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Ordinanza di assegnazione: tassa fissa o proporzionale?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha stabilito che l’ordinanza di assegnazione di un credito a seguito di pignoramento presso terzi è soggetta a imposta di registro in misura proporzionale e non fissa. La decisione si fonda sulla natura traslativa del provvedimento, che trasferisce coattivamente il credito dal debitore al creditore, configurandosi come un atto con effetti giuridici autonomi e non come mera esecuzione di una precedente sentenza.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Ordinanza di assegnazione: Tassa Fissa o Proporzionale? La Cassazione Chiarisce

L’imposta di registro applicabile a un’ ordinanza di assegnazione del credito è da tempo oggetto di dibattito. Si tratta di una tassa fissa, considerando l’atto come una mera fase esecutiva, oppure proporzionale, riconoscendone un effetto traslativo autonomo? La Corte di Cassazione ha recentemente fornito una risposta definitiva, consolidando un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza per i creditori che agiscono in via esecutiva.

I Fatti di Causa

Una società di servizi, creditrice in una procedura esecutiva, otteneva dal giudice un’ordinanza di assegnazione di somme dovute al proprio debitore da parte di un terzo. Successivamente, l’Amministrazione Finanziaria notificava un avviso di liquidazione con cui richiedeva il pagamento dell’imposta di registro in misura proporzionale (0,50%) calcolata sull’intero importo del credito assegnato.

La società impugnava l’avviso, sostenendo che tale provvedimento giudiziario dovesse essere assoggettato a imposta in misura fissa, in quanto privo di natura costitutiva o traslativa di diritti e non qualificabile come sentenza di condanna. Tuttavia, sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale respingevano il ricorso, confermando la legittimità della pretesa erariale. La questione giungeva così all’esame della Corte di Cassazione.

La Tassazione dell’Ordinanza di Assegnazione

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione dell’art. 8 della Tariffa, parte prima, allegata al d.P.R. n. 131/1986. La società ricorrente sosteneva che l’ ordinanza di assegnazione non avesse natura di accertamento di crediti né carattere costitutivo o traslativo di diritti, ma rappresentasse unicamente un atto del processo esecutivo. Di conseguenza, a suo avviso, avrebbe dovuto scontare l’imposta di registro in misura fissa.

Di parere opposto l’Amministrazione Finanziaria, la cui tesi è stata accolta nei gradi di merito e infine dalla Suprema Corte. Secondo questa interpretazione, il provvedimento con cui il giudice assegna il credito pignorato al creditore procedente ha un inconfondibile effetto traslativo. Esso, infatti, determina il trasferimento coattivo del credito dal patrimonio del debitore esecutato a quello del creditore, realizzando così un effetto giuridico autonomo e specifico.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendo il motivo infondato. Gli Ermellini hanno chiarito che, ai fini dell’imposta di registro, l’ ordinanza di assegnazione del credito, emessa ai sensi dell’art. 553 c.p.c., rientra a pieno titolo tra i “provvedimenti di aggiudicazione e quelli di assegnazione” menzionati nell’art. 8, comma 1, lett. a) della Tariffa.

La giurisprudenza di legittimità è costante nell’affermare la natura traslativa di tale ordinanza. Essa non è un semplice atto esecutivo, ma costituisce l’atto finale e conclusivo del procedimento di espropriazione verso terzi, determinando il trasferimento coattivo del credito pignorato. Questo effetto traslativo di un bene specifico (il credito) è proprio ciò che giustifica l’applicazione dell’imposta proporzionale, al pari di altri atti che trasferiscono diritti.

La Corte ha inoltre precisato che la pronuncia richiamata dalla ricorrente (Cass. n. 9400/2007) non smentisce questa conclusione, in quanto quel caso non affrontava specificamente la questione dell’efficacia traslativa dell’atto ai sensi della lettera a) dell’art. 8, ma si concentrava su altre ipotesi. La tassazione degli atti giudiziari, ha ribadito la Corte, si basa sul principio dell'”imposta d’atto”: si deve guardare al contenuto e agli effetti giuridici del singolo provvedimento da registrare. In questo caso, l’effetto è inequivocabilmente il trasferimento di un diritto di credito.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha affermato il seguente principio di diritto: l’ordinanza di assegnazione del credito ex art. 553 c.p.c. è soggetta ad autonoma tassazione rispetto al titolo esecutivo originario e, specificamente, all’imposta di registro in misura proporzionale. Ciò in virtù del suo effetto traslativo, che la riconduce ai provvedimenti previsti dall’art. 8, lett. a), della Tariffa allegata al Testo Unico sull’Imposta di Registro. Questa decisione consolida un orientamento chiaro, imponendo ai creditori di tenere conto di questo onere fiscale nel momento in cui ottengono l’assegnazione di somme in una procedura esecutiva.

Quale tipo di imposta di registro si applica all’ordinanza di assegnazione di un credito?
Si applica l’imposta di registro in misura proporzionale, calcolata sull’importo del credito assegnato.

Perché l’ordinanza di assegnazione è soggetta a imposta proporzionale e non fissa?
Perché, secondo la Corte di Cassazione, questo provvedimento ha un “effetto traslativo”, ovvero trasferisce coattivamente il diritto di credito dal debitore esecutato al creditore. Questo effetto è assimilabile agli atti di trasferimento di diritti, che scontano un’imposta proporzionale al loro valore.

L’ordinanza di assegnazione è considerata un semplice atto esecutivo ai fini fiscali?
No. Per l’imposta di registro, non è un mero atto esecutivo, ma un provvedimento con una propria autonomia giuridica e un proprio effetto impositivo, poiché realizza il trasferimento di un diritto patrimoniale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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