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Onere della prova TARSU: chi deve dimostrare l’esenzione

Una società di riscossione contesta una decisione sulla Tassa Rifiuti (TARSU) dovuta da un’azienda. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’onere della prova TARSU spetta al contribuente, il quale deve denunciare specificamente le aree che producono rifiuti speciali per ottenere l’esenzione. La sentenza impugnata è stata annullata con rinvio per un nuovo esame.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Onere della prova TARSU: la Cassazione ribadisce l’obbligo di denuncia del contribuente

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di Tassa sui Rifiuti (TARSU): spetta al contribuente dimostrare di avere diritto all’esenzione per le aree in cui si producono rifiuti speciali non assimilabili a quelli urbani. L’ordinanza sottolinea come l’onere della prova TARSU gravi sull’azienda, che deve adempiere a un preciso obbligo di denuncia e informazione verso l’amministrazione comunale. Vediamo nel dettaglio la vicenda processuale e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa

La controversia nasce dal ricorso presentato da una società concessionaria del servizio di accertamento e riscossione per un Comune, contro una sentenza della Commissione Tributaria Regionale. Quest’ultima aveva rideterminato la superficie tassabile ai fini TARSU per un’importante azienda contribuente, accogliendo solo parzialmente le istanze del Comune e della sua concessionaria.

L’azienda contribuente sosteneva che una parte significativa delle sue aree operative dovesse essere esclusa dal calcolo della tassa, in quanto destinate alla produzione di rifiuti speciali smaltiti autonomamente, come previsto dalla legge. La Commissione Tributaria Regionale aveva fissato la superficie imponibile senza, tuttavia, tenere conto di un elemento ritenuto cruciale dalla società di riscossione: la mancata presentazione, da parte dell’azienda contribuente, di una specifica denuncia delle aree da escludere.

La questione dell’onere della prova TARSU e i motivi del ricorso

La società concessionaria ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando principalmente l’omesso esame di un fatto decisivo: l’assenza di una formale denuncia da parte dell’azienda contribuente. Secondo la ricorrente, la legge impone al contribuente che intende beneficiare dell’esenzione dal tributo di comunicare e provare all’ente comunale quali siano le aree e le superfici da escludere dalla tassazione.

Anche se in passato vi erano state delle contestazioni amministrative sulla quantificazione della superficie, la concessionaria ha evidenziato che il Comune non era stato parte di quei procedimenti e, pertanto, l’obbligo di denuncia rimaneva inalterato. La mancata comunicazione impediva di fatto all’amministrazione di verificare la corretta applicazione della tassa. Questo aspetto è centrale per definire l’onere della prova TARSU.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto i motivi del ricorso presentati dalla società concessionaria, ritenendoli fondati. Ha cassato la sentenza della Commissione Tributaria Regionale e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado per un nuovo esame della vicenda.

Le Motivazioni

Nelle motivazioni, la Corte ha ribadito un principio consolidato: sebbene spetti all’amministrazione provare i fatti che costituiscono la fonte dell’obbligazione tributaria (come l’occupazione di un immobile nel territorio comunale), per quanto riguarda la quantificazione del tributo e, in particolare, l’esclusione di determinate aree, l’onere si sposta sul contribuente. L’esclusione dalla tassazione per le aree che producono rifiuti speciali è un’eccezione alla regola generale. Pertanto, chi intende avvalersene deve fornire all’ente impositore tutti i dati necessari per verificare l’esistenza e la delimitazione di tali aree.

Questo “onere d’informazione” è un dovere specifico del contribuente, che si affianca all’obbligo generale di denuncia previsto dall’art. 70 del D.Lgs. 507/1993. In assenza di tale comunicazione, le superfici si presumono interamente tassabili.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza la necessità di una collaborazione proattiva da parte delle aziende nei rapporti con il fisco locale. Non è sufficiente produrre rifiuti speciali per essere automaticamente esentati dalla TARSU; è indispensabile documentare e comunicare formalmente tale circostanza all’ente comunale competente. Le imprese devono quindi adottare procedure interne rigorose per la mappatura delle aree produttive e la loro corretta dichiarazione ai fini fiscali, al fine di evitare contenziosi e l’applicazione di sanzioni. La decisione chiarisce che la passività del contribuente non può essere premiata e che l’onere di provare un’eccezione alla regola generale di tassabilità ricade interamente su chi ne chiede l’applicazione.

Chi è responsabile per provare che un’area aziendale dovrebbe essere esente dalla tassa rifiuti (TARSU)?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere della prova spetta al contribuente. L’azienda deve fornire all’amministrazione comunale tutti i dati relativi all’esistenza e alla delimitazione delle aree in cui vengono prodotti rifiuti speciali non assimilabili a quelli urbani per poter beneficiare dell’esenzione.

Una precedente contestazione amministrativa sulla superficie tassabile è sufficiente per esentare un’azienda dalla denuncia formale delle aree esenti?
No. La sentenza chiarisce che, anche in presenza di precedenti contenziosi, il contribuente ha sempre l’obbligo specifico di denunciare formalmente al Comune quali aree sono utilizzate per la produzione di rifiuti speciali, al fine di ottenere la relativa esenzione dalla TARSU.

Cosa succede se un contribuente non dichiara le aree in cui produce rifiuti speciali?
Se il contribuente non adempie al suo onere di informazione e denuncia, l’area viene presunta interamente soggetta alla tassa. L’esenzione è considerata un’eccezione alla regola generale e deve essere specificamente richiesta e provata dalla parte che intende beneficiarne.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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