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Giurisprudenza Tributaria

Cessione di cubatura: il valore al momento dell’atto
L'Agenzia delle Entrate contestava il calcolo di una plusvalenza su una vendita immobiliare, sostenendo che il valore derivante da una cessione di cubatura dovesse essere considerato solo dopo il rilascio del permesso di costruire. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la cessione di cubatura è un atto con effetti traslativi immediati. Di conseguenza, il suo valore economico deve essere incluso nel costo iniziale del bene dal momento dell'accordo, riducendo così la plusvalenza tassabile.
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Società estinta: nullo l’avviso di accertamento
Una ex socia di una S.r.l. riceve un'intimazione di pagamento per debiti tributari della società, che però era già stata cancellata dal registro delle imprese. La Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso, stabilendo che gli avvisi di accertamento notificati a una società estinta sono radicalmente nulli. Di conseguenza, anche la sentenza che ne aveva confermato la legittimità è da considerarsi giuridicamente inesistente e non può produrre effetti nei confronti della ex socia.
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Errore di fatto revocatorio: quando non è ammesso?
Un contribuente ha richiesto la revoca di un'ordinanza della Cassazione, sostenendo un errore di fatto sulla notifica di un atto. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che l'errore di fatto revocatorio riguarda una pura svista materiale e non un errore di valutazione su questioni procedurali controverse, come la validità di una notifica presso un determinato difensore.
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Operazioni inesistenti: onere della prova e ricavi
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5026/2024, ha rigettato il ricorso di un'impresa di ingegneria contro un avviso di accertamento per operazioni inesistenti. La Corte ha confermato che spetta al contribuente l'onere di provare l'effettività delle operazioni contestate dall'Amministrazione Finanziaria. Inoltre, ha stabilito che per ottenere la sterilizzazione dei ricavi correlati a costi indeducibili, il contribuente deve dimostrare la fittizietà anche di tali ricavi, una prova non fornita nel caso di specie.
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Errore materiale contributo unificato: la correzione
La Corte di Cassazione interviene per correggere un errore materiale in una propria precedente sentenza. La decisione originaria aveva disposto il raddoppio del contributo unificato a carico della parte soccombente, senza considerare che il giudizio, avendo ad oggetto il credito professionale di un difensore d'ufficio, poteva essere esente dal versamento. La Corte chiarisce che il giudice deve limitarsi ad attestare la sussistenza dei presupposti processuali per il raddoppio (es. rigetto dell'impugnazione), ma non può accertare la debenza del contributo iniziale, competenza che spetta all'amministrazione. Di conseguenza, ha corretto la sentenza aggiungendo la clausola condizionale 'se il contributo unificato è dovuto', sanando così l'errore materiale.
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Onere della prova frode IVA: la Cassazione decide
In un caso di presunta frode carosello, la Corte di Cassazione ha chiarito la ripartizione dell'onere della prova in materia di frode IVA. Se l'Agenzia Fiscale fornisce indizi gravi, precisi e concordanti sulla fittizietà del fornitore e sulla consapevolezza del cessionario, spetta a quest'ultimo dimostrare di aver agito con la massima diligenza per evitare il coinvolgimento. La mera regolarità formale dei documenti non è sufficiente a provare la buona fede. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva erroneamente accolto le ragioni del contribuente.
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Definizione agevolata: ricorso inammissibile
Una società e due privati cittadini hanno impugnato un avviso di accertamento fiscale. Durante il giudizio in Cassazione, hanno aderito alla definizione agevolata dei carichi tributari. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per sopravvenuta carenza d'interesse, stabilendo che l'adesione alla sanatoria fiscale prevale sulla volontà di proseguire il contenzioso.
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Ravvedimento operoso IRAP: no per pagamenti tardivi
Un istituto di credito ha contestato una cartella di pagamento per il tardivo versamento dell'IRAP relativa all'anno 2005, sostenendo di aver sanato la violazione tramite ravvedimento operoso IRAP. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che una specifica norma del 2005 (D.L. n. 106/2005) escludeva l'applicazione del ravvedimento per qualsiasi violazione relativa al versamento del saldo IRAP per quel periodo, includendo sia i pagamenti tardivi che quelli incompleti, e non solo le omissioni totali.
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Art. 20 TUR: no a elementi esterni per la tassa
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5016/2024, ha stabilito che ai fini dell'imposta di registro, la qualificazione di un atto deve basarsi esclusivamente sul suo contenuto intrinseco. L'Agenzia delle Entrate non può riqualificare una compravendita di beni in cessione di ramo d'azienda utilizzando elementi esterni o atti collegati, in applicazione del nuovo Art. 20 TUR. Il caso riguardava la vendita di reti idriche tra due società, ma l'operazione è stata considerata legittima e non elusiva.
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Avviso di accertamento: onere della prova e sanzioni
Una società ha impugnato un avviso di accertamento IRES, contestando la legittimità della firma, il mancato contraddittorio preventivo, il diniego all'ammortamento dell'avviamento per documentazione ultra-decennale e le sanzioni. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della società, ribadendo che l'onere della prova per i benefici fiscali grava sul contribuente, il quale deve conservare la documentazione necessaria finché i periodi d'imposta non siano definiti. Ha invece accolto il ricorso dell'Agenzia delle Entrate, censurando la decisione di merito che aveva ritenuto provata la deducibilità di un fondo svalutazione crediti in assenza di prove analitiche. La sentenza sottolinea il rigore sull'onere della prova in materia fiscale.
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Accordo transattivo: come estingue il processo
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione di un giudizio tributario a seguito di un accordo transattivo raggiunto tra l'Agenzia Fiscale e la curatela fallimentare di una società. L'accordo, intervenuto durante il processo, ha comportato l'ammissione del debito tributario al passivo del fallimento, eliminando così l'oggetto della controversia e portando alla cessazione della materia del contendere.
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Impugnabilità estratto ruolo: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4995/2024, ha rigettato il ricorso di alcuni contribuenti che avevano impugnato degli estratti di ruolo per contestare cartelle di pagamento mai notificate. La Corte ha applicato la nuova normativa (art. 12, c. 4-bis, d.P.R. 602/1973), che limita l'impugnabilità dell'estratto di ruolo, richiedendo al contribuente di dimostrare un interesse ad agire concreto e attuale, non essendo più sufficiente la mera mancata notifica della cartella. La decisione conferma che questa nuova, più restrittiva, disciplina si applica anche ai giudizi pendenti.
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Onere della prova operazioni inesistenti: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5001/2024, chiarisce l'onere della prova in caso di operazioni inesistenti. L'Amministrazione Finanziaria deve fornire elementi presuntivi gravi, precisi e concordanti per contestare la fittizietà delle operazioni. Successivamente, spetta al contribuente dimostrare l'effettiva esistenza della prestazione, non essendo sufficiente la sola prova del pagamento delle fatture. La Corte ha cassato la decisione di merito che si era basata erroneamente sul principio di non contestazione dei pagamenti, senza valutare gli indizi di fittizietà forniti dall'Agenzia.
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Inammissibilità appello: basta l’avviso di ricevimento?
La Corte di Cassazione ha stabilito che non si incorre in inammissibilità appello nel processo tributario se, invece della ricevuta di spedizione, si deposita l'avviso di ricevimento che comprovi la tempestività della notifica e della costituzione in giudizio. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva erroneamente dichiarato inammissibile l'appello dell'Ente Fiscale, richiamando i principi consolidati delle Sezioni Unite in materia.
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Litisconsorzio processuale: appello nullo senza notifica
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4989/2024, ha stabilito che in un contenzioso tributario, l'omessa notifica del ricorso a una delle parti necessarie del precedente grado di giudizio, come l'Agenzia delle Entrate, determina la necessità di integrare il contraddittorio. La Corte ha rilevato un'ipotesi di litisconsorzio processuale e ha rinviato la causa a nuovo ruolo, concedendo un termine perentorio per sanare il vizio di notifica, senza decidere nel merito.
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Reddito fondiario comodato: chi paga le tasse?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5000/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di reddito fondiario e comodato. Nel caso esaminato, dei genitori avevano concesso un immobile in comodato ai figli, i quali lo avevano poi affittato a terzi percependo il canone. La Corte ha chiarito che l'obbligo di dichiarare il reddito derivante dalla locazione spetta esclusivamente al proprietario dell'immobile (comodante) e non a chi lo detiene in comodato (comodatario). La decisione si fonda sulla distinzione tra diritto reale, che genera il reddito fondiario, e diritto personale di godimento, che non trasferisce la titolarità fiscale del reddito.
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Onere della prova operazioni inesistenti: la Cassazione
Un professionista si è visto contestare la deducibilità di alcuni costi per servizi e carburante, ritenuti fittizi dall'Amministrazione Finanziaria. La Corte di Cassazione, ribaltando le decisioni dei gradi inferiori, ha stabilito che in presenza di seri indizi di fittizietà forniti dal Fisco, l'onere della prova per le operazioni inesistenti si sposta sul contribuente. Quest'ultimo deve dimostrare l'effettiva esistenza delle operazioni, non essendo sufficienti la mera regolarità contabile o una perizia di parte. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.
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Litisconsorzio processuale: guida alla Cassazione
Un contribuente ha impugnato una cartella esattoriale per un vizio di notifica avvenuta durante il suo fallimento. La Corte di Cassazione, prima di esaminare il merito, ha rilevato un difetto procedurale: il ricorso non era stato notificato all'Agenzia delle Entrate, parte del giudizio precedente. Di conseguenza, ha emesso un'ordinanza interlocutoria, evidenziando la necessità del litisconsorzio processuale e ordinando l'integrazione del contraddittorio.
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Carenza di interesse: appello inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'associazione culturale contro l'Agenzia delle Entrate a causa di una sopravvenuta carenza di interesse. Le parti avevano raggiunto un accordo conciliativo durante il giudizio, evento che, secondo la Corte, ha eliminato l'interesse del ricorrente a ottenere una decisione nel merito, rendendo l'impugnazione inammissibile. Le spese processuali sono state compensate.
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Fatture soggettivamente inesistenti: la prova presuntiva
Con l'ordinanza n. 4970/2024, la Cassazione ha stabilito che, in caso di fatture soggettivamente inesistenti, la prova della consapevolezza del contribuente di partecipare a una frode può essere fornita dall'Amministrazione Finanziaria anche tramite presunzioni. Spetta poi al contribuente dimostrare di aver agito con la massima diligenza. La Corte ha inoltre chiarito che le somme a titolo di risarcimento danni sono escluse dalla base imponibile IVA.
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