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Giurisprudenza Tributaria

Accertamento con adesione: no novazione del debito

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19781/2025, ha stabilito che l’accertamento con adesione non ha effetto novativo sul debito tributario. Di conseguenza, le misure cautelari come l’ipoteca, iscritte sulla base della pretesa originaria, restano valide anche dopo l’accordo, a garanzia del debito rinegoziato. La Corte sottolinea la natura pubblicistica dell’accordo, che lo differenzia dalla transazione civilistica, escludendo che l’obbligazione originaria venga sostituita da una nuova.

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Giudicato esterno tributario: limiti all'efficacia

Una socia di una s.a.s. ha impugnato una cartella di pagamento, sostenendo l’applicabilità di un precedente giudicato esterno tributario favorevole relativo a un’annualità diversa. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che l’efficacia estensiva di un giudicato è limitata. Una sentenza basata su una questione di diritto, come la tassabilità di una società estinta, non annulla automaticamente gli accertamenti per anni diversi, a differenza di una sentenza che decide su un fatto presupposto comune a tutte le annualità.

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Correzione errore materiale: quando il giudice sbaglia

Un cittadino ha contestato un decreto che gli imponeva 4.000 euro di spese legali per una controversia di soli 67,68 euro. La Corte di Cassazione, riconoscendo la sproporzione come un’evidente svista, ha accolto il ricorso per la correzione errore materiale. L’importo è stato rideterminato in 678 euro, stabilendo che tale procedura serve a correggere sviste palesi senza riaprire il merito della causa.

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Liquidazione spese processuali: i limiti del giudice

La Corte di Cassazione chiarisce i criteri per la liquidazione spese processuali. Anche se il compenso per una singola fase processuale è inferiore ai minimi tariffari, il ricorso viene respinto se l’importo totale liquidato per tutti i gradi di giudizio è superiore a quanto complessivamente spettante. La Corte sottolinea l’importanza di una valutazione globale piuttosto che parcellizzata.

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Rinuncia al credito: l'IVA è dovuta se si emette fattura

Una società di consulenza rinuncia a un credito verso la propria partecipata per coprirne le perdite, ma emette comunque le fatture con IVA. Chiede poi il rimborso dell’imposta, ritenendola non dovuta. La Cassazione, nonostante la rinuncia al credito, rigetta il ricorso: l’emissione della fattura rende l’IVA esigibile, indipendentemente dal pagamento o dalla sua rinuncia.

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Raddoppio dei termini: Cassazione chiarisce le regole

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21458/2025, interviene sul tema del raddoppio dei termini di accertamento in presenza di reati tributari. Il caso riguardava una società a cui l’Agenzia delle Entrate contestava costi indeducibili derivanti da fatture per operazioni inesistenti. La Corte ha chiarito che il raddoppio dei termini è legittimo se emerge l’obbligo di denuncia penale, anche per periodi d’imposta antecedenti al 2016. Ha inoltre cassato la sentenza d’appello per motivazione apparente, ribadendo che il giudice deve fornire una spiegazione concreta e non generica della sua decisione.

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Esenzione IMU beni merce: la dichiarazione non basta

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18944/2025, ha stabilito che per ottenere l’esenzione IMU beni merce non è sufficiente la mera presentazione di una dichiarazione. L’impresa costruttrice deve provare la sussistenza di tutti i requisiti di legge, tra cui la destinazione alla vendita e, soprattutto, la mancata locazione dell’immobile. La locazione, anche temporanea, è incompatibile con il beneficio fiscale. La Corte ha anche affrontato il tema delle sanzioni, chiarendo che la difficoltà di liquidità non costituisce forza maggiore e che il giudice deve pronunciarsi sulla richiesta di applicazione del cumulo giuridico.

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Estinzione del giudizio: la rinuncia al ricorso

Un Ente Locale aveva impugnato in Cassazione una sentenza della Commissione Tributaria Regionale. Successivamente, ha rinunciato al ricorso e il Consorzio controparte ha accettato la rinuncia. La Corte di Cassazione, di conseguenza, ha dichiarato l’estinzione del giudizio di legittimità, senza pronunciarsi sulle spese processuali.

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Notifica irreperibilità assoluta: i requisiti di validità

Un contribuente ha impugnato un’intimazione di pagamento sostenendo la mancata notifica degli avvisi di accertamento presupposti. L’Amministrazione Finanziaria aveva tentato una prima notifica per irreperibilità relativa (art. 140 c.p.c.) e una seconda per notifica irreperibilità assoluta (art. 60 d.P.R. 600/73). La Cassazione ha confermato la nullità della notifica, specificando che per l’irreperibilità relativa è necessaria la prova di ricezione della raccomandata informativa e, per l’irreperibilità assoluta, il notificatore deve documentare le ricerche effettive svolte per accertare l’assenza del destinatario dal comune.

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Motivazione apparente: quando la sentenza è valida?

Una società impugnava una decisione della Commissione Tributaria Regionale, lamentando una motivazione apparente e un’omessa pronuncia sulla prescrizione di sanzioni e interessi. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, specificando che una motivazione è valida se il suo percorso logico-giuridico è percepibile, anche se sintetico. Inoltre, ha chiarito che decidere sulla base di una carenza probatoria costituisce una pronuncia di merito e non un’omissione.

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Rottamazione quater: sospensione del processo?

Una società contesta un avviso di accertamento fiscale per l’anno 2004. Durante il ricorso in Cassazione, la società aderisce alla definizione agevolata dei debiti, nota come “rottamazione quater”. La Corte di Cassazione, rilevando che la questione fondamentale sugli effetti di tale adesione sui processi pendenti è stata rimessa alle Sezioni Unite, ha emesso un’ordinanza interlocutoria. La decisione è stata quella di rinviare la causa, in attesa che le Sezioni Unite chiariscano se la rottamazione quater comporti la sospensione del giudizio fino al completo pagamento o la sua estinzione immediata.

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Litisconsorzio necessario: processo nullo senza soci

Una contribuente, accusata di essere socia di una società di fatto creata per una frode fiscale, ha visto il suo processo annullato. La Corte di Cassazione ha stabilito la nullità dell’intero giudizio per violazione del litisconsorzio necessario, poiché non tutti i presunti soci erano stati coinvolti nel procedimento. Il caso è stato rinviato al primo grado.

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Plusvalenza lease back: come si tassa? La Cassazione

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito il corretto trattamento fiscale della plusvalenza lease back. L’Agenzia delle Entrate sosteneva la tassazione immediata e integrale nell’anno della cessione del bene. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando che la plusvalenza derivante da un’operazione di sale and lease-back deve essere ripartita e tassata lungo tutta la durata del contratto di leasing. Questa decisione si fonda sul principio della prevalenza della sostanza economica sulla forma giuridica, riconoscendo la natura finanziaria dell’operazione piuttosto che quella di una mera vendita.

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Estinzione giudizio Cassazione: cosa accade?

Un ente pubblico regionale ha presentato ricorso in Cassazione. A seguito della proposta di definizione del giudizio, l’ente non ha richiesto una decisione entro i termini previsti. La Corte ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio di Cassazione, assimilando l’inattività a una rinuncia al ricorso e condannando l’ente al pagamento delle spese legali a favore delle controparti, una società privata e l’amministrazione finanziaria.

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Operazioni inesistenti: onere della prova e IVA

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21498/2025, ha rigettato il ricorso della curatela fallimentare di una società vinicola contro un avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate. L’accertamento contestava la detrazione IVA per operazioni inesistenti, ovvero acquisti da presunte società “cartiere”. La Corte ha ribadito che, una volta che l’amministrazione finanziaria fornisce elementi presuntivi gravi, precisi e concordanti sulla fittizietà delle operazioni (come la mancanza di struttura operativa dei fornitori), l’onere della prova si sposta sul contribuente. Quest’ultimo deve dimostrare l’effettiva esistenza delle transazioni, non essendo sufficienti le sole fatture e la regolarità formale dei pagamenti, in quanto spesso parte integrante dello schema fraudolento.

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Nullità avviso di accertamento: firma e delega

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di secondo grado per un errore nell’analisi della delega di firma su un avviso di accertamento. Il caso riguarda un’associazione sportiva che contestava la validità dell’atto impositivo, sostenendo la nullità dell’avviso di accertamento per difetto di potere del funzionario firmatario. La Corte ha stabilito che il giudice di merito ha il dovere di esaminare concretamente i documenti prodotti, senza confondere i soggetti coinvolti. L’errata identificazione del delegante e del delegato equivale a un’omessa pronuncia, viziando la sentenza. Viene ribadito che spetta all’Amministrazione Finanziaria dimostrare la validità della delega quando questa viene contestata.

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Ricorso per Cassazione: i motivi di inammissibilità

Una società ha presentato un ricorso per cassazione contro un avviso di accertamento fiscale. La Suprema Corte ha dichiarato l’intero ricorso inammissibile perché tutti i dieci motivi di impugnazione criticavano l’atto impositivo originale anziché la sentenza della Commissione Tributaria Regionale. La decisione sottolinea il principio fondamentale secondo cui il ricorso in Cassazione deve contestare gli errori di diritto della sentenza impugnata, non riproporre le difese di merito.

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Compensazione spese legali: quando è illegittima?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20667/2025, ha stabilito l’illegittimità della compensazione spese legali in un contenzioso tributario. Nonostante la vittoria del contribuente, il giudice di secondo grado aveva compensato le spese. La Cassazione ha annullato tale decisione, affermando che, al momento della sentenza, la questione giuridica non era più controversa grazie a interventi legislativi e costituzionali. Pertanto, in assenza di reale incertezza, deve applicarsi il principio della soccombenza, secondo cui la parte che perde paga le spese.

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Accertamento bancario: costi presunti da dedurre

Una società di noleggio imbarcazioni e i suoi soci sono stati oggetto di un accertamento fiscale basato su movimentazioni bancarie non giustificate. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19739/2025, ha stabilito un principio fondamentale in tema di accertamento bancario costi: a fronte di ricavi determinati presuntivamente, l’imprenditore ha il diritto di opporre la prova contraria, eccependo una deduzione forfettaria dei costi di produzione. La Corte ha cassato la sentenza di merito che negava tale possibilità, rinviando il caso per un nuovo esame che tenga conto di questa incidenza percentuale dei costi.

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Vincoli di inedificabilità assoluta: no all'ICI

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21656/2025, ha rigettato il ricorso di un Comune, confermando che un terreno non è soggetto a ICI se gravato da vincoli di inedificabilità assoluta. La Corte ha chiarito che tali vincoli, derivanti da normative sovraordinate (ambientali, paesaggistiche), prevalgono sulla classificazione urbanistica comunale e rendono l’area non imponibile, trattandosi di un accertamento di fatto insindacabile in sede di legittimità.

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