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Operazioni soggettivamente inesistenti: Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 26353/2025, ha chiarito i principi sulla deducibilità dei costi e la detraibilità dell’IVA in caso di operazioni soggettivamente inesistenti. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva annullato un avviso di accertamento, sottolineando che spetta al contribuente dimostrare la propria buona fede e l’estraneità alla frode per poter beneficiare della detrazione IVA, anche in regime di reverse charge. In caso di operazioni soggettivamente inesistenti, la consapevolezza della frode da parte dell’acquirente preclude la deducibilità dei costi.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Operazioni Soggettivamente Inesistenti: Guida alla Sentenza della Cassazione

Le operazioni soggettivamente inesistenti rappresentano una delle aree più complesse e rischiose del diritto tributario. Si tratta di operazioni commerciali reali, ma fatturate da un soggetto diverso da quello che ha effettivamente eseguito la prestazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sui criteri per la detrazione dell’IVA e la deduzione dei costi in questi scenari, ponendo l’accento sulla diligenza e la buona fede del contribuente. Analizziamo insieme la vicenda e i principi affermati dai giudici.

I Fatti del Caso: Una Controversia su Fatture e Rottami Metallici

Una società operante nel settore dei metalli riceveva un avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. L’Amministrazione contestava la deduzione di costi per circa 4,9 milioni di euro e la detrazione di IVA per quasi 1 milione di euro, relative a fatture per l’acquisto di rottami metallici. Secondo il fisco, tali fatture documentavano operazioni soggettivamente inesistenti, in quanto i fornitori indicati erano meri prestanome, mentre le cessioni erano state effettuate da altri soggetti.

La società contribuente impugnava l’atto, ottenendo un parziale accoglimento in primo grado e un annullamento totale dell’accertamento in appello. I giudici di secondo grado, pur riconoscendo la natura soggettivamente inesistente delle operazioni, avevano annullato l’avviso per vizi formali e per non aver applicato correttamente le conseguenze legali di tale qualificazione.

La Decisione dei Giudici: Un Annullamento Contestato

L’Agenzia delle Entrate ricorreva in Cassazione, lamentando l’errata interpretazione delle norme da parte della Commissione Tributaria Regionale (CTR). La CTR aveva ritenuto l’avviso di accertamento generico e nullo per la mancata allegazione del Processo Verbale di Constatazione (PVC). Soprattutto, aveva annullato la pretesa fiscale senza valutare un elemento fondamentale: la consapevolezza o la conoscibilità della frode da parte della società acquirente.

Le motivazioni della Cassazione su operazioni soggettivamente inesistenti

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per un nuovo esame. I giudici supremi hanno ribadito principi consolidati in materia di operazioni soggettivamente inesistenti, criticando l’approccio illogico e contraddittorio della CTR.

Onere della Prova per la Detrazione IVA

Il punto centrale della decisione riguarda la detrazione dell’IVA. La Cassazione ha affermato che, di fronte a operazioni di questo tipo, l’Amministrazione Finanziaria ha l’onere di provare non solo la fittizietà del fornitore, ma anche la consapevolezza del destinatario della fattura che l’operazione si inseriva in un’evasione d’imposta. Tale prova può essere fornita anche tramite presunzioni gravi, precise e concordanti.

Una volta che l’Amministrazione ha assolto a questo onere, la palla passa al contribuente. Quest’ultimo, per non perdere il diritto alla detrazione, deve dimostrare di aver agito con la massima diligenza esigibile da un operatore accorto e di aver fatto tutto il possibile per evitare di essere coinvolto nella frode. La CTR aveva completamente omesso questa valutazione, annullando l’avviso nonostante avesse accertato l’inesistenza soggettiva.

Anche il regime del “reverse charge”, applicabile al caso di specie, non salva il contribuente. La giurisprudenza, sia nazionale che europea, è chiara: il diritto alla detrazione viene meno se il cessionario era consapevole, o avrebbe dovuto esserlo, della frode, indipendentemente dal meccanismo contabile applicato.

Deducibilità dei Costi e Consapevolezza della Frode

Per quanto riguarda la deducibilità dei costi, la normativa consente di dedurre i costi relativi a operazioni soggettivamente inesistenti a condizione che siano stati effettivamente sostenuti e rispettino i principi di effettività e inerenza. Tuttavia, tale deducibilità è esclusa se si dimostra che l’acquirente era consapevole del carattere fraudolento dell’operazione. Anche in questo caso, l’onere di provare la buona fede e l’effettivo sostenimento del costo ricade sul contribuente.

Irrilevanza dei Vizi Formali dell’Accertamento

Infine, la Corte ha respinto le eccezioni formali accolte dalla CTR. La mancata allegazione del PVC all’avviso di accertamento non ne determina la nullità se la motivazione dell’atto, anche se fornita per relationem (cioè con rinvio ad altri documenti), è comunque sufficiente a consentire al contribuente di comprendere le ragioni della pretesa e di difendersi. La motivazione e la prova sono due piani distinti e la mancanza di un allegato attiene al piano probatorio, non a quello della validità dell’atto.

Le conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale: nel contesto delle operazioni soggettivamente inesistenti, la buona fede e la diligenza del contribuente non sono presunte, ma devono essere attivamente dimostrate di fronte a specifici indizi di frode sollevati dall’Amministrazione Finanziaria. Le imprese devono adottare protocolli di verifica adeguati sui propri fornitori per non rischiare di vedersi contestare la detrazione dell’IVA e la deduzione dei costi. La sentenza impugnata è stata cassata perché, pur avendo riconosciuto la frode, non ne ha tratto le dovute conseguenze legali, omettendo di indagare sull’elemento psicologico del contribuente, che è il vero ago della bilancia in queste controversie.

In caso di operazioni soggettivamente inesistenti, l’IVA è sempre indetraibile?
No. L’IVA può essere detratta se il contribuente acquirente dimostra di aver agito con la massima diligenza e di essere in totale buona fede, ossia di non sapere e di non poter sapere, usando l’ordinaria diligenza, che l’operazione faceva parte di una frode fiscale.

I costi relativi a fatture per operazioni soggettivamente inesistenti sono deducibili?
Sì, i costi sono deducibili a condizione che siano stati effettivamente sostenuti e siano inerenti all’attività d’impresa. Tuttavia, la deducibilità è negata se l’Amministrazione prova che l’acquirente era consapevole del carattere fraudolento dell’operazione.

La mancata allegazione del verbale di constatazione (PVC) rende nullo l’avviso di accertamento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la mancata allegazione del PVC non è causa di nullità dell’avviso di accertamento se la motivazione dell’atto è comunque sufficiente a permettere al contribuente di comprendere le ragioni della pretesa e di esercitare il proprio diritto di difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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