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Operazioni circolari: la Cassazione nega detrazione IVA

Una società energetica si è vista negare la detrazione IVA per delle operazioni circolari ritenute fittizie dall’Amministrazione Finanziaria. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22794/2025, ha stabilito che la detraibilità dell’imposta è subordinata all’effettività dell’operazione, anche in assenza di un danno economico per l’Erario. La Corte ha cassato la decisione di secondo grado che aveva dato ragione al contribuente, rinviando la causa per un nuovo esame basato sulla necessità di provare la reale esistenza degli scambi commerciali.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Operazioni Circolari: la Cassazione Nega la Detrazione IVA Anche Senza Danno per l’Erario

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 22794 del 2025, affronta un tema cruciale in materia di IVA: la detraibilità dell’imposta in presenza di operazioni circolari oggettivamente inesistenti. La pronuncia stabilisce un principio fondamentale: il diritto alla detrazione IVA non può sussistere se le operazioni sottostanti sono fittizie, anche qualora tali meccanismi non abbiano generato un’evasione o una perdita di gettito per l’Erario. Questo intervento chiarisce i limiti del principio di neutralità dell’IVA e le responsabilità del contribuente.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Amministrazione Finanziaria nei confronti di una società attiva nel mercato telematico dell’energia elettrica. L’accertamento contestava la detrazione dell’IVA relativa a una serie di operazioni di acquisto e vendita di energia con un’altra società. Secondo l’Amministrazione, queste transazioni costituivano un meccanismo circolare a saldo ‘zero’, prive di reale sostanza economica e con finalità puramente finanziarie e speculative.

Gli elementi indiziari a sostegno della tesi erariale includevano:
* La perfetta corrispondenza tra quantità di energia acquistata e venduta e i relativi corrispettivi, con un saldo finale sistematicamente pari a zero.
* La mancanza, da parte della società contribuente, di una sede operativa adeguata, personale e strumenti idonei.
* L’assenza di registrazione di tali operazioni presso la Borsa elettrica ufficiale.

La Decisione della Commissione Tributaria Regionale

In secondo grado, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva accolto l’appello della società. I giudici regionali avevano ritenuto che nel trading di energia fosse comune la pratica del ‘netting fisico’, dove non avviene un trasferimento reale di energia ma solo una compensazione economica. La CTR aveva inoltre sottolineato che l’Amministrazione Finanziaria non aveva provato il coinvolgimento della società in un meccanismo fraudolento e, soprattutto, che non vi era stato alcun pregiudizio per l’Erario, poiché tutte le società coinvolte avevano regolarmente versato le imposte dovute. Di conseguenza, in virtù del principio di neutralità dell’IVA, la detrazione era stata considerata legittima.

Le Operazioni Circolari e il Diritto alla Detrazione secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente la prospettiva della CTR, accogliendo il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria. Il punto centrale della decisione è la distinzione netta tra l’obbligo di versare l’IVA indicata in fattura e il diritto a detrarla.

1. Obbligo di versamento (Principio di Cartolarità): In base alla Direttiva IVA (art. 203) e alla normativa nazionale, chiunque emetta una fattura indicante l’IVA è tenuto a versarla, anche se l’operazione è inesistente. Questo serve a prevenire il rischio di perdita di gettito.
2. Diritto alla detrazione: Questo diritto, invece, è strettamente legato all’effettività dell’operazione. Un’operazione fittizia non può, per sua natura, dare diritto ad alcuna detrazione.

La Cassazione ha chiarito che il giudice di secondo grado ha errato nel ritenere sufficiente, per legittimare la detrazione, la circostanza che tutte le imposte fossero state versate. L’assenza di un danno per l’Erario non sana l’originaria fittizietà dell’operazione, che resta il presupposto invalicabile per l’esercizio del diritto alla detrazione.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su un’interpretazione rigorosa dei principi europei e nazionali in materia di IVA, come delineati anche dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Il fulcro del ragionamento è che il principio di neutralità dell’IVA non può essere invocato per giustificare la detrazione in un contesto di operazioni inesistenti. La CTR ha commesso un errore metodologico: invece di valutare il complesso degli elementi indiziari forniti dall’Amministrazione Finanziaria per dimostrare la natura fittizia delle transazioni, si è limitata a considerazioni astratte sulla liceità del ‘netting’ e sull’assenza di danno erariale.

La Cassazione ha affermato che, una volta che l’Amministrazione fornisce un quadro probatorio presuntivo solido (come la struttura inadeguata della società, la circolarità delle transazioni, la mancanza di logica economica), spetta al contribuente fornire la prova contraria, ovvero dimostrare l’effettiva esistenza e la sostanza economica delle operazioni contestate. La semplice regolarità formale delle fatture e dei pagamenti non è sufficiente, in quanto questi sono proprio gli strumenti utilizzati per far apparire reale un’operazione fittizia.

Conclusioni

La sentenza n. 22794/2025 rappresenta un importante monito per gli operatori economici. La Corte di Cassazione ribadisce che il sistema IVA si basa sulla realtà delle operazioni economiche. Le costruzioni artificiose, come le operazioni circolari prive di sostanza, non possono generare diritti fiscali, come la detrazione dell’IVA. La mancanza di un danno immediato per l’Erario non è una scusante né un elemento sufficiente a legittimare la detrazione. Le imprese devono essere in grado di dimostrare, al di là della documentazione formale, la concretezza e la logica economica di ogni transazione per cui intendono esercitare il diritto alla detrazione dell’imposta.

È possibile detrarre l’IVA per operazioni considerate fittizie se non c’è stato alcun danno economico per lo Stato?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto alla detrazione dell’IVA è strettamente subordinato all’effettiva esistenza dell’operazione commerciale. L’assenza di un pregiudizio economico per l’Erario non è sufficiente a legittimare la detrazione se l’operazione sottostante è inesistente.

Cosa sono le ‘operazioni circolari’ nel contesto di questa sentenza?
Sono transazioni in cui beni o servizi (in questo caso, energia elettrica) vengono acquistati e rivenduti tra più soggetti, spesso appartenenti allo stesso gruppo, in modo da tornare al punto di partenza. In questa vicenda, tali operazioni avvenivano con corrispettivi identici, realizzando un meccanismo a saldo ‘zero’ ritenuto privo di reale sostanza economica e finalizzato a scopi speculativi o finanziari.

Quale principio applica la Corte per negare la detrazione dell’IVA?
La Corte applica il principio fondamentale secondo cui il diritto alla detrazione IVA sorge solo in relazione a operazioni reali ed effettive. Anche se il ‘principio di cartolarità’ obbliga chi emette una fattura a versare l’imposta (anche per operazioni fittizie), non crea un simmetrico e automatico diritto alla detrazione per chi la riceve. La fittizietà dell’operazione blocca alla radice la possibilità di detrarre l’imposta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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