuso del diritto va contestato tramite l'art. 10-bis dello Statuto del Contribuente.
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Carenza d’interesse: appello inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società contro un avviso di accertamento IVA. Sebbene la società avesse richiesto una definizione agevolata del debito, non ha fornito prova della sua congruità. La Corte ha interpretato tale comportamento come una sopravvenuta carenza d'interesse a proseguire il giudizio, portando alla declaratoria di inammissibilità anziché alla cessazione della materia del contendere.
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Sopravvenienza attiva e oneri non fatturati: la guida
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4666/2024, ha chiarito che i costi annotati in contabilità come "fatture da ricevere" e non pagati per un lungo periodo possono generare una sopravvenienza attiva tassabile. Il caso riguardava una società a cui l'Amministrazione Finanziaria aveva contestato la deduzione di costi per diversi esercizi, poiché le relative fatture non erano mai state emesse dai fornitori. La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell'Agenzia, stabilendo che la prolungata assenza di fatturazione e di richieste di pagamento costituisce una presunzione sufficiente della cancellazione del debito, trasformandolo in un componente positivo di reddito per l'impresa. La Corte ha inoltre precisato che la sospensione feriale dei termini si applica anche quando scade un termine perentorio durante il mese di agosto, anche in presenza di precedenti sospensioni speciali.
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Imposta di registro: no a riqualificazione di atti
La Corte di Cassazione ha stabilito che, ai fini dell'imposta di registro, una serie di operazioni societarie (conferimento, cessione di quote, fusione) non può essere riqualificata come un'unica cessione d'azienda. La valutazione fiscale deve basarsi sul singolo atto, senza considerare elementi esterni o il risultato economico complessivo, applicando il principio dell'imposta d'atto.
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Operazioni inesistenti: onere della prova del Fisco
Una società ha contestato un accertamento fiscale per costi relativi a presunte operazioni inesistenti. La Corte di Cassazione ha confermato la pretesa dell'Amministrazione Finanziaria, stabilendo che, una volta forniti dall'ente impositore elementi presuntivi sulla fittizietà delle transazioni, l'onere di dimostrarne la reale esistenza si sposta sul contribuente. La Corte ha inoltre precisato che prove formali come le fatture o un decreto di archiviazione penale non sono di per sé sufficienti a superare tale onere.
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Responsabilità legale rappresentante: le novità
La Cassazione chiarisce la responsabilità legale rappresentante di un'associazione non riconosciuta. Un accordo fiscale (accertamento con adesione) stipulato dal successore non estingue il debito del precedente amministratore, che rimane coobbligato in solido. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva erroneamente liberato l'ex rappresentante, affermando che l'accordo non ha effetto novativo.
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Qualificazione giuridica ente: appello inammissibile
L'Agenzia delle Entrate ha contestato la qualificazione giuridica di un ente sportivo, trattandolo come società di fatto a scopo di lucro. La Commissione Tributaria Regionale ha dichiarato l'appello dell'Agenzia inammissibile per un vizio procedurale, ovvero la modifica della domanda in appello. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, dichiarando il ricorso dell'Agenzia inammissibile perché non aveva contestato la specifica motivazione processuale (ratio decidendi), ma solo le argomentazioni di merito, considerate irrilevanti (ad abundantiam).
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Onere probatorio tributario: la Cassazione decide
Una società impugna un avviso di accertamento per IRES sollevando molteplici questioni, tra cui il diniego di ammortamenti per mancata esibizione di documentazione ultradecennale e la legittimità di una ripresa a tassazione basata su un accertamento dell'anno precedente non ancora definitivo. La Corte di Cassazione, pur rigettando la maggior parte dei motivi e ribadendo il rigoroso onere probatorio tributario a carico del contribuente per i benefici fiscali, accoglie il ricorso sulla ripresa a tassazione. Viene stabilito che è illegittima una pretesa fiscale fondata su un atto presupposto la cui legittimità è ancora sub iudice, cassando con rinvio la sentenza su questo specifico punto.
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Operazioni inesistenti: Cassazione e buona fede
Una società di commercio autoveicoli si è vista negare la detrazione IVA e la deducibilità dei costi per operazioni soggettivamente inesistenti. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando la decisione dei giudici di merito. È stato ritenuto che la società non potesse invocare la buona fede, in quanto numerosi indizi gravi, precisi e concordanti (tra cui il rapporto con una società 'cartiera' priva di struttura e logica commerciale) dimostravano la sua consapevolezza di partecipare a un meccanismo fraudolento.
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Litisconsorzio necessario: accertamento nullo
La Corte di Cassazione ha annullato un intero procedimento tributario per un vizio di procedura. Una società di persone aveva impugnato un avviso di accertamento per omessa dichiarazione di redditi e IVA. La Corte ha stabilito che, data l'inscindibilità dell'accertamento che coinvolgeva sia l'IVA sia l'IRAP, era obbligatorio includere nel giudizio non solo la società ma anche tutti i suoi soci. Questa mancata inclusione ha violato il principio del litisconsorzio necessario, rendendo nullo l'intero processo e rinviando la causa al primo grado per essere celebrata nuovamente con la partecipazione di tutte le parti interessate.
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Imposta di Registro: Stop a riqualificazione extratestuale
Una società ha impugnato un avviso di liquidazione relativo all'imposta di registro per l'acquisto di una partecipazione totalitaria. L'Agenzia delle Entrate aveva riqualificato l'operazione come cessione di ramo d'azienda, applicando un'imposta proporzionale più elevata basandosi su atti negoziali collegati. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che, in base alla nuova formulazione retroattiva dell'art. 20 del T.U.R., l'imposta deve essere determinata unicamente sulla base del contenuto del singolo atto presentato alla registrazione, escludendo elementi extratestuali. Di conseguenza, l'avviso di liquidazione è stato annullato.
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