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Operazioni inesistenti: onere della prova e presunzioni

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31906/2024, ha rigettato il ricorso di una società contro accertamenti fiscali per operazioni inesistenti. La Corte ha confermato che l’Amministrazione finanziaria può provare la fittizietà delle operazioni tramite presunzioni gravi, precise e concordanti. Una volta fornita tale prova, l’onere di dimostrare l’effettiva esistenza della prestazione si sposta sul contribuente, per il quale non è sufficiente esibire la sola fattura.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Operazioni Inesistenti: la Cassazione conferma l’onere della prova a carico del contribuente

Nel contesto del diritto tributario, la questione delle operazioni inesistenti rappresenta un campo di battaglia costante tra Fisco e contribuenti. Con la recente sentenza n. 31906 del 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su questo tema cruciale, ribadendo principi consolidati in materia di onere della prova e valore delle presunzioni. La decisione offre spunti fondamentali per comprendere come l’Amministrazione Finanziaria possa contestare la deducibilità dei costi e la detraibilità dell’IVA e quali strumenti difensivi abbia a disposizione il contribuente.

I Fatti del Caso: Fatture per Servizi Mai Resi

Una società si è vista notificare sei avvisi di accertamento relativi a diverse annualità d’imposta, con cui l’Agenzia delle Entrate contestava l’indetraibilità dell’IVA relativa a fatture per servizi ricevuti da due ditte individuali. Secondo il Fisco, tali prestazioni, sebbene fatturate, mascheravano in realtà operazioni oggettivamente inesistenti.

La contribuente ha impugnato gli atti, ma sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale hanno dato ragione all’Amministrazione Finanziaria. I giudici di merito hanno ritenuto provata la fittizietà delle operazioni sulla base di una serie di elementi indiziari raccolti durante le verifiche fiscali e nel corso di un procedimento penale collegato.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La società ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando diversi vizi della sentenza di secondo grado. I principali motivi di ricorso vertevano su:

1. Vizi procedurali: La mancata notifica dell’avviso di trattazione a uno dei due difensori nominati.
2. Violazione delle norme sulla prova: Un’errata valutazione delle prove e un uso illegittimo delle presunzioni semplici da parte dei giudici di merito per affermare l’esistenza di operazioni inesistenti.
3. Violazione del diritto di difesa: L’impossibilità di difendersi adeguatamente a causa del sequestro penale della documentazione contabile.

Le Motivazioni della Cassazione sulle operazioni inesistenti

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo chiarimenti su ciascuno dei punti sollevati.

Innanzitutto, sul vizio procedurale, i giudici hanno ribadito che la nomina di più procuratori non obbliga a notificare gli atti a ciascuno di essi. La comunicazione a uno solo dei difensori è sufficiente a garantire la validità del procedimento, poiché la difesa ha carattere unitario e spetta al legale informare i colleghi.

Il cuore della sentenza risiede nell’analisi delle operazioni inesistenti e della prova presuntiva. La Corte ha confermato il proprio orientamento consolidato: l’Amministrazione Finanziaria può dimostrare che un’operazione non è mai stata posta in essere utilizzando presunzioni semplici, purché siano gravi, precise e concordanti. Nel caso specifico, il quadro indiziario era solido e comprendeva:

* Dichiarazioni rese in sede penale dai titolari delle ditte fornitrici, che ammettevano la falsità delle fatture.
* Incompatibilità tra la complessità dei servizi fatturati e la struttura operativa esigua dei fornitori.
* Mancanza di tracciabilità dei pagamenti, eseguiti sistematicamente in contanti.
* Condotta antieconomica della società acquirente, con un’elevata incidenza dei costi sui ricavi.
* Assenza di documentazione progettuale o tecnica a supporto dell’effettività delle prestazioni.

Di fronte a un quadro probatorio così robusto, l’onere di fornire la prova contraria si sposta sul contribuente. Quest’ultimo, per vincere la presunzione, non può limitarsi a esibire le fatture e la documentazione contabile formalmente regolare. Deve invece dimostrare con elementi concreti e materiali che la prestazione è stata effettivamente ricevuta.

Infine, la Corte ha respinto la doglianza sulla violazione del diritto di difesa, osservando che i giudici di merito avevano comunque esaminato un materiale probatorio vasto ed esaustivo, più che sufficiente per fondare la loro decisione.

Conclusioni: L’Onere della Prova nelle Operazioni Inesistenti

La sentenza in esame rafforza un principio fondamentale del contenzioso tributario: in tema di operazioni inesistenti, la prova presuntiva assume un ruolo centrale. Quando il Fisco costruisce un mosaico di indizi coerenti e robusti, spetta al contribuente l’arduo compito di smontarlo, non con semplici formalismi contabili, ma con prove tangibili dell’effettiva esistenza dell’operazione. Questa decisione serve da monito per le imprese, sottolineando l’importanza di mantenere una documentazione sostanziale e tracciabile a supporto di ogni transazione commerciale.

La notifica dell’avviso di udienza a uno solo dei due avvocati nominati è valida?
Sì, la Corte di Cassazione ha chiarito che la nomina di una pluralità di procuratori non impone la notifica a ciascuno di essi. La comunicazione a uno solo dei difensori è sufficiente, in quanto la difesa ha carattere unitario e l’obbligo di informare gli altri colleghi ricade sul procuratore che ha ricevuto l’atto.

Come può l’Agenzia delle Entrate dimostrare che delle operazioni fatturate sono inesistenti?
L’Amministrazione finanziaria può provare l’inesistenza oggettiva delle operazioni attraverso presunzioni semplici, purché gravi, precise e concordanti. Elementi come dichiarazioni confessorie dei fornitori, sproporzione tra i servizi fatturati e la capacità operativa del fornitore, pagamenti in contanti e condotta antieconomica costituiscono un valido quadro indiziario.

Cosa deve fare un contribuente per difendersi da un’accusa di utilizzo di fatture per operazioni inesistenti?
Non è sufficiente esibire le fatture, le registrazioni contabili o i mezzi di pagamento, in quanto questi elementi sono spesso utilizzati proprio per mascherare la frode. Il contribuente ha l’onere di fornire la prova contraria, dimostrando con elementi di fatto concreti e specifici che l’operazione commerciale è stata realmente eseguita e la prestazione effettivamente ricevuta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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