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Giurisprudenza Tributaria

Prescrizione debiti fiscali: la notifica alla società
La Corte di Cassazione ha stabilito che la prescrizione dei debiti fiscali relativi all'IRPEF è decennale. Inoltre, ha chiarito che la notifica di una cartella di pagamento a una società di persone interrompe la prescrizione anche per i soci illimitatamente responsabili, in virtù del vincolo di solidarietà. La Corte ha quindi annullato la decisione precedente che aveva erroneamente dichiarato prescritto il debito di un socio, al quale la cartella era stata notificata cinque anni dopo la notifica alla società.
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Notifica irreperibilità assoluta: doveri del messo
Un contribuente ha contestato alcune cartelle di pagamento per un vizio di notifica. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell'Ente Fiscale, confermando che per una valida notifica per irreperibilità assoluta, il messo notificatore deve dimostrare di aver effettuato ricerche approfondite del destinatario in tutto il territorio comunale, non solo presso l'ultimo indirizzo noto. La mancanza di tale prova rende la notifica nulla.
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Riporto perdite fusione: il test di vitalità decisivo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 27058/2025, ha stabilito che per il riporto perdite fusione, il 'test di vitalità' della società incorporata deve essere superato non solo per l'esercizio precedente, ma anche per il periodo di retrodatazione fiscale della fusione. Il caso riguardava una società che, dopo averne incorporata un'altra, aveva indebitamente utilizzato le perdite fiscali di quest'ultima. La Corte ha accolto il ricorso dell'Agenzia delle Entrate, affermando che l'estensione del test a tale periodo è essenziale per prevenire l'incorporazione di 'scatole vuote' a soli fini elusivi.
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Autonoma organizzazione: IRAP non dovuta dal socio
La Corte di Cassazione ha stabilito che un professionista, pur essendo socio di una grande società di consulenza e operando al suo interno, non è soggetto a IRAP se non possiede una propria autonoma organizzazione. La sentenza chiarisce che l'utilizzo di strutture altrui non integra il presupposto impositivo, in quanto è necessario che il professionista sia titolare e responsabile della struttura organizzativa. Di conseguenza, il professionista ha ottenuto il rimborso dell'imposta versata, poiché la sua attività era interamente inserita nell'organizzazione della società committente.
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Difetto di giurisdizione per multe e contributi INPS
La Corte di Cassazione ha stabilito il difetto di giurisdizione del giudice tributario per le controversie relative a contributi previdenziali e sanzioni stradali, assegnandole al giudice ordinario. La sentenza chiarisce anche le regole per la notifica degli atti: è valida la consegna al portiere con semplice invio della raccomandata informativa, ma non quella basata su una erronea dichiarazione di irreperibilità assoluta del contribuente.
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Notifica cartella esattoriale: quando la prova manca
Un'organizzazione non profit contesta un pignoramento, lamentando la mancata notifica della cartella esattoriale presupposta. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la sentenza d'appello è nulla se si limita ad affermare genericamente che la notifica è avvenuta regolarmente, senza fornire una motivazione specifica e dettagliata basata sulle prove. Viene ribadito che l'onere di provare la corretta notifica della cartella esattoriale spetta all'ente di riscossione.
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Operazioni oggettivamente inesistenti: il caso IVA
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di operazioni oggettivamente inesistenti relative a compravendite circolari di energia elettrica. L'Agenzia delle Entrate aveva negato la detrazione IVA a una società, sostenendo la fittizietà delle transazioni, provata da un solido quadro indiziario. Le commissioni tributarie di merito avevano dato ragione al contribuente, basandosi erroneamente su un decreto di archiviazione penale e su una presunta 'communis opinio' giurisprudenziale. La Cassazione ha cassato la sentenza, ribadendo che il giudice tributario deve valutare autonomamente le prove, poiché l'archiviazione penale non ha efficacia di giudicato nel processo tributario. La causa è stata rinviata per un nuovo esame che tenga conto di tutti gli indizi di inesistenza delle operazioni.
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Operazioni soggettivamente inesistenti: Cassazione
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di operazioni soggettivamente inesistenti relative a fatture per sponsorizzazioni fittizie. L'ordinanza conferma che, per dedurre l'IVA, il contribuente ha l'onere di provare la propria buona fede e che la semplice regolarità formale dei pagamenti è insufficiente. Viene inoltre ribadito che il raddoppio dei termini di accertamento è legato all'obbligo di denuncia penale, indipendentemente dall'esito del procedimento penale stesso.
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Autonoma organizzazione: quando non si paga l’IRAP
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 27051/2025, ha chiarito i confini del presupposto impositivo dell'IRAP per i professionisti. Il caso riguardava un consulente, socio di una grande società di revisione, che chiedeva il rimborso dell'imposta versata sostenendo di non disporre di un'autonoma organizzazione. La Corte ha accolto la sua tesi, stabilendo che essere inseriti nella struttura organizzativa di un terzo, anche in qualità di socio, non è sufficiente per far sorgere l'obbligo di versare l'IRAP. È necessario che il professionista sia il titolare e il responsabile diretto di tale organizzazione. La Corte ha inoltre accolto il ricorso del contribuente sulla liquidazione delle spese legali, ritenuta eccessivamente bassa dal giudice di secondo grado.
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Detrazione IVA: la prova della buona fede del cessionario
La Corte di Cassazione ha negato la detrazione IVA a una società acquirente di autoveicoli, confermando la decisione della Commissione Tributaria Regionale. L'amministrazione finanziaria aveva provato che le operazioni erano soggettivamente inesistenti e che l'acquirente era consapevole di partecipare a una frode fiscale, rendendo irrilevante la regolarità formale delle fatture.
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Operazioni inesistenti: prova e motivazione dell’atto
Una società ha impugnato un avviso di accertamento per operazioni inesistenti (sovrafatturazione), lamentando vizi di motivazione e carenza di prove. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della società, chiarendo che per le operazioni inesistenti l'Amministrazione Finanziaria può basarsi su presunzioni, come fatture alterate, e che un avviso non deve necessariamente allegare atti esterni se ne riproduce il contenuto essenziale. La Corte ha però accolto il ricorso dell'Agenzia delle Entrate, annullando la sentenza di merito per motivazione apparente su altre fatture contestate.
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Società di comodo: prova contraria e i limiti all’IVA
Una società immobiliare, ritenuta 'società di comodo' per non aver raggiunto i ricavi minimi presunti, si è vista dare ragione solo in parte dalla Corte di Cassazione. Per le imposte dirette (IRES/IRAP), la Corte ha stabilito che la crisi del mercato e la rinegoziazione dei canoni non sono prove sufficienti a superare la presunzione. Tuttavia, per l'IVA, richiamando una sentenza della Corte di Giustizia UE, ha affermato che la normativa nazionale sulle società di comodo non può limitare il diritto alla detrazione, a meno che non sia provata una frode o un abuso.
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Accertamento IMU nullo: la motivazione è obbligatoria
Un ente pubblico per l'edilizia residenziale ha contestato un avviso di accertamento IMU relativo ai suoi immobili destinati ad alloggi sociali. L'ente aveva richiesto l'esenzione fiscale, ma l'avviso non specificava le ragioni del diniego. La Corte di Cassazione ha dichiarato l'accertamento IMU nullo, stabilendo che l'ente impositore ha l'obbligo di fornire una motivazione specifica quando nega un'esenzione richiesta, soprattutto se il richiedente è un soggetto istituzionale qualificato come un IACP.
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Operazioni inesistenti: quando i costi sono deducibili?
Una società di vendita auto è stata accusata dall'Amministrazione Finanziaria di aver utilizzato società fittizie per realizzare operazioni inesistenti al fine di evadere l'IVA. La Corte di Cassazione ha confermato l'accertamento fiscale ma ha rinviato il caso, stabilendo un principio fondamentale: anche in presenza di ricavi non dichiarati, l'autorità fiscale deve riconoscere i relativi costi, seppur presunti, sostenuti per generarli. Questa decisione accoglie parzialmente il ricorso del contribuente, ponendo l'accento sulla corretta determinazione del reddito imponibile.
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IMU immobile abusivo: si paga anche se da demolire
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27018/2025, ha stabilito che l'IMU su un immobile abusivo è dovuta anche in presenza di un ordine di demolizione. La Corte ha chiarito che l'irregolarità urbanistica non equivale alla 'inagibilità' che darebbe diritto a una riduzione d'imposta. Il presupposto per la tassazione è l'esistenza fisica del fabbricato e la sua suscettibilità di essere iscritto in catasto, a prescindere dalla sua conformità edilizia.
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Immobili abusivi e TASI: si paga fino alla demolizione
La Corte di Cassazione ha stabilito che gli immobili abusivi, anche se oggetto di un ordine di demolizione, sono pienamente soggetti al pagamento della TASI. La sentenza chiarisce che, ai fini fiscali, l'irregolarità urbanistica non equivale a inagibilità e non giustifica una riduzione dell'imposta. Il presupposto impositivo è la potenziale redditività del bene, che cessa solo con la sua effettiva demolizione, non con il solo ordine amministrativo.
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Immobili abusivi ICI: quando si paga l’imposta?
Una società fallita ha contestato le richieste di pagamento dell'ICI per gli anni 2010-2011 relative a immobili oggetto di ordinanze di demolizione non eseguite. Sosteneva che l'imposta dovesse essere calcolata solo sul valore dell'area e non sul valore catastale degli edifici. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che, ai fini fiscali, un immobile è soggetto a ICI come 'fabbricato' finché è iscritto o iscrivibile al catasto. La sua natura abusiva o l'esistenza di un ordine di demolizione non modificano la base imponibile, che resta quella del fabbricato fino alla sua effettiva demolizione o trasferimento di proprietà.
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Accertamento analitico-induttivo: Cassazione conferma
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un accertamento analitico-induttivo a carico di un'impresa di confezioni. L'Agenzia delle Entrate aveva applicato una percentuale di ricarico media del 68% sui costi di lavorazione subappaltata, determinando maggiori ricavi. La Corte ha rigettato il ricorso del contribuente, chiarendo che la contestazione del metodo di calcolo del ricarico costituisce un riesame del merito, non consentito in sede di legittimità, e che la motivazione della sentenza d'appello era sufficiente.
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Accertamento induttivo: costi e ricavi da cartiere
Una società di commercio di autovetture è stata sottoposta ad accertamento induttivo per operazioni inesistenti e ricavi non contabilizzati. La Corte di Cassazione ha parzialmente accolto il ricorso, stabilendo un principio fondamentale: quando l'amministrazione finanziaria accerta maggiori ricavi, deve anche tenere conto dei costi correlati, anche se in via presuntiva, per garantire il rispetto del principio di capacità contributiva. La sentenza è stata cassata con rinvio per una nuova valutazione.
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Funzionario delegato: firma nulla se nominato dal Sindaco
La Corte di Cassazione ha annullato un avviso di accertamento ICI perché il funzionario delegato alla firma era stato nominato dal Sindaco e non dalla Giunta comunale. La Corte ha ribadito che la norma speciale in materia di ICI prevale sulla legge generale degli enti locali, rendendo l'atto nullo per vizio di incompetenza nella nomina.
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