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Operazioni inesistenti: Cassazione conferma onere prova

Una società impugnava un avviso di accertamento per costi indeducibili derivanti da operazioni inesistenti. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo la corretta cumulabilità tra la sospensione dei termini per l’emergenza Covid-19 e quella per la definizione delle liti fiscali. Inoltre, ha dichiarato inammissibile il motivo relativo al riesame delle prove, ribadendo che spetta al contribuente fornire una prova rigorosa dell’effettività delle operazioni contestate quando l’Amministrazione Finanziaria ha presentato un quadro indiziario solido.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Operazioni inesistenti: la Cassazione chiarisce onere della prova e termini processuali

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di accertamento fiscale per operazioni inesistenti, affrontando due questioni di grande rilevanza: la corretta interpretazione delle sospensioni dei termini processuali durante l’emergenza Covid-19 e la ripartizione dell’onere della prova tra Fisco e contribuente. La decisione ribadisce principi consolidati, offrendo importanti spunti di riflessione per le imprese e i professionisti del settore.

Il Contesto: Accertamento per Fatture Fittizie

La vicenda nasce da un avviso di accertamento notificato a una società, con cui l’Amministrazione Finanziaria recuperava a tassazione costi indebitamente dedotti (ai fini Ires e Irap) e Iva detratta, relativi a fatture emesse da un’altra impresa per prestazioni ritenute oggettivamente inesistenti. L’Ufficio basava le sue conclusioni su una serie di elementi emersi durante una verifica della Guardia di Finanza.

La Commissione Tributaria Provinciale accoglieva inizialmente il ricorso della società. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale, in appello, ribaltava la decisione, dando ragione all’Agenzia delle Entrate. La società decideva quindi di ricorrere in Cassazione, sollevando due motivi principali.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorso della società contribuente si fondava su due pilastri:

1. Una questione procedurale: si contestava la tardività della costituzione in giudizio dell’Agenzia delle Entrate nel giudizio d’appello, sostenendo un’errata interpretazione delle norme sulla sospensione dei termini processuali.
2. Una questione di merito: si lamentava l’omesso esame, da parte del giudice d’appello, di fatti e documenti decisivi che, a dire della società, avrebbero dimostrato l’effettività delle operazioni contestate.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sulle operazioni inesistenti

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i motivi, fornendo chiarimenti cruciali su ciascun punto.

La questione procedurale: Cumulo delle sospensioni dei termini

Sul primo punto, la Corte ha stabilito che la Commissione Tributaria Regionale aveva correttamente applicato le norme. Gli Ermellini hanno chiarito che la sospensione dei termini per l’impugnazione prevista per la definizione agevolata delle liti fiscali (art. 6, comma 11, D.L. 119/2018) si cumula con quella straordinaria introdotta per l’emergenza epidemiologica da Covid-19 (art. 83, D.L. 18/2020).

Di conseguenza, il termine per la costituzione in giudizio dell’Agenzia, che sarebbe scaduto durante il periodo di sospensione Covid (9 marzo – 11 maggio 2020), è stato automaticamente prorogato al 12 maggio 2020. Poiché il deposito era avvenuto il 23 aprile 2020, risultava pienamente tempestivo. Questa interpretazione conferma la natura eccezionale e prevalente delle sospensioni legate a eventi straordinari.

La questione di merito: L’onere della prova e i limiti del giudizio di legittimità

Sul secondo e più sostanziale motivo, la Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso. La Corte ha ribadito che il vizio di “omesso esame di un fatto storico decisivo” non può essere utilizzato per richiedere un terzo grado di giudizio sul merito della controversia, ovvero per contestare l’apprezzamento delle prove fatto dal giudice precedente.

L’Amministrazione Finanziaria aveva fornito un quadro probatorio basato su presunzioni “gravi, precise e concordanti” per sostenere l’inesistenza delle operazioni. Tra queste: profonde incongruenze contabili, mancanza di personale e mezzi da parte della società fornitrice e anomalie nei movimenti bancari. Di fronte a un simile quadro indiziario, l’onere di fornire la prova contraria, ossia di dimostrare l’effettiva esistenza delle operazioni, ricade interamente sul contribuente.

Secondo la Corte, la documentazione prodotta dalla società ricorrente (elenco cantieri, rapporti con il commercialista, ecc.) era idonea a dimostrare la legittimità della propria attività imprenditoriale, ma non a provare specificamente che le singole operazioni fatturate dalla società fornitrice fossero realmente avvenute. Anche le dichiarazioni di terzi non sono state ritenute decisive, in quanto contrastanti con le risultanze della verifica fiscale.

Conclusioni: Implicazioni per i Contribuenti

Questa ordinanza consolida due principi fondamentali in materia di contenzioso tributario relativo a operazioni inesistenti.

In primo luogo, conferma che, di fronte a un quadro indiziario solido presentato dal Fisco, il contribuente non può limitarsi a una difesa generica, ma deve fornire prove concrete, puntuali e rigorose dell’effettiva esecuzione delle prestazioni contestate. Dimostrare di essere un’azienda sana e operante non è sufficiente a superare le presunzioni di fittizietà.

In secondo luogo, la decisione ribadisce i limiti del giudizio di Cassazione: la Suprema Corte non può sostituire la propria valutazione delle prove a quella dei giudici di merito. Il ricorso per “omesso esame” è ammesso solo in casi specifici e circoscritti di un’autentica “svista” del giudice su un fatto storico, non per un mero disaccordo sull’interpretazione del materiale probatorio.

Come interagiscono la sospensione dei termini processuali per la definizione agevolata delle liti e quella per l’emergenza Covid-19?
Secondo la Corte di Cassazione, le due sospensioni si cumulano. La sospensione per l’emergenza epidemiologica opera anche sui termini già sospesi per altre ragioni, come quella per la definizione agevolata delle liti, estendendone di fatto la durata.

Cosa deve provare un contribuente accusato di aver utilizzato fatture per operazioni inesistenti?
Quando l’Amministrazione Finanziaria fornisce elementi indiziari gravi, precisi e concordanti sulla fittizietà delle operazioni, l’onere della prova si sposta sul contribuente. Quest’ultimo deve dimostrare in modo specifico e puntuale non solo la legittimità della propria attività, ma l’effettiva esecuzione delle singole prestazioni documentate nelle fatture contestate.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta dal giudice d’appello?
No, non è possibile. Il giudizio della Corte di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. La Corte valuta se la legge è stata applicata correttamente, ma non può riesaminare le prove o sostituire la propria valutazione a quella del giudice precedente, a meno che non si configuri il vizio specifico di ‘omesso esame di un fatto storico decisivo’, che non consiste in una semplice errata valutazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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