LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Operazioni black list: sanzioni non retroattive

Una società è stata sanzionata per non aver indicato separatamente i costi derivanti da operazioni black list nella dichiarazione del 2009. Sebbene una legge successiva (L. 208/2015) abbia abolito tale obbligo a partire dal 2016, la Corte di Cassazione ha stabilito che la nuova norma non è retroattiva. Pertanto, il principio del ‘favor rei’ non si applica e le sanzioni per le violazioni commesse prima del 2016 restano pienamente valide, poiché la legge abrogativa stessa ne ha limitato l’efficacia nel tempo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Operazioni black list: la Cassazione nega la retroattività delle norme più favorevoli

L’Ordinanza n. 32107 del 2024 della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale in materia fiscale: la successione di leggi nel tempo e l’applicabilità delle sanzioni per le operazioni black list. La Corte ha chiarito che l’abolizione di un obbligo dichiarativo non cancella retroattivamente le sanzioni per chi non lo ha rispettato in passato, a meno che non sia espressamente previsto.

I Fatti: La Sanzione per l’Omessa Dichiarazione

Una società per azioni si è vista notificare un atto di irrogazione di sanzioni da parte dell’Agenzia delle Entrate. La contestazione riguardava l’omessa indicazione separata, nella dichiarazione dei redditi relativa all’anno 2009, di costi e componenti negativi derivanti da transazioni commerciali con imprese situate in Paesi a fiscalità privilegiata, i cosiddetti “black list”.

All’epoca dei fatti, la normativa (art. 8, comma 3-bis, D.Lgs. 471/1997) prevedeva una sanzione specifica per questa violazione formale.

Il Percorso Giudiziario e l’Applicazione del Favor Rei

In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale aveva respinto il ricorso della società. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale della Toscana aveva ribaltato la decisione, accogliendo l’appello del contribuente.

I giudici di secondo grado avevano basato la loro decisione su una modifica legislativa successiva: la Legge di Stabilità 2016 (L. n. 208/2015) aveva abrogato, a partire dal 1° gennaio 2016, l’obbligo di separata indicazione. Secondo la Commissione Regionale, in applicazione del principio del favor rei (art. 3, D.Lgs. 472/1997), la norma più favorevole doveva applicarsi retroattivamente, rendendo non più punibile la condotta omissiva della società, anche se avvenuta anni prima.

La Questione delle operazioni black list davanti alla Cassazione

L’Agenzia delle Entrate ha impugnato la sentenza regionale dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo la violazione e falsa applicazione delle norme relative alla successione delle leggi tributarie. Il punto centrale era stabilire se l’abrogazione dell’obbligo formale costituisse una vera e propria abolitio criminis, con efficacia retroattiva, o se i suoi effetti fossero limitati al futuro.

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa a un’altra sezione della Corte di giustizia tributaria di secondo grado.

Le Motivazioni della Corte: Irretroattività e Assenza di Abolitio Criminis

La Corte di Cassazione, richiamando un suo consolidato orientamento, ha fornito una motivazione chiara e netta. Il principio cardine è che l’abrogazione dell’obbligo di indicare le operazioni black list non ha efficacia retroattiva.

La stessa Legge di Stabilità 2016, al comma 144, specifica che le nuove disposizioni si applicano “a decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2015”. Questa previsione esplicita, secondo la Corte, costituisce una deroga al principio generale del favor rei. La legge non ha semplicemente eliminato una sanzione, ma ha rimosso un obbligo di condotta a partire da una data precisa, lasciando intatto il disvalore delle omissioni commesse quando l’obbligo era in vigore.

Non si tratta, quindi, di una abolitio criminis, che presuppone la radicale eliminazione del presupposto impositivo o dell’illecito. In questo caso, l’obbligo è semplicemente cessato per il futuro, ma era pienamente valido ed esigibile per il passato (fino a tutto il 2015). Di conseguenza, anche le sanzioni collegate alla sua violazione rimangono applicabili per i periodi d’imposta precedenti al 2016.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del diritto tributario: le modifiche normative, specialmente quelle che aboliscono obblighi formali, non si presumono retroattive. I contribuenti devono prestare la massima attenzione alle disposizioni transitorie previste dalle nuove leggi, poiché sono queste a determinare l’ambito temporale di applicazione.

La decisione conferma che una violazione commessa quando una norma era in vigore resta punibile anche se quella norma viene successivamente abrogata, qualora il legislatore abbia espressamente limitato l’efficacia della nuova disciplina ai periodi futuri. Per le imprese che hanno avuto operazioni black list in passato, questo significa che eventuali omissioni dichiarative commesse prima del 2016 possono ancora essere legittimamente sanzionate dall’Amministrazione Finanziaria.

Una nuova legge fiscale più favorevole si applica retroattivamente a violazioni passate?
No, non necessariamente. Secondo la Corte, una legge più favorevole non si applica retroattivamente se la legge stessa contiene una disposizione transitoria che ne limita l’efficacia temporale, come in questo caso in cui l’applicazione è stata fissata a decorrere dal periodo d’imposta successivo al 31 dicembre 2015.

L’abolizione dell’obbligo di indicare le operazioni black list cancella le sanzioni per le omissioni precedenti?
No. L’abolizione dell’obbligo vale solo per il futuro, a partire dal 2016. La Corte ha chiarito che le sanzioni per le omissioni commesse quando l’obbligo era in vigore (fino a tutto il 2015) restano pienamente valide e applicabili.

Perché il principio del favor rei non è stato applicato in questo caso di sanzioni per operazioni black list?
Il principio del favor rei (applicazione della legge più favorevole) non è stato applicato perché la stessa legge che ha abrogato l’obbligo (L. n. 208/2015) prevedeva esplicitamente la sua non retroattività. Questa previsione specifica funge da deroga al principio generale, escludendone l’applicazione al caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati