LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Onere della prova TARES: chi deve dimostrare l’esenzione?

Un contribuente ha impugnato un avviso di accertamento per la TARES su diversi immobili, sostenendone la non tassabilità. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, affermando che l’onere della prova TARES per ottenere un’esenzione spetta al contribuente. Questi deve dimostrare attivamente l’oggettiva inutilizzabilità dell’immobile e l’incapacità di produrre rifiuti. Inoltre, è stato ribadito il divieto di introdurre nuove ragioni di fatto in appello, considerate inammissibili.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Onere della Prova TARES: la Cassazione Stabilisce le Regole per l’Esenzione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali in materia di tributi locali, specificamente sulla Tassa sui Rifiuti e Servizi (TARES). La decisione si concentra su un aspetto fondamentale del contenzioso tributario: l’onere della prova TARES. La Suprema Corte ha ribadito che spetta al contribuente, e non al Comune, dimostrare l’esistenza delle condizioni che danno diritto all’esenzione dal pagamento del tributo, come l’inutilizzabilità di un immobile. Questa pronuncia consolida un principio chiave con importanti implicazioni per i proprietari di immobili.

I Fatti del Caso: una Controversia sulla Tassa Rifiuti

La vicenda trae origine dall’impugnazione di un avviso di accertamento emesso da un Comune toscano, con cui veniva liquidata la TARES per l’anno 2013 a carico di un contribuente per una serie di unità immobiliari di sua proprietà. Il contribuente sosteneva che alcuni immobili non fossero soggetti a tassazione per diverse ragioni: uno era vuoto e privo di allacci alle utenze, un altro era una cappella privata, un altro ancora un magazzino agricolo inutilizzato, mentre per altri contestava la stessa proprietà.

La Commissione Tributaria Regionale aveva respinto l’appello del contribuente, ritenendo che non fossero state fornite prove sufficienti a sostegno delle sue affermazioni. In particolare, il Comune aveva dimostrato di aver invitato il contribuente a un contraddittorio per chiarire le discrepanze sulle superfici, senza però ricevere risposta. Di fronte a tale inerzia, l’accertamento basato sulle risultanze catastali era stato considerato legittimo. Il contribuente ha quindi presentato ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte: l’Onere della Prova TARES Ricade sul Contribuente

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, dichiarando inammissibili o infondati tutti i motivi di impugnazione. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi principali: la ripartizione dell’onere della prova e le regole processuali che disciplinano il giudizio di appello.

La Presunzione di Tassabilità e l’Inerzia del Contribuente

La Corte ha chiarito che, in materia di TARES, vige una presunzione iuris tantum di produttività di rifiuti per ogni immobile occupato o detenuto. Questo significa che la tassa è dovuta per il solo fatto di avere la disponibilità di un’area. Per superare questa presunzione, l’onere della prova TARES grava interamente sul contribuente. È lui che deve fornire la prova contraria, dimostrando l’oggettiva incapacità dell’immobile di produrre rifiuti, ad esempio perché vuoto, privo di arredi e senza allacci alle utenze.

Nel caso specifico, il contribuente non solo non ha fornito tale prova, ma non ha nemmeno risposto alla richiesta di chiarimenti del Comune. Questa inerzia ha legittimato l’ente impositore a procedere con l’accertamento basato sui dati a sua disposizione, come quelli catastali, secondo quanto previsto dalla normativa.

L’Inammissibilità di Nuove Eccezioni in Appello

Un altro punto cruciale della decisione riguarda l’inammissibilità dell’introduzione di nuove ragioni di fatto nel corso del giudizio. La Corte ha rilevato che il contribuente, nell’atto di appello, aveva specificato per la prima volta che alcuni immobili erano destinati a cappella privata o a magazzino rurale. Queste specificazioni, non presentate nel ricorso originario, costituiscono una nuova causa petendi, ovvero una modifica delle ragioni poste a fondamento della domanda, vietata nel processo tributario d’appello.

Le Motivazioni

Nelle motivazioni, la Suprema Corte ha richiamato la propria giurisprudenza consolidata, estensibile alla TARES dai precedenti tributi sui rifiuti (TARSU e TIA). Il presupposto impositivo è la disponibilità di un’area potenzialmente produttrice di rifiuti. L’esclusione dalla tassazione rappresenta un’eccezione alla regola generale e, come tale, deve essere provata da chi la invoca. Il semplice fatto che un immobile sia intestato catastalmente a un soggetto è sufficiente a far scattare l’obbligo di pagamento, a meno che non venga fornita una prova contraria rigorosa.

La Corte ha inoltre ritenuto inammissibile il motivo di ricorso che mescolava vizi differenti (violazione di legge e omesso esame di un fatto decisivo), sottolineando la necessità di formulare censure chiare e distinte. Ha anche respinto la richiesta di ordinare l’acquisizione di documenti da terzi (i dati sui consumi elettrici), ricordando che tale potere è puramente discrezionale per il giudice e non può essere utilizzato per sopperire alle carenze probatorie della parte.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza un principio fondamentale per i contribuenti: chi vuole ottenere un’esenzione dalla tassa sui rifiuti deve assumere un ruolo attivo. Non è sufficiente una semplice dichiarazione; è necessario fornire prove concrete e documentate dell’inutilizzabilità dell’immobile. Inoltre, è essenziale che tutte le ragioni di contestazione siano esposte fin dal primo atto del giudizio, poiché non sarà possibile integrarle o modificarle nelle fasi successive. La decisione serve da monito sulla centralità dell’onere della prova TARES e sulla diligenza richiesta al contribuente nel difendere le proprie ragioni di fronte al fisco.

A chi spetta l’onere della prova per ottenere l’esenzione dalla TARES?
L’onere della prova spetta esclusivamente al contribuente. Egli deve dimostrare in modo oggettivo che l’immobile è inutilizzabile e incapace di produrre rifiuti (ad esempio, perché privo di arredi e di allacci alle utenze).

È possibile introdurre nuove motivazioni o fatti per la prima volta in appello in un processo tributario?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione ha ribadito che l’introduzione di nuove ragioni di fatto in appello, diverse da quelle esposte nel ricorso originario, costituisce una ‘nuova causa petendi’ e rende l’impugnazione inammissibile.

Il Comune può basare l’accertamento TARES sulla superficie catastale dell’immobile?
Sì. La normativa sulla TARES consente al Comune, ai fini dell’accertamento, di considerare come superficie assoggettabile al tributo quella pari all’80% della superficie catastale, soprattutto in assenza di una dichiarazione o di una risposta del contribuente a richieste di chiarimenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati