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Operazioni inesistenti: onere della prova e rinvio

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 33220/2024, ha cassato con rinvio la sentenza di una corte tributaria in un caso di operazioni inesistenti. La Corte ha stabilito che il giudice di merito ha errato nel qualificare le operazioni come ‘soggettivamente inesistenti’ a fronte di una contestazione di ‘oggettiva inesistenza’. Inoltre, la sentenza impugnata ha violato il principio di diritto stabilito in una precedente pronuncia della stessa Cassazione, non motivando adeguatamente e invertendo l’onere della prova a carico del contribuente.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Operazioni Inesistenti: la Cassazione fissa i paletti per l’onere della prova

L’ordinanza n. 33220 del 2024 della Corte di Cassazione torna a fare luce su un tema cruciale del diritto tributario: la contestazione di operazioni inesistenti. Questa pronuncia è particolarmente significativa perché chiarisce i limiti del potere del giudice del rinvio e ribadisce i principi che governano la ripartizione dell’onere della prova tra Fisco e contribuente, in un contenzioso che si protraeva da anni.

I Fatti del Caso

Una società contribuente si è vista notificare un avviso di accertamento per l’anno d’imposta 2002. L’Agenzia Fiscale contestava l’indebita detrazione dell’IVA e la riduzione di perdite fiscali a seguito dell’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti emesse da due fornitori.

Il percorso giudiziario è stato lungo e complesso:
1. La Commissione Tributaria Provinciale (CTP) ha inizialmente respinto il ricorso della società.
2. La Commissione Tributaria Regionale (CTR) ha confermato la decisione di primo grado.
3. La Corte di Cassazione ha cassato una prima volta la sentenza della CTR per difetto di motivazione, rinviando il caso per un nuovo esame.
4. La CTR, in sede di rinvio, ha nuovamente dato ragione all’Agenzia Fiscale.
5. La Corte di Cassazione ha cassato anche questa seconda sentenza per apparenza della motivazione e violazione del principio di diritto.
6. La Corte di giustizia tributaria di secondo grado (nuova denominazione della CTR), giudicando nuovamente in sede di rinvio, ha questa volta accolto l’appello del contribuente, ritenendo che l’Ufficio non avesse fornito prove sufficienti a dimostrare l’inesistenza soggettiva delle operazioni.

È contro quest’ultima decisione che l’Agenzia Fiscale ha proposto il ricorso che ha portato alla pronuncia in esame.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia Fiscale, cassando la sentenza impugnata e rinviando nuovamente la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado, in diversa composizione. La decisione si fonda sull’errata applicazione, da parte del giudice del rinvio, dei principi di diritto stabiliti nelle precedenti sentenze di cassazione.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha articolato la sua decisione su alcuni pilastri fondamentali, evidenziando gli errori commessi dal giudice di merito.

Errore sulla qualificazione delle operazioni inesistenti

Il primo errore cruciale del giudice del rinvio è stato quello di incentrare la propria valutazione sulla prova della soggettiva inesistenza delle operazioni (ovvero, operazioni realmente avvenute ma tra soggetti diversi da quelli indicati in fattura). Tuttavia, la contestazione originaria dell’Agenzia Fiscale verteva sull’oggettiva inesistenza (operazioni mai avvenute). La Cassazione ha sottolineato come la sentenza precedente avesse già chiarito che il quadro probatorio era insufficiente a dimostrare la frode, ma questo non autorizzava il giudice del rinvio a mutare l’oggetto del contendere, ignorando la contestazione principale di inesistenza oggettiva.

Violazione dei limiti del giudizio di rinvio

Un punto centrale della motivazione è la violazione del carattere “chiuso” del giudizio di rinvio. Quando la Cassazione annulla una sentenza e rinvia il caso a un altro giudice, stabilisce dei principi di diritto ai quali quel giudice deve strettamente attenersi. Nel caso di specie, il giudice di secondo grado non si è conformato a quanto statuito dalla Cassazione nella precedente sentenza rescindente, la quale imponeva una motivazione adeguata sul meccanismo fraudolento nel suo complesso. Invece, la corte territoriale ha compiuto una valutazione autonoma che contrastava con i principi già affermati.

Onere della prova per le operazioni inesistenti

Infine, la Suprema Corte ha ribadito le regole sul riparto dell’onere della prova. Spetta all’Amministrazione Finanziaria fornire un quadro probatorio, anche basato su presunzioni, sufficiente a dimostrare che le operazioni fatturate non sono mai state effettuate. Una volta che l’Ufficio ha assolto a tale onere, la palla passa al contribuente, che deve fornire la prova contraria, ovvero dimostrare l’effettiva esistenza delle operazioni economiche sottostanti alle fatture. Secondo la Cassazione, il giudice del rinvio ha erroneamente ritenuto che il quadro probatorio dell’Ufficio non fosse idoneo, senza considerare che il contribuente, a sua volta, non aveva fornito prove sufficienti a superare le presunzioni a suo carico.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per i giudici di merito che operano in sede di rinvio, ricordando loro il vincolo stringente ai principi di diritto enunciati dalla Corte di Cassazione. Per le imprese e i professionisti, la sentenza ribadisce un concetto fondamentale: di fronte a una contestazione di operazioni inesistenti fondata su un solido quadro indiziario da parte del Fisco, non è sufficiente una difesa generica. È necessario fornire prove concrete e documentate che attestino l’effettività delle transazioni, al fine di superare l’onere probatorio che ricade sul contribuente.

Qual è il motivo principale per cui la Cassazione ha annullato la sentenza del giudice di rinvio?
La sentenza è stata annullata perché il giudice del rinvio non si è attenuto ai principi di diritto stabiliti dalla stessa Cassazione in una precedente pronuncia (violando il cosiddetto carattere ‘chiuso’ del giudizio di rinvio) e ha erroneamente qualificato la controversia come relativa a operazioni soggettivamente inesistenti, mentre la contestazione era di inesistenza oggettiva.

In caso di contestazione di operazioni inesistenti, come viene ripartito l’onere della prova?
L’Amministrazione Finanziaria deve per prima fornire elementi probatori, anche presuntivi, che facciano dubitare dell’effettività delle operazioni. Una volta fornita questa prova, l’onere si sposta sul contribuente, il quale deve dimostrare l’effettiva esistenza delle operazioni economiche sottostanti alle fatture contestate.

Cosa accade ora al processo?
Il processo è stato nuovamente rinviato alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado dell’Abruzzo, che dovrà riesaminare il caso in una diversa composizione. Questo nuovo collegio dovrà obbligatoriamente seguire i principi di diritto stabiliti dalla Corte di Cassazione in questa ordinanza per giungere a una nuova decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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