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Operazioni inesistenti: frode fiscale irrilevante?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16512/2024, ha stabilito che l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti costituisce una violazione tributaria, anche quando lo scopo principale non è l’evasione fiscale ma l’ottenimento di credito bancario. Secondo la Corte, una volta che la frode fiscale è stata attuata e ha generato un credito d’imposta fittizio, la finalità extratributaria diventa irrilevante ai fini della contestazione. La Corte ha rigettato il ricorso di una società, condannandola al pagamento delle spese processuali.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Operazioni Inesistenti: Frode Fiscale Anche Senza Scopo di Evasione?

L’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti rappresenta sempre una violazione tributaria, anche quando l’obiettivo primario non è evadere il fisco ma, ad esempio, ottenere un finanziamento bancario. Questo è il principio chiave ribadito dalla Corte di Cassazione nell’ordinanza n. 16512 del 13 giugno 2024, che chiarisce come le finalità extratributarie non possano giustificare o annullare la frode fiscale una volta che questa è stata concretamente realizzata. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da quattro avvisi di accertamento emessi dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una società a responsabilità limitata per gli anni d’imposta dal 2011 al 2014. L’Amministrazione Finanziaria contestava la fittizietà di una serie di operazioni commerciali relative a cessioni di bobine di carta, cartone, container e compattatori usati. Secondo l’accusa, la società fungeva da interposta in un complesso schema fraudolento che coinvolgeva diverse altre aziende.

La Commissione Tributaria Regionale aveva già confermato la decisione di primo grado, sfavorevole alla società, evidenziando la mancanza di prove a sostegno della realtà delle operazioni. In particolare, le fatture contestate erano prive di documenti di trasporto, non vi era traccia della movimentazione delle merci e mancava qualsiasi contratto sottostante a regolare i rapporti commerciali. Inoltre, le dichiarazioni rese dai rappresentanti delle altre società coinvolte confermavano il quadro indiziario.

La Tesi della Società Ricorrente

La società ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su un argomento principale: le fatture per operazioni inesistenti non erano state emesse con l’intento di frodare il fisco, bensì per costituire le condizioni necessarie ad accedere al credito bancario. A sostegno di questa tesi, la ricorrente faceva riferimento a una sentenza penale di assoluzione emessa nei confronti del rappresentante legale di una delle società fornitrici. Secondo la difesa, da quella sentenza emergeva che il gruppo fornitore aveva emesso fatture fittizie per superare difficoltà finanziarie e patrimoniali, non per realizzare una frode fiscale. Di conseguenza, secondo la ricorrente, sarebbe venuta meno la sua stessa consapevolezza di partecipare a un illecito tributario.

Operazioni Inesistenti e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente il ricorso, definendo i motivi manifestamente infondati. I giudici hanno chiarito un punto fondamentale: ai fini tributari, è del tutto irrilevante che i partecipanti a una frode fiscale perseguano e realizzino finalità extratributarie. Una volta che la frode è stata messa in atto e ha prodotto i suoi effetti, come la creazione di un credito erariale inesistente (ad esempio, un credito IVA), l’illecito tributario si è perfezionato. L’utilizzo successivo di tale credito, sia esso per detrazione, rimborso o per scopi non fiscali, non cambia la natura fraudolenta dell’operazione originaria.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su diverse argomentazioni:

1. Irrilevanza della finalità extratributaria: Il cuore della motivazione risiede nel principio secondo cui la frode fiscale si concretizza con la realizzazione di un vantaggio fiscale indebito. Nel caso di specie, l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti hanno generato un credito d’imposta fittizio. Questo basta a configurare l’illecito tributario, a prescindere dal fatto che lo scopo ultimo fosse ottenere liquidità dalle banche. La Corte afferma che, una volta attuata la frode fiscale, “resta del tutto indifferente la sua utilizzazione”.
2. Inapplicabilità della sentenza penale: I giudici hanno sottolineato che la sentenza di assoluzione penale richiamata dalla ricorrente riguardava un soggetto diverso e, pertanto, i suoi effetti non potevano essere estesi alla società. La difesa, quindi, non poteva fare affidamento su una decisione presa in un altro procedimento e nei confronti di un’altra parte.
3. Mancanza di prove: La tesi difensiva, secondo cui lo scopo era l’accesso al credito bancario, è rimasta una mera ipotesi non dimostrata. La società non ha fornito alcuna prova né in merito a questa diversa finalità perseguita dal gruppo fornitore, né sul fatto che tale gruppo avesse effettivamente fatto ricorso al credito bancario.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione rafforza un principio consolidato in materia di illeciti tributari: la realtà oggettiva delle operazioni è l’elemento cardine per la legittimità fiscale. Qualsiasi finalità, anche se non direttamente volta all’evasione, non può sanare la fittizietà di una transazione. Per le imprese, questa pronuncia è un monito importante: la creazione di documentazione contabile non veritiera, indipendentemente dallo scopo, comporta gravi conseguenze fiscali. La prova della buona fede e della realtà delle operazioni commerciali, supportata da documentazione adeguata come contratti e documenti di trasporto, rimane l’unica via per difendersi efficacemente dalle accuse di aver partecipato a schemi fraudolenti.

Se si emettono fatture per operazioni inesistenti al solo scopo di ottenere un finanziamento bancario, si commette comunque una violazione tributaria?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, una volta che la frode fiscale è stata attuata, ad esempio con la creazione di un credito d’imposta inesistente, l’illecito tributario è perfezionato. La finalità extratributaria, come l’accesso al credito bancario, è del tutto irrilevante.

La sentenza penale di assoluzione di un’altra persona coinvolta nella presunta frode può essere usata a difesa della propria società nel processo tributario?
No. La Corte ha stabilito che gli effetti di una sentenza penale di assoluzione non possono essere estesi a un soggetto diverso da quello nei cui confronti è stata pronunciata, specialmente quando si tratta di un procedimento separato come quello tributario.

Cosa deve provare un’azienda per difendersi dall’accusa di aver utilizzato fatture per operazioni inesistenti?
L’azienda deve dimostrare la realtà e l’effettività delle operazioni commerciali contestate. Non è sufficiente produrre le fatture o la prova del pagamento, ma è necessario fornire prove concrete come i documenti di trasporto, la prova della movimentazione delle merci e i contratti sottostanti che regolano i rapporti commerciali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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