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Onere prova deduzione costi: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1466/2025, ha ribadito un principio fondamentale in materia fiscale: l’onere della prova per la deduzione dei costi spetta interamente al contribuente. Il caso riguardava una società a cui l’Agenzia delle Entrate aveva contestato la deduzione di costi per prestazioni di servizi, ritenendoli non inerenti e pagati in contanti. Dopo due sentenze favorevoli al contribuente nei gradi di merito, la Suprema Corte ha cassato la decisione d’appello. La Corte ha stabilito che il giudice di secondo grado aveva errato nel confermare la prima sentenza con una motivazione apparente, senza analizzare le specifiche contestazioni dell’Agenzia. È stato affermato che il contribuente deve dimostrare attivamente l’inerenza, la certezza e la determinabilità dei costi, non potendo limitarsi a una generica contestazione dell’operato dell’Ufficio.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Onere prova deduzione costi: spetta sempre al contribuente

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un caposaldo del diritto tributario: l’onere della prova per la deduzione dei costi grava integralmente sul contribuente. L’amministrazione finanziaria non deve provare la non inerenza di un costo, ma è l’impresa che deve dimostrarne la piena legittimità ai fini fiscali. Questa decisione chiarisce che una difesa basata sulla mera contestazione dell’operato dell’Agenzia, senza fornire prove concrete, non è sufficiente a superare un accertamento fiscale.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato a una società a responsabilità limitata. L’Agenzia delle Entrate contestava l’indebita deduzione di costi per un imponibile di quasi 20.000 euro, oltre IVA e sanzioni. Tali costi, relativi a prestazioni rese da un’altra ditta, erano stati ritenuti privi del requisito dell’inerenza, anche a causa del fatto che i pagamenti erano avvenuti in gran parte in contanti.

La società ha impugnato l’atto e la Commissione Tributaria Provinciale ha accolto il ricorso, riconoscendo la piena deducibilità dei costi. L’Agenzia delle Entrate ha proposto appello, lamentando che i giudici di primo grado non avessero considerato le specifiche e puntuali deduzioni presentate. Tuttavia, anche la Commissione Tributaria Regionale ha respinto l’appello, confermando la decisione precedente con una motivazione che, secondo la Cassazione, si è rivelata meramente apparente e acritica.

I motivi del ricorso e l’onere della prova deduzione costi

L’Agenzia delle Entrate ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su tre motivi principali. In primo luogo, ha denunciato la nullità della sentenza d’appello per motivazione “apparentemente” esistente, in quanto si sarebbe limitata a un rinvio acritico alla sentenza di primo grado. In secondo luogo, ha lamentato l’omesso esame di un fatto decisivo, ovvero gli specifici elementi indiziari (come il fatto che la società, pur in perdita, pagasse ingenti fatture) che avrebbero dovuto essere considerati.

Il terzo e decisivo motivo, accolto dalla Corte, riguardava la violazione delle norme sull’onere della prova per la deduzione dei costi (art. 109 TUIR e art. 2697 c.c.). L’Agenzia ha sostenuto che il giudice d’appello aveva erroneamente accolto le ragioni del contribuente nonostante quest’ultimo non avesse fornito alcuna prova circa l’inerenza, la certezza e la determinabilità dei costi contestati.

L’importanza della prova a carico del contribuente

La Corte Suprema ha sottolineato come la giurisprudenza sia costante nell’affermare che la prova del diritto alla deduzione dei costi è a carico del contribuente. Questo principio si fonda sia sulla regola generale per cui chi afferma un diritto deve provarne i fatti costitutivi, sia sul criterio della “vicinanza della prova”, secondo cui l’onere deve gravare sulla parte che più agevolmente può fornire la documentazione necessaria. È il contribuente, infatti, ad avere a disposizione le fatture, i contratti e le prove dei pagamenti che possono dimostrare l’effettività e l’inerenza delle operazioni economiche.

Le motivazioni

La Cassazione ha ritenuto infondato il primo motivo sulla motivazione apparente, giudicando la sentenza d’appello, seppur succinta, sufficientemente chiara nel suo percorso logico. Tuttavia, ha accolto pienamente il terzo motivo, assorbendo il secondo. Il cuore della decisione risiede nel principio secondo cui l’onere della prova della deduzione dei costi spetta al contribuente. Il giudice di merito, secondo la Corte, ha errato nel ritenere sussistente il diritto alla deduzione della società sulla base della mera contestazione del comportamento dell’Ufficio.

La sentenza d’appello non ha valutato né gli specifici elementi indiziari offerti dall’Agenzia, né la “sussistenza, carenza o sufficienza della prova” che il contribuente era tenuto a fornire. Il contribuente non può limitarsi a presentare le fatture, ma deve essere in grado di dimostrare che le operazioni sottostanti sono reali, effettive e strettamente collegate all’attività d’impresa. L’Amministrazione Finanziaria, una volta che il contribuente ha fornito le prove, può contestarne l’attendibilità anche tramite presunzioni.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di Giustizia tributaria per un nuovo esame. La nuova Corte dovrà attenersi al principio secondo cui il contribuente che intende dedurre un costo ha l’onere di provare la sua esistenza, certezza, determinabilità e, soprattutto, la sua inerenza all’attività d’impresa. Questa ordinanza rappresenta un monito importante per tutte le imprese: una contabilità formalmente corretta non è sufficiente se non è supportata da prove sostanziali in grado di superare le contestazioni del Fisco.

Su chi ricade l’onere della prova per la deduzione dei costi ai fini fiscali?
L’onere della prova per dimostrare l’esistenza, la certezza, la determinabilità e l’inerenza dei costi deducibili ricade integralmente sul contribuente che intende avvalersi della deduzione.

È sufficiente per un contribuente contestare genericamente il comportamento dell’Agenzia delle Entrate per vedersi riconosciuta la deduzione dei costi?
No, non è sufficiente. La Corte ha stabilito che il diritto alla deduzione non può fondarsi sulla mera contestazione del comportamento dell’Ufficio, ma richiede una prova positiva da parte del contribuente circa la legittimità dei costi.

Cosa deve provare il contribuente per poter dedurre un costo?
Il contribuente deve fornire la prova delle circostanze che giustificano la deduzione, come l’esistenza effettiva degli acquisti di beni e servizi, il pagamento dell’IVA, e la loro riferibilità all’attività d’impresa (inerenza).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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