LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Operazioni inesistenti: Cassazione su IVA e prove

La Corte di Cassazione ha annullato una decisione di merito che aveva escluso la natura fittizia di alcune compravendite di energia. Il caso riguarda sanzioni per operazioni inesistenti, caratterizzate da uno schema circolare a saldo zero. La Suprema Corte ha stabilito che un decreto di archiviazione penale non è vincolante nel processo tributario e che i giudici di merito devono valutare in modo approfondito tutti gli indizi di fittizietà forniti dall’Agenzia Fiscale, senza potersi basare su una generica ‘communis opinio’ di altre sentenze non definitive.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Operazioni Inesistenti: Cassazione su IVA e Prove

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22696 del 2025, interviene su un tema cruciale del diritto tributario: la prova delle operazioni inesistenti e il corretto utilizzo degli elementi probatori nel processo. Questa decisione chiarisce i limiti dell’efficacia di un decreto di archiviazione penale in ambito fiscale e ribadisce l’obbligo per il giudice di merito di analizzare l’intero quadro indiziario. Approfondiamo i dettagli di questo importante caso.

I Fatti di Causa: Le Transazioni Circolari di Energia

Una società operante nel settore del commercio di energia elettrica si è vista notificare un avviso di irrogazione di sanzioni da parte dell’Agenzia Fiscale. L’accusa era di aver dedotto costi relativi a fatture per operazioni ritenute oggettivamente inesistenti.

Secondo la ricostruzione dell’Amministrazione finanziaria, la società partecipava a una rete di imprese che realizzava compravendite di energia elettrica in modo circolare. In pratica, l’energia acquistata da un’azienda veniva rivenduta ad altre della stessa rete fino a tornare, alla fine del giro, al venditore originario. Queste transazioni avvenivano ‘alla pari’: l’energia acquistata e i corrispettivi pagati erano sempre uguali all’energia venduta e ai corrispettivi incassati. Il risultato era un sistematico ‘saldo zero’, senza alcun profitto, logica economica o reale movimentazione fisica dell’energia. L’unico scopo, secondo l’accusa, era creare costi deducibili e crediti IVA inesistenti.

La Decisione della Commissione Tributaria Regionale

Contrariamente alle aspettative, sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale (CTR) hanno dato ragione alla società. La CTR, in particolare, ha rigettato l’appello dell’Agenzia Fiscale basando la propria decisione su due pilastri principali:

1. Il Decreto di Archiviazione Penale: Un procedimento penale a carico degli amministratori della società fornitrice, per gli stessi fatti, si era concluso con un decreto di archiviazione. La CTR ha dato grande peso a questo provvedimento.
2. La ‘Communis Opinio’ Giurisprudenziale: I giudici di secondo grado hanno fatto riferimento ad altre sentenze di merito favorevoli alla contribuente, sostenendo che si fosse formata una ‘opinione comune’ sulla non inesistenza di tali operazioni.

Sulla base di questi elementi, la CTR ha concluso che le operazioni non potevano ritenersi inesistenti, annullando di fatto la pretesa sanzionatoria.

Le Motivazioni della Cassazione sulle operazioni inesistenti

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia Fiscale, cassando con rinvio la sentenza della CTR. Il ragionamento della Suprema Corte si è concentrato sullo smantellare i due pilastri su cui si fondava la decisione di merito.

L’irrilevanza del Decreto di Archiviazione Penale

Il punto centrale della sentenza è la netta affermazione che un decreto di archiviazione penale non ha alcuna efficacia vincolante nel processo tributario. A differenza di una sentenza di assoluzione pronunciata al termine di un dibattimento, il decreto di archiviazione presuppone la mancanza stessa di un processo. Pertanto, non impedisce al giudice tributario di valutare autonomamente gli stessi fatti e di giungere a una qualificazione diversa. La CTR ha commesso un errore di diritto nel limitare il proprio ragionamento a causa dell’esito del procedimento penale.

L’Errato Riferimento alla ‘Communis Opinio’

La Cassazione ha criticato anche il richiamo della CTR a una presunta ‘communis opinio’ formata da altre sentenze di merito. I giudici supremi hanno chiarito che un orientamento giurisprudenziale consolidato, capace di influenzare una decisione, può essere solo quello della stessa Corte di Cassazione, specialmente a Sezioni Unite. Affidarsi a un insieme di sentenze di merito, peraltro non definitive, per superare un quadro indiziario solido è un vizio logico e giuridico. Ogni caso deve essere deciso sulla base delle prove specifiche presentate in quel giudizio.

L’Onere della Prova e gli Indizi Trascurati nelle operazioni inesistenti

Di conseguenza, la Corte ha stabilito che la CTR ha completamente omesso di valutare gli elementi fattuali concreti portati dall’Ufficio a sostegno della tesi delle operazioni inesistenti. Tra questi, la sistematicità delle transazioni a saldo zero, l’assenza di circolazione fisica dell’energia, la mancanza di registrazione presso il Gestore del Mercato Elettrico (GME) e l’assenza di una qualsiasi logica economica sottostante. Questi indizi, gravi, precisi e concordanti, non sono stati adeguatamente considerati né confutati dalla società, su cui ricadeva l’onere di dimostrare la realtà economica delle transazioni contestate.

Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di Giustizia tributaria di secondo grado della Lombardia per un nuovo esame. Il messaggio è chiaro: nella valutazione delle operazioni inesistenti, il giudice tributario deve esercitare il proprio potere di valutazione delle prove in piena autonomia. Non può essere vincolato da un’archiviazione penale né può nascondersi dietro un presunto orientamento di merito. È tenuto ad analizzare nel dettaglio tutti gli indizi di fittizietà e a giudicare sulla base delle prove raccolte nel singolo processo, applicando correttamente i principi in materia di onere della prova.

Un decreto di archiviazione penale ha valore di prova in un processo tributario?
No. La Corte di Cassazione stabilisce chiaramente che un decreto di archiviazione non è un provvedimento dotato di autorità di cosa giudicata e non impedisce al giudice tributario di valutare autonomamente e diversamente i medesimi fatti.

Cosa si intende per operazioni oggettivamente inesistenti in questo contesto?
Si tratta di operazioni che, sebbene formalmente documentate da fatture, sono prive di sostanza economica reale. Nel caso specifico, erano compravendite di energia strutturate in modo circolare per cui l’acquisto e la vendita si annullavano a vicenda (‘saldo zero’), senza alcun passaggio fisico di energia né scopo commerciale se non quello di generare costi deducibili e detrazioni IVA.

A chi spetta l’onere di provare la realtà delle operazioni quando l’amministrazione fornisce indizi di fittizietà?
Quando l’Agenzia Fiscale fornisce un quadro di indizi gravi, precisi e concordanti che suggeriscono la natura fittizia delle operazioni, l’onere della prova si sposta sul contribuente. Quest’ultimo deve dimostrare l’effettiva esistenza e la logica economica delle transazioni contestate, fornendo prove concrete a sostegno della loro genuinità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati