LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Operazioni inesistenti: onere della prova e indizi

Una società si è vista contestare la detrazione IVA per operazioni inesistenti nell’ambito di un complesso schema circolare di compravendita di energia. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione di merito, stabilendo che l’amministrazione finanziaria può dimostrare la fittizietà delle operazioni tramite presunzioni gravi, precise e concordanti, come la mancanza di una struttura aziendale. Spetta poi al contribuente fornire la prova contraria della reale esistenza delle transazioni.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Operazioni Inesistenti: Come il Fisco può usare gli indizi per provarle

La lotta alle frodi fiscali, in particolare quelle legate all’IVA, passa spesso attraverso la contestazione di operazioni inesistenti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale riguardo l’onere della prova in questi casi complessi. La vicenda riguarda una società operante nel settore energetico, accusata di aver detratto indebitamente l’IVA su fatture relative a scambi di energia mai avvenuti, inseriti in un ingegnoso schema circolare. La Corte ha stabilito che l’Amministrazione Finanziaria può basarsi su un quadro di presunzioni gravi, precise e concordanti per dimostrare la fittizietà delle transazioni, ribaltando così sul contribuente il compito di provare il contrario.

I Fatti: Una Rete di Scambi di Energia a “Somma Zero”

Tutto ha inizio con un avviso di accertamento notificato a una società a responsabilità limitata, con cui l’Agenzia delle Entrate contestava la detrazione di oltre 500.000 euro di IVA per l’anno 2014. L’accusa era chiara: le fatture si riferivano a operazioni oggettivamente inesistenti.

L’indagine era partita da una verifica su un’altra grande società del settore energetico, al centro di una rete di imprese che compravendevano reciprocamente ingenti quantitativi di energia elettrica. Il meccanismo era perfettamente circolare: l’energia acquistata da ogni società era pari a quella venduta, e i corrispettivi pagati equivalevano a quelli incassati. La società contribuente, in particolare, risultava priva di dipendenti, strutture e mezzi, e tutte le sue transazioni con la società principale si chiudevano con un saldo “zero”, senza alcun profitto o intento speculativo. A conferma dei sospetti, il Gestore del mercato elettrico aveva dichiarato che nessuna di queste operazioni risultava registrata sulla Borsa elettrica ufficiale.

Il Percorso Giudiziario: Dalle Commissioni Tributarie alla Cassazione

Nonostante questo quadro indiziario, sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione al contribuente. Secondo i giudici di merito, l’Agenzia delle Entrate non aveva fornito prove sufficienti a dimostrare l’inesistenza delle operazioni. Insoddisfatta, l’Amministrazione Finanziaria ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando una violazione delle norme sull’onere della prova e sulla valutazione degli elementi presuntivi.

Le Motivazioni della Cassazione: Il Valore delle Presunzioni nelle operazioni inesistenti

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia, cassando la sentenza d’appello e delineando un principio di diritto cruciale. In tema di IVA, l’onere di provare che le operazioni sono inesistenti grava sull’Amministrazione Finanziaria. Tuttavia, tale onere può essere assolto tramite presunzioni semplici, a condizione che siano gravi, precise e concordanti.

Nel caso specifico, l’Agenzia aveva presentato un solido quadro indiziario:

1. Mancanza di struttura operativa: La società non aveva dipendenti, uffici o mezzi adeguati a gestire complesse transazioni energetiche.
2. Schema circolare: Le operazioni di acquisto e vendita si chiudevano all’interno di una rete predeterminata di società.
3. Saldo “zero”: Le transazioni non generavano alcun profitto né perdita, evidenziando l’assenza di una reale logica commerciale.
4. Assenza di registrazione: Le operazioni non trovavano riscontro nei registri ufficiali della Borsa elettrica.

La Corte ha stabilito che i giudici di merito hanno commesso un errore nel non considerare questi elementi nel loro insieme. Invece di effettuare una valutazione globale e logica degli indizi, si sono concentrati su aspetti generici del mercato dell’energia, ignorando le prove specifiche della natura fittizia delle transazioni contestate. Una volta che l’Amministrazione ha fornito un quadro presuntivo così solido, l’onere della prova si sposta sul contribuente. Quest’ultimo deve dimostrare l’effettiva esistenza delle operazioni, e non può farlo semplicemente esibendo le fatture o la regolarità formale dei pagamenti, strumenti che vengono spesso utilizzati proprio per mascherare le frodi.

Conclusioni: L’Onere della Prova e la Lotta alle Frodi IVA

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale nella lotta alle frodi fiscali. Per contrastare le operazioni inesistenti, l’Amministrazione Finanziaria può legittimamente ricorrere a prove indirette e presuntive. Se l’insieme degli indizi è coerente e robusto, spetta al contribuente fornire una prova concreta e sostanziale della genuinità delle transazioni. La mera apparenza formale non è sufficiente a superare un quadro probatorio che, logicamente, conduce alla conclusione che le operazioni sono state solo cartolari e prive di qualsiasi sostanza economica reale. I giudici di merito sono tenuti a valutare tutti gli indizi in modo complessivo e non atomistico, per garantire una corretta applicazione delle norme tributarie.

Chi ha l’onere della prova in caso di presunte operazioni inesistenti?
Inizialmente, l’onere di provare che le operazioni sono fittizie spetta all’Amministrazione Finanziaria. Tuttavia, essa può assolverlo attraverso presunzioni gravi, precise e concordanti. A quel punto, l’onere si sposta sul contribuente, che deve dimostrare l’effettiva esistenza delle operazioni.

La regolarità formale di fatture e pagamenti è sufficiente per dimostrare che un’operazione è reale?
No. Secondo la Corte, questi elementi non sono sufficienti da soli, in quanto vengono di regola utilizzati proprio per creare un’apparenza di realtà a fronte di un’operazione fittizia. Il contribuente deve fornire prove della sostanza economica della transazione.

Quali indizi può usare il Fisco per provare che le operazioni sono inesistenti?
L’Agenzia delle Entrate può utilizzare un insieme di elementi indiziari, come la mancanza di una idonea struttura aziendale (personale, mezzi, locali), la natura circolare e preordinata delle transazioni, l’assenza di un reale scopo economico o di profitto (transazioni a “saldo zero”) e la mancata corrispondenza con i registri ufficiali di mercato. Il giudice deve valutare questi indizi nel loro complesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati