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Onere prova associazioni sportive: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 62/2025, ha stabilito un principio fondamentale per le associazioni sportive dilettantistiche (ASD). In caso di accertamento fiscale, l’onere della prova per dimostrare la sussistenza dei requisiti necessari a beneficiare del regime fiscale agevolato spetta all’associazione stessa e non all’Agenzia delle Entrate. La Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva erroneamente invertito tale onere, sottolineando che la mera forma giuridica non è sufficiente se l’attività svolta è di fatto commerciale.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Onere della prova associazioni sportive: la Cassazione ribalta la prospettiva

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale per il mondo del non profit: l’onere della prova associazioni sportive per accedere ai benefici fiscali spetta interamente all’ente stesso. Questa decisione chiarisce che non è l’Agenzia delle Entrate a dover dimostrare l’assenza dei requisiti, ma è l’associazione a dover provare, in modo concreto, di possederli. Analizziamo insieme questa importante pronuncia e le sue implicazioni pratiche per tutte le ASD.

I fatti di causa

Il caso nasce da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una società sportiva dilettantistica che gestiva una palestra. L’amministrazione finanziaria contestava maggiori imposte (Ires, Irap e Iva) per l’anno 2004, disconoscendo la natura di associazione non profit e, di conseguenza, negando l’accesso al regime fiscale agevolato previsto dalla legge n. 398/1991.

Secondo il Fisco, l’ente operava di fatto come un’impresa commerciale. Questa conclusione si basava su diversi indizi:

* La sostanziale prosecuzione di un’attività commerciale precedentemente svolta da un’altra società.
* La coincidenza tra i soci dell’associazione e quelli della società precedente.
* L’assenza di una reale vita associativa, evidenziata dalla mancanza di libri sociali, verbali di assemblea e procedure di ammissione per i nuovi soci.

Nonostante questi elementi, sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione alla contribuente, sostenendo che l’Ufficio non avesse fornito ‘prove certe e granitiche’ a supporto delle sue contestazioni e avesse erroneamente posto l’onere probatorio a carico dell’associazione.

L’onere della prova associazioni sportive secondo la Cassazione

L’Agenzia delle Entrate ha impugnato la decisione regionale dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando la violazione delle norme sulla ripartizione dell’onere della prova (art. 2697 c.c.). La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ribaltando completamente la prospettiva dei giudici di merito.

Il principio cardine, riaffermato con forza, è che chiunque voglia beneficiare di un’agevolazione fiscale ha il dovere di dimostrare di possedere tutti i requisiti, sia formali che sostanziali, previsti dalla legge. Non è sufficiente ‘vestire’ la forma giuridica di un’associazione sportiva dilettantistica; è necessario operare concretamente come tale.

Distinzione tra requisiti formali e sostanziali

La Corte ha chiarito che l’applicazione del regime agevolato dipende da due ordini di requisiti:

1. Requisiti formali: L’affiliazione a federazioni sportive nazionali o enti di promozione sportiva riconosciuti e la presenza nello statuto di clausole specifiche (come il divieto di distribuzione degli utili).
2. Requisiti sostanziali: L’effettivo svolgimento di un’attività senza scopo di lucro, garantendo la democraticità interna e la partecipazione attiva dei soci alla vita dell’ente.

Il possesso del solo requisito formale non è sufficiente. L’associazione deve dimostrare che la sua attività si svolge nel pieno rispetto delle clausole statutarie e delle finalità non lucrative.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione cassando la sentenza impugnata perché il giudice di merito aveva commesso un duplice errore. In primo luogo, aveva invertito l’onere della prova, addossandolo ingiustamente all’Agenzia delle Entrate, quando invece, secondo il principio generale dell’art. 2697 c.c., spetta a chi invoca un’eccezione o un beneficio (in questo caso, il regime fiscale agevolato) fornire la prova dei fatti che ne costituiscono il fondamento. L’associazione, quindi, avrebbe dovuto dimostrare il carattere non commerciale della sua attività, la democraticità della sua struttura e l’effettiva partecipazione dei soci.

In secondo luogo, la Corte regionale aveva svalutato con una motivazione apodittica e insufficiente un elemento presuntivo di grande rilevanza: la coincidenza tra i soci fondatori dell’ASD e quelli della precedente società commerciale che svolgeva la stessa attività nello stesso luogo. Questo elemento, unito ad altre mancanze documentali (come l’assenza del libro soci e dei verbali di assemblea), costituiva un quadro indiziario solido che il giudice avrebbe dovuto considerare attentamente, anziché liquidarlo come una ‘semplice circostanza’. La Suprema Corte ha quindi ritenuto che la decisione impugnata fosse viziata sia per violazione di legge sull’onere probatorio sia per carenza motivazionale, rendendo necessario un nuovo esame del merito.

le conclusioni

La sentenza rappresenta un monito fondamentale per tutte le associazioni sportive dilettantistiche. Per evitare contenziosi con il Fisco e per poter legittimamente usufruire delle agevolazioni previste, non basta una facciata formale. È indispensabile curare meticolosamente la gestione interna e la documentazione, dimostrando concretamente e in ogni momento la natura non lucrativa e democratica dell’ente. La trasparenza e la corretta tenuta dei libri sociali non sono meri adempimenti burocratici, ma elementi essenziali per provare la propria buona fede e il diritto a beneficiare di un regime fiscale di favore. L’onere della prova grava sempre e solo sul contribuente.

Chi deve dimostrare i requisiti per accedere al regime fiscale agevolato per le associazioni sportive dilettantistiche?
L’onere della prova spetta interamente all’associazione sportiva. È il contribuente che invoca il beneficio a dover dimostrare di possedere tutti i requisiti di legge, sia formali che sostanziali.

È sufficiente l’affiliazione a una federazione sportiva o la conformità dello statuto per beneficiare delle agevolazioni fiscali?
No. Secondo la Corte di Cassazione, i requisiti formali, come l’affiliazione al CONI o uno statuto conforme, non sono sufficienti. È necessaria anche la dimostrazione del presupposto sostanziale, ovvero l’effettivo svolgimento di un’attività senza scopo di lucro e il rispetto della vita democratica interna dell’ente.

Cosa succede se un’associazione sportiva opera in continuità con una precedente attività commerciale?
Questa circostanza, specialmente se unita alla coincidenza dei soci e alla mancanza di una reale vita associativa, costituisce un forte indizio della natura commerciale dell’ente. La Corte di Cassazione ha stabilito che tali elementi non possono essere ignorati e devono essere attentamente valutati dal giudice, in quanto possono portare al disconoscimento della qualifica di ente non commerciale e alla perdita delle agevolazioni fiscali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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