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Operazioni soggettivamente inesistenti: Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9894/2024, interviene su un caso di operazioni soggettivamente inesistenti. Viene rigettato il ricorso di un’azienda che aveva dedotto l’IVA da fatture emesse da una società ‘cartiera’. La Corte ribadisce che spetta all’Agenzia delle Entrate provare la fittizietà del fornitore e la consapevolezza del contribuente. Tuttavia, accoglie il motivo relativo all’applicazione del principio del ‘favor rei’, cassando la sentenza e rinviando alla commissione tributaria per il ricalcolo delle sanzioni secondo la normativa più favorevole.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Operazioni Soggettivamente Inesistenti: L’Onere della Prova e il Principio del Favor Rei

Il Caso: Deducibilità IVA e Operazioni Soggettivamente Inesistenti

La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 9894 del 11 aprile 2024 affronta nuovamente il delicato tema delle operazioni soggettivamente inesistenti e i confini dell’onere probatorio a carico dell’Amministrazione finanziaria e del contribuente. La vicenda riguarda una società che si è vista contestare la deducibilità dell’IVA per costi relativi a fatture emesse da un’altra impresa, ritenuta dall’Agenzia delle Entrate una mera ‘cartiera’.

Questo provvedimento offre spunti fondamentali sulla ripartizione dell’onere della prova in materia di frodi IVA e sull’applicazione del principio del favor rei per le sanzioni tributarie, un tema di costante attualità per imprese e professionisti.

La Vicenda Processuale: Dal Primo Grado alla Cassazione

Il percorso giudiziario inizia con un avviso di accertamento con cui l’Amministrazione finanziaria recuperava l’IVA indebitamente detratta da una società per l’anno d’imposta 2007. La contestazione si basava sulla presunta natura di ‘cartiera’ del fornitore, rendendo le operazioni, seppur forse materialmente eseguite, soggettivamente inesistenti.

Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) accoglieva il ricorso del contribuente, valorizzando l’avvenuto pagamento dell’IVA e l’archiviazione di un procedimento penale. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale (CTR), in accoglimento dell’appello dell’Agenzia, ribaltava la decisione, ritenendo che il contribuente non avesse superato la presunzione di coinvolgimento nella frode.

La società contribuente ha quindi presentato ricorso in Cassazione, articolato in nove motivi, lamentando tra le altre cose un’errata qualificazione dei fatti, la violazione del principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato e la decadenza del potere di accertamento.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato la maggior parte dei motivi di ricorso, confermando la solidità dell’impianto accusatorio dell’Agenzia delle Entrate e la correttezza della decisione della CTR sulla questione principale. Tuttavia, ha accolto l’ultimo motivo, relativo all’applicazione delle sanzioni.

Le Motivazioni: Ripartizione dell’Onere della Prova e altri motivi rigettati

La Corte ha ribadito il consolidato orientamento giurisprudenziale in materia di operazioni soggettivamente inesistenti. Spetta all’Amministrazione Finanziaria dimostrare, anche tramite presunzioni, non solo la natura fittizia del fornitore (la sua qualità di ‘cartiera’), ma anche la consapevolezza o la conoscibilità di tale frode da parte del cessionario (il contribuente). Una volta che l’Ufficio ha fornito questi elementi, l’onere della prova si sposta sul contribuente, che deve dimostrare di aver agito con la massima diligenza per non essere coinvolto nell’evasione.

Nel caso specifico, la Cassazione ha ritenuto che la CTR avesse correttamente applicato questi principi. Sono stati respinti i motivi con cui la società lamentava un’errata qualificazione dei fatti da ‘soggettivamente’ a ‘oggettivamente’ inesistenti, chiarendo che l’appello dell’Agenzia era chiaramente incentrato sull’inesistenza fattuale del fornitore, ovvero il suo essere una cartiera.

È stato inoltre rigettato il motivo sulla presunta decadenza dei termini per l’accertamento. La Corte ha confermato l’applicabilità del raddoppio dei termini in presenza di seri indizi di reato che obbligano alla denuncia penale, come avvenuto nel caso di specie.

Le Conclusioni: L’Applicazione del Favor Rei sulle Sanzioni

L’unico motivo accolto è stato quello relativo al ricalcolo delle sanzioni. La società ricorrente aveva invocato l’applicazione del principio del favor rei, secondo cui, in caso di successione di leggi, si applica quella più favorevole al trasgressore. Le sanzioni amministrative erano state irrogate prima dell’entrata in vigore del D.Lgs. 158/2015, che ha introdotto un regime sanzionatorio più mite.

La Corte ha ritenuto il motivo fondato, in quanto la questione era stata posta tempestivamente e in modo specifico. Pertanto, la sentenza impugnata è stata cassata su questo punto, con rinvio alla Commissione Tributaria Regionale in diversa composizione. Il giudice del rinvio dovrà quindi procedere a rideterminare le sanzioni applicando la normativa più favorevole sopravvenuta, oltre a decidere sulle spese di lite.

Cosa deve provare l’Agenzia delle Entrate in caso di operazioni soggettivamente inesistenti?
L’Agenzia delle Entrate deve provare due elementi: in primo luogo, l’oggettiva fittizietà del fornitore (cioè che si tratta di una ‘cartiera’); in secondo luogo, la consapevolezza o la conoscibilità della frode da parte del destinatario della fattura. Questa prova può essere fornita anche tramite presunzioni basate su elementi oggettivi e specifici.

Il pagamento effettivo dell’IVA al fornitore garantisce il diritto alla detrazione?
No. Secondo la Corte, il diritto alla detrazione dell’IVA sorge solo in relazione a operazioni imponibili effettivamente realizzate. La fittizietà del soggetto fornitore, nel quadro di un’operazione fraudolenta, impedisce la nascita stessa del diritto alla detrazione, a prescindere dal fatto che l’imposta sia stata materialmente versata al fornitore ‘cartiera’.

In che modo il principio del ‘favor rei’ ha influito sulla decisione?
Il principio del ‘favor rei’ ha portato all’accoglimento dell’unico motivo di ricorso ritenuto fondato. Poiché dopo la notifica dell’accertamento è entrata in vigore una normativa (D.Lgs. 158/2015) che prevede sanzioni amministrative più miti, la Corte ha stabilito che queste debbano essere applicate al caso di specie. Di conseguenza, ha annullato la sentenza sul punto delle sanzioni e ha rinviato il caso al giudice di merito per il loro ricalcolo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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