La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21498/2025, ha rigettato il ricorso della curatela fallimentare di una società vinicola contro un avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate. L’accertamento contestava la detrazione IVA per operazioni inesistenti, ovvero acquisti da presunte società “cartiere”. La Corte ha ribadito che, una volta che l’amministrazione finanziaria fornisce elementi presuntivi gravi, precisi e concordanti sulla fittizietà delle operazioni (come la mancanza di struttura operativa dei fornitori), l’onere della prova si sposta sul contribuente. Quest’ultimo deve dimostrare l’effettiva esistenza delle transazioni, non essendo sufficienti le sole fatture e la regolarità formale dei pagamenti, in quanto spesso parte integrante dello schema fraudolento.
Continua »