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Operazioni inesistenti: il pagamento non basta

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20763/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di operazioni inesistenti. Il caso riguardava una società vinicola a cui l’Agenzia delle Entrate aveva contestato la deduzione di costi derivanti da fatture emesse da ‘cartiere’. La Commissione Tributaria Regionale aveva accolto il ricorso della società, ritenendo le operazioni solo soggettivamente inesistenti e quindi i costi deducibili, basando la sua decisione sulla prova del pagamento delle fatture. La Cassazione ha ribaltato questa visione, chiarendo che il pagamento non è un elemento sufficiente a dimostrare la realtà dell’operazione. Una volta che il Fisco fornisce prove (anche indiziarie) della fittizietà, spetta al contribuente dimostrare l’effettiva esistenza della transazione. La sentenza è stata cassata con rinvio per un nuovo esame.

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Pubblicato il 24 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Operazioni Inesistenti: Il Pagamento della Fattura Non Salva dalla Riqualificazione Fiscale

La gestione fiscale di un’impresa richiede massima attenzione, specialmente quando si tratta di documentare costi e detrarre l’IVA. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale in materia di operazioni inesistenti: il semplice pagamento di una fattura non è sufficiente a dimostrare la realtà di una transazione commerciale se l’Amministrazione Finanziaria fornisce elementi che ne provano la fittizietà. Analizziamo insieme questa importante decisione.

Il Caso: Fatture Pagate ma Operazioni Sotto Lente

Una società operante nel settore vinicolo si è vista recapitare un avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate per l’anno d’imposta 2005. L’accertamento derivava da un’indagine più ampia su forniture di mosto da parte di aziende pugliesi, emerse come mere ‘cartiere’, ovvero società prive di struttura operativa e create al solo fine di emettere fatture false.

L’Agenzia contestava alla società l’indebita deduzione di costi e la detrazione IVA, sostenendo che le operazioni documentate da tali fatture non fossero mai avvenute.

La Decisione della Commissione Tributaria Regionale

In secondo grado, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva dato ragione alla società contribuente. I giudici avevano qualificato le operazioni come soggettivamente inesistenti, ovvero transazioni realmente avvenute ma tra soggetti diversi da quelli indicati in fattura. L’elemento considerato decisivo dalla CTR era il fatto che la società avesse provato il pagamento di tutte le fatture contestate. Secondo questa interpretazione, poiché un pagamento era avvenuto, il costo era reale e quindi deducibile ai fini IRES e IRAP, pur rimanendo l’IVA indetraibile.

Operazioni Inesistenti: l’Analisi della Cassazione

L’Agenzia delle Entrate ha impugnato la decisione della CTR dinanzi alla Corte di Cassazione, che ha accolto i motivi principali del ricorso, ribaltando completamente la prospettiva. La Suprema Corte ha chiarito diversi punti fondamentali.

Il Principio dell’Onere della Prova

La Cassazione ha ribadito il suo orientamento consolidato: una volta che l’Amministrazione Finanziaria dimostra, anche tramite presunzioni semplici, l’inesistenza oggettiva delle operazioni (ad esempio, provando che il fornitore è una ‘cartiera’), l’onere della prova si sposta sul contribuente.

Spetta a quest’ultimo dimostrare in modo rigoroso l’effettiva esistenza delle operazioni contestate. Non basta più esibire la fattura o la documentazione contabile formalmente regolare.

L’Irrilevanza del Pagamento come Prova Unica

Il punto centrale della decisione è che il pagamento del prezzo non può essere considerato un elemento risolutivo per escludere la natura fittizia di un’operazione. Anzi, la Corte sottolinea come i mezzi di pagamento tracciabili vengano spesso utilizzati proprio allo scopo di creare un’apparenza di realtà, al fine di celare la frode fiscale.

Di conseguenza, la CTR ha errato nel basare la propria decisione unicamente sulla circostanza che le fatture fossero state pagate. Questo elemento, da solo, non è sufficiente a qualificare l’operazione come meramente soggettivamente inesistente e a garantirne la deducibilità del costo.

L’omessa pronuncia su altre operazioni inesistenti

La Corte ha inoltre accolto un altro motivo di ricorso dell’Agenzia, rilevando che la CTR aveva completamente omesso di pronunciarsi su un appello incidentale relativo ad operazioni con un’altra società fornitrice. Questo vizio procedurale ha contribuito a rendere necessaria la cassazione della sentenza.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano sulla necessità di contrastare le frodi fiscali basate sull’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Permettere la deduzione di un costo basandosi unicamente sulla prova del pagamento creerebbe una falla nel sistema, poiché proprio il pagamento è parte integrante del meccanismo fraudolento per dare una parvenza di legittimità a ciò che è fittizio. L’onere probatorio a carico del contribuente deve essere rigoroso: egli deve dimostrare non solo di aver pagato, ma che a quel pagamento è corrisposta una reale e lecita prestazione commerciale, eventualmente indicando chi sia stato l’effettivo fornitore.

Conclusioni: Implicazioni per le Imprese

Questa ordinanza rappresenta un monito per tutte le imprese. La diligenza nella scelta e nella verifica dei propri partner commerciali è fondamentale. In caso di contestazioni fiscali per operazioni inesistenti, non sarà sufficiente dimostrare di aver pagato le fatture. Sarà necessario fornire prove concrete e inequivocabili della realtà e dell’inerenza delle operazioni commerciali. In assenza di tale prova rigorosa, il rischio è di vedersi negare sia la detrazione dell’IVA sia la deduzione dei costi, con conseguenze economiche significative.

In caso di accertamento per operazioni inesistenti, il pagamento della fattura è sufficiente a provare la realtà dell’operazione?
No, secondo la Corte di Cassazione il pagamento del prezzo non è un elemento decisivo per escludere l’inesistenza dell’operazione, poiché viene spesso utilizzato proprio per creare un’apparenza di realtà in una transazione fittizia.

Su chi ricade l’onere di provare l’effettiva esistenza di un’operazione commerciale contestata dal fisco?
Una volta che l’Amministrazione Finanziaria ha fornito elementi, anche presuntivi, che dimostrano l’inesistenza dell’operazione, l’onere della prova passa al contribuente. Quest’ultimo deve dimostrare l’effettiva esistenza della transazione, e la sola esibizione della fattura o la prova del pagamento non sono sufficienti.

Qual è la differenza tra operazioni oggettivamente e soggettivamente inesistenti ai fini della deducibilità dei costi?
Nelle operazioni oggettivamente inesistenti, la transazione non è mai avvenuta e il costo è totalmente indeducibile. Nelle operazioni soggettivamente inesistenti, la transazione è reale ma avviene tra soggetti diversi da quelli indicati in fattura; in questo caso, come precisa la legge, il costo può essere deducibile ai fini delle imposte dirette (IRES/IRAP) se si prova che è stato effettivamente sostenuto e inerente all’attività d’impresa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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