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Operazioni inesistenti: quando i costi sono deducibili?

Una società di vendita auto è stata accusata dall’Amministrazione Finanziaria di aver utilizzato società fittizie per realizzare operazioni inesistenti al fine di evadere l’IVA. La Corte di Cassazione ha confermato l’accertamento fiscale ma ha rinviato il caso, stabilendo un principio fondamentale: anche in presenza di ricavi non dichiarati, l’autorità fiscale deve riconoscere i relativi costi, seppur presunti, sostenuti per generarli. Questa decisione accoglie parzialmente il ricorso del contribuente, ponendo l’accento sulla corretta determinazione del reddito imponibile.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Operazioni Inesistenti e Deducibilità dei Costi: La Cassazione Fa Chiarezza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto tributario: la gestione delle operazioni inesistenti e la possibilità di dedurre i costi associati a ricavi non dichiarati. Il caso riguarda una società di commercio di autoveicoli accusata di aver partecipato a una frode carosello tramite l’uso di società ‘cartiere’. La decisione, pur confermando l’impianto accusatorio, introduce un principio di equità fondamentale sulla determinazione del reddito imponibile, stabilendo che i costi sostenuti per produrre i ricavi accertati induttivamente devono essere riconosciuti.

Il Contesto: Frode Carosello nel Commercio di Autoveicoli

L’Amministrazione Finanziaria aveva emesso un avviso di accertamento nei confronti di una società specializzata nella vendita di auto, contestando, per l’anno d’imposta 2010, l’occultamento di ricavi e l’indebita detrazione di costi e IVA. Secondo l’accusa, la società acquistava veicoli da fornitori intracomunitari interponendo fittiziamente delle società ‘cartiere’, ovvero entità prive di una reale struttura aziendale, create al solo scopo di evadere l’imposta sul valore aggiunto.

I giudici di primo e secondo grado avevano dato piena ragione al Fisco, confermando l’accertamento. In particolare, avevano ritenuto provata la natura fraudolenta delle transazioni sulla base di solidi indizi, tra cui la costante presenza di saldi di cassa negativi, che facevano presumere l’esistenza di ricavi ‘in nero’ utilizzati per finanziare l’operatività aziendale.

L’Analisi della Cassazione sulle Operazioni Inesistenti

La società contribuente ha presentato ricorso in Cassazione basato su sei motivi. La Corte ha rigettato la maggior parte delle censure, confermando la solidità delle conclusioni dei giudici di merito riguardo alla sussistenza della frode. I giudici hanno ribadito che un saldo di cassa persistentemente negativo è un elemento presuntivo grave, preciso e concordante, sufficiente a fondare la presunzione di ricavi non contabilizzati.

Inoltre, la Corte ha ritenuto inammissibile la critica mossa all’accertamento della natura di ‘cartiere’ delle società interposte. Le prove raccolte (assenza di sede, dipendenti, beni strumentali e la totale inconsapevolezza dei legali rappresentanti) erano più che sufficienti a dimostrare la loro funzione puramente fittizia nello schema fraudolento.

Il Principio Chiave: Deducibilità dei Costi nell’Accertamento Induttivo

Il punto di svolta della decisione risiede nell’accoglimento del terzo motivo di ricorso. La società lamentava che, nell’imputarle i ricavi delle ‘cartiere’, l’Amministrazione Finanziaria non avesse riconosciuto i costi correlati, finendo per tassare i ricavi lordi anziché il reddito netto.

Su questo punto, la Cassazione ha dato ragione al contribuente. Richiamando un’importante sentenza della Corte Costituzionale (n. 10 del 2023), ha affermato un principio di civiltà giuridica: ogni accertamento, anche quello di tipo induttivo, deve tenere conto dei costi, seppur determinati in via forfettaria o presuntiva, sostenuti per la produzione del reddito. Tassare il ricavo lordo violerebbe il principio di capacità contributiva sancito dall’art. 53 della Costituzione, secondo cui ciascuno è tenuto a concorrere alle spese pubbliche in ragione della propria effettiva ricchezza.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si basa su un equilibrio tra la necessità di reprimere l’evasione fiscale e il dovere di garantire un prelievo giusto e proporzionato. Se da un lato viene confermata la piena legittimità degli strumenti presuntivi per scovare le operazioni inesistenti e i ricavi occulti, dall’altro si pone un limite invalicabile. L’accertamento fiscale non può avere un carattere sanzionatorio tale da ignorare la realtà economica. Poiché per generare un ricavo è logicamente necessario sostenere un costo (ad esempio, il costo di acquisto delle auto poi rivendute), questo deve essere scomputato dal reddito imponibile. La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata su questo specifico punto, rinviando la causa al giudice di secondo grado per rideterminare il reddito, tenendo conto dei costi inerenti ai maggiori ricavi accertati.

Conclusioni

Questa ordinanza rappresenta un importante punto di riferimento per i contenziosi tributari in materia di accertamento induttivo e frodi fiscali. Pur riaffermando la tolleranza zero verso le condotte evasive, la Corte di Cassazione rafforza le garanzie per il contribuente, assicurando che la tassazione si basi sul reddito effettivo e non sui ricavi lordi. Per le imprese, ciò significa che anche in caso di contestazioni basate su presunzioni, sussiste il diritto a vedersi riconosciuti i costi di produzione, sebbene la prova di tali costi resti un onere a loro carico. Per l’Amministrazione Finanziaria, è un monito a condurre accertamenti rigorosi ma sempre nel rispetto del principio costituzionale di capacità contributiva.

Una presunzione di ricavi non contabilizzati può basarsi su un saldo di cassa costantemente negativo?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la costante presenza di saldi di cassa negativi costituisce una presunzione grave, precisa e concordante dell’esistenza di ricavi non contabilizzati, utilizzati per coprire le spese e finanziare l’attività.

In caso di operazioni inesistenti, l’Amministrazione Finanziaria può imputare al contribuente solo i ricavi o deve considerare anche i costi?
No, non può imputare solo i ricavi. La Corte ha stabilito che, anche in caso di accertamento induttivo per ricavi non dichiarati, l’Amministrazione Finanziaria deve tener conto dei costi sostenuti per produrre tali ricavi, al fine di rispettare il principio di capacità contributiva e tassare il reddito netto.

Quando un’azienda fornitrice può essere considerata una ‘cartiera’ (società fantasma)?
Un’azienda viene considerata una ‘cartiera’ quando le prove dimostrano che è priva di qualsiasi struttura organizzativa reale (come una sede operativa, dipendenti, beni strumentali) e che esiste solo sulla carta al fine di emettere fatture per operazioni fittizie e facilitare frodi fiscali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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