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Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia finanziamento socio: quando è tassata?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4754/2024, ha stabilito che la rinuncia a un finanziamento da parte di un socio a favore della propria società deve essere soggetta a imposta di registro proporzionale (0,5%) come remissione di debito, e non a imposta fissa come conferimento. La decisione si basa sull'interpretazione 'ab intrinseco' dell'atto, valorizzando la sua natura giuridica testuale rispetto alla finalità economica. La Corte ha chiarito che un atto unilaterale del socio non può essere qualificato come 'atto proprio della società', categoria riservata alle decisioni degli organi assembleari.
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Cessione quote: no riqualificazione per registro
La Corte di Cassazione ha stabilito che una operazione di cessione quote totalitaria non può essere riqualificata come cessione d'azienda ai fini dell'imposta di registro. La sentenza analizza la portata dell'art. 20 d.P.R. 131/1986, chiarendo che l'imposta si applica esclusivamente all'atto presentato per la registrazione e ai suoi effetti giuridici, senza poter considerare elementi esterni o la finalità economica complessiva dell'operazione. L'eventuale abuso del diritto va contestato tramite la procedura specifica dell'art. 10-bis dello Statuto del Contribuente.
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Valore venale aree fabbricabili: onere della prova
Un contribuente ha impugnato avvisi di accertamento IMU sostenendo di aver ceduto il diritto d'uso su un terreno. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4724/2024, si è concentrata su un aspetto cruciale: la determinazione del valore venale aree fabbricabili. Pur respingendo il ricorso del Comune sulla titolarità dell'imposta, ha accolto quello del contribuente, stabilendo che la motivazione del giudice di merito sul valore dell'immobile era solo apparente. La Corte ha affermato che le delibere comunali creano solo una presunzione di valore, che il contribuente può superare con prove contrarie. Il giudice è tenuto a valutare tali prove e non può respingerle con motivazioni generiche. Di conseguenza, la sentenza è stata cassata con rinvio per una nuova valutazione del valore imponibile.
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Giudicato esterno: non vale per società di comodo
Una società, ritenuta operativa in sentenze passate per gli anni 2007-2008, si è vista respingere il ricorso contro un accertamento per società di comodo per il 2011. La Cassazione ha negato l'efficacia del giudicato esterno, affermando che la non operatività va provata anno per anno e che l'eccezione non può essere sollevata per la prima volta in sede di legittimità.
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Giudicato esterno: limiti in materia tributaria
Una società è stata qualificata come 'non operativa' dall'Agenzia delle Entrate per il 2010. La società ha impugnato l'accertamento, sostenendo l'esistenza di un giudicato esterno favorevole relativo agli anni 2007 e 2008. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo due principi fondamentali: primo, l'eccezione di giudicato esterno deve essere sollevata nei gradi di merito e non per la prima volta in Cassazione; secondo, nel diritto tributario, per le imposte periodiche, una sentenza su un anno non si estende automaticamente agli anni successivi se riguarda questioni di fatto (come l'operatività) che devono essere accertate annualmente.
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Definizione agevolata controversie: la Cassazione rinvia
Un gruppo societario contesta l'applicazione dell'imposta di registro proporzionale su atti di accollo di debito. Durante il ricorso in Cassazione, una delle società aderisce alla definizione agevolata controversie tributarie. La Suprema Corte, in attesa di conoscere l'esito della procedura di definizione, non decide nel merito ma rinvia la causa a nuovo ruolo, ordinando all'Amministrazione Finanziaria di fornire informazioni scritte sull'esito della procedura entro 90 giorni. La decisione sottolinea l'impatto delle procedure di sanatoria fiscale sui processi in corso.
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Socio accomandante sanzioni: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4712/2024, ha stabilito che il socio accomandante è responsabile per le sanzioni fiscali derivanti da un maggior reddito accertato in capo alla società, anche se non partecipa alla gestione. Secondo la Corte, la colpa del socio risiede nell'omesso o insufficiente controllo sull'esattezza dei bilanci, un diritto-dovere previsto dal codice civile. L'irrilevanza della sua formazione professionale e la fiducia riposta negli altri soci amministratori non escludono la sua responsabilità. La sanzione per infedele dichiarazione, quindi, si applica anche al socio accomandante in virtù del principio di trasparenza fiscale.
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Valore venale aree fabbricabili: motivazione e stima
Un contribuente contesta avvisi di accertamento IMU sostenendo di aver ceduto il diritto d'uso dei terreni. La Corte di Cassazione, pur respingendo il ricorso del Comune su questo punto, accoglie il ricorso del contribuente su un aspetto cruciale: la determinazione del valore imponibile. La Corte ha stabilito che la motivazione della sentenza d'appello sul valore venale aree fabbricabili era meramente apparente, non avendo verificato se la stima del Comune rispettasse i criteri di legge. Di conseguenza, la sentenza è stata annullata con rinvio per una nuova valutazione.
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Esenzione accise carburante: noleggio non basta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4704/2024, ha stabilito che per ottenere l'esenzione accise carburante per imbarcazioni da diporto non è sufficiente la mera esistenza di un contratto di noleggio. È necessario dimostrare l'effettivo utilizzo commerciale dell'unità, in linea con il diritto dell'Unione Europea che prevale sulla normativa nazionale contrastante. La semplice qualificazione contrattuale non basta a garantire il beneficio fiscale, invertendo le decisioni dei giudici di merito e cassando la sentenza con rinvio.
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Accertamento induttivo: costi presunti da riconoscere
Una società ha contestato un avviso di accertamento fiscale basato sul metodo induttivo, che le imputava maggiori ricavi. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4690/2024, ha stabilito un principio fondamentale: nell'ambito di un accertamento induttivo, l'Amministrazione Finanziaria non può limitarsi a determinare i maggiori ricavi, ma deve anche riconoscere, seppur in via presuntiva o forfettaria, i costi correlati a tali ricavi. Questo per rispettare il principio costituzionale della capacità contributiva, secondo cui la tassazione deve colpire il reddito netto e non il profitto lordo. La Corte ha quindi cassato la sentenza precedente, rinviando il caso per una nuova determinazione del reddito imponibile che tenga conto anche dei costi non documentati.
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Riqualificazione atti: no a elementi extratestuali
Una società ha contestato un avviso di accertamento con cui l'Agenzia delle Entrate aveva applicato l'imposta di registro su un'operazione di conferimento immobiliare, procedendo a una riqualificazione atti e assimilando l'operazione a una compravendita. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, stabilendo che, in base alla nuova formulazione dell'art. 20 del d.P.R. 131/1986, l'imposta si applica solo in base al contenuto dell'atto presentato per la registrazione, senza poter considerare elementi extratestuali o atti collegati, come un precedente mutuo.
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Giudicato esterno e società di comodo: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4675/2024, ha stabilito che una precedente sentenza, passata in giudicato, che accerta la non operatività di una società per un determinato anno d'imposta, costituisce un giudicato esterno che vincola il giudice in una successiva controversia tra le stesse parti, anche se originata da un diverso atto impositivo. Nel caso specifico, una decisione su una cartella da controllo automatizzato che aveva analizzato anche il merito della questione ha precluso all'Amministrazione Finanziaria di emettere un nuovo accertamento sullo stesso presupposto.
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Liquidazione spese legali: sotto il minimo è illegittima
Un comune ha perso un ricorso in Cassazione su accertamenti Tasi. La Corte ha però accolto il ricorso incidentale del contribuente, annullando la parte della sentenza d'appello relativa alla liquidazione spese legali. La somma di 500 euro è stata ritenuta illegittima perché notevolmente inferiore ai minimi tariffari, ledendo il decoro professionale dell'avvocato. Il caso è stato rinviato per una nuova quantificazione.
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IRAP avvocati pubblici: chi paga il conto finale?
Un avvocato dipendente di un ente comunale ha contestato la trattenuta a titolo di IRAP operata dal Comune sui suoi compensi professionali. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4681/2024, ha stabilito che l'onere relativo all'IRAP avvocati pubblici grava esclusivamente sull'ente datore di lavoro. Di conseguenza, la trattenuta diretta dalla retribuzione del legale è illegittima. L'ente deve, invece, accantonare preventivamente le somme necessarie a coprire l'imposta dal fondo destinato ai compensi, sulla base di un regolamento o di un accordo collettivo.
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Fatture false: onere della prova e diligenza
Una società del settore calzaturiero ha impugnato un avviso di accertamento che negava la detrazione IVA per operazioni soggettivamente inesistenti. L'Agenzia delle Entrate sosteneva che il fornitore fosse una società fittizia e che il contribuente fosse consapevole della frode. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che l'amministrazione finanziaria può dimostrare la frode tramite presunzioni. Spetta poi al contribuente dimostrare di aver agito con la massima diligenza per non essere coinvolto nell'evasione, prova che la società non è riuscita a fornire. Il ricorso è stato rigettato con condanna per abuso del processo.
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Costi indeducibili: prova sempre a carico dell’azienda
Una società impugna un avviso di accertamento per costi indeducibili. La Cassazione rigetta il ricorso, confermando che spetta al contribuente provare l'inerenza dei costi di riparazione e l'effettività delle operazioni contestate, anche in caso di archiviazione penale.
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Errore di fatto: i limiti della revocazione in Cassazione
Una società ha richiesto la revocazione di una sentenza della Cassazione relativa a un rimborso IVA, sostenendo un errore di fatto. La Corte ha respinto la richiesta, specificando che l'errore revocatorio deve essere una svista percettiva e non un errore di giudizio legale o di valutazione di fatti discussi. Gli errori contestati sono stati classificati come errori di diritto o semplici lapsus calami, al di fuori dell'ambito della revocazione.
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Estinzione giudizio tributario: la definizione agevolata
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione di un giudizio tributario a seguito dell'adesione del contribuente alla definizione agevolata. Il caso riguardava un accertamento per IVA, IRPEF e IRAP. Nonostante il ricorso pendente da parte dell'Agenzia Fiscale, l'istanza di rottamazione-bis e il relativo pagamento da parte del contribuente hanno comportato la chiusura del contenzioso per legge, senza alcuna statuizione sulle spese.
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Accertamento bancario: onere della prova e documenti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4662/2024, ha rigettato il ricorso dell'Agenzia delle Entrate in un caso di accertamento bancario. La Corte ha stabilito che la valutazione delle prove fornite dal contribuente per superare la presunzione legale è di competenza del giudice di merito. Inoltre, ha chiarito che il divieto di utilizzare in giudizio documenti non esibiti in fase amministrativa opera solo se vi è stata una specifica richiesta da parte degli uffici, richiesta che l'Agenzia non ha dimostrato di aver fatto.
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Vizio di notifica: quando è sanabile secondo la Cassazione
Una società ha impugnato un'intimazione di pagamento lamentando un vizio di notifica della cartella presupposta. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che l'impugnazione stessa sana i vizi di notificazione, che sono considerati cause di nullità e non di inesistenza giuridica dell'atto. La Corte ha chiarito che la notifica, anche se viziata, raggiunge il suo scopo quando il destinatario ne viene a conoscenza e agisce in giudizio, spostando la controversia sul merito della pretesa tributaria.
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