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Onere della prova Tares: chi deve dimostrare?

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una contribuente contro un avviso di accertamento per la Tares. La Corte ha ribadito che l’onere della prova per ottenere un’esenzione, come quella per immobili inutilizzabili, spetta interamente al contribuente, che deve presentare un’apposita dichiarazione di variazione. La sentenza ha inoltre confermato la validità degli avvisi di accertamento automatizzati anche senza firma autografa.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassa sui Rifiuti: spetta al contribuente l’onere della prova per l’esenzione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di tributi locali: per beneficiare di esenzioni o riduzioni sulla tassa sui rifiuti (in questo caso, la Tares), l’onere della prova ricade interamente sul contribuente. Questi deve dimostrare attivamente la sussistenza delle condizioni che danno diritto all’agevolazione, come ad esempio l’inutilizzabilità di un immobile. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dall’impugnazione di un avviso di accertamento per il pagamento del saldo della Tares relativa all’anno 2013, per un importo di 267 euro. La contribuente ha contestato la pretesa del Comune sollevando diverse eccezioni, sia di forma che di merito:

1. Errata intestazione: L’avviso sarebbe stato emesso nei confronti della madre defunta e non della contribuente stessa, effettiva proprietaria dell’immobile.
2. Vizi di forma: L’atto mancava di sottoscrizione autografa del funzionario responsabile.
3. Vizi di notifica: La notifica era avvenuta presso lo studio di lavoro e non presso la residenza.
4. Merito della pretesa: L’immobile in questione era disabitato, fatiscente e in stato di abbandono da anni, quindi non in grado di produrre rifiuti.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano respinto le doglianze della contribuente, portando la questione fino in Cassazione.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha esaminato e respinto tutti i motivi del ricorso, fornendo importanti chiarimenti su diversi aspetti procedurali e sostanziali del contenzioso tributario.

L’onere della prova per l’esenzione Tares

Il punto centrale della decisione riguarda il merito della pretesa tributaria. La contribuente sosteneva che l’immobile, essendo oggettivamente inutilizzabile, non dovesse essere soggetto a tassazione. Tuttavia, la Corte ha ricordato che, secondo la normativa di riferimento (art. 62 del D.Lgs. 507/1993), l’esenzione non è automatica.

Perché un locale o un’area sia escluso dalla tassa, è necessario che le condizioni di non utilizzabilità e di mancata produzione di rifiuti siano:

a) Indicate nella denuncia originaria o in una successiva dichiarazione di variazione.
b) Debitamente riscontrate sulla base di elementi oggettivi e documentazione idonea.

La giurisprudenza costante afferma che, sebbene spetti all’Amministrazione provare la fonte dell’obbligazione tributaria (cioè la detenzione dell’immobile), è il contribuente a dover provare la sussistenza delle condizioni per beneficiare di un’esenzione. Si tratta di un’eccezione alla regola generale del pagamento, e quindi l’onere della prova si inverte.

Nel caso specifico, la contribuente non aveva mai presentato alcuna dichiarazione per attestare l’inutilizzabilità dell’immobile. Di conseguenza, la sua mancata attivazione ha reso legittima la pretesa del Comune.

Altri Principi Processuali e Formali Confermati

Oltre alla questione principale, la Corte ha colto l’occasione per ribadire altri principi consolidati:

* Validità dell’avviso non firmato: Per gli atti di liquidazione o accertamento prodotti con sistemi informativi automatizzati, la sottoscrizione autografa può essere legittimamente sostituita dall’indicazione a stampa del nominativo del soggetto responsabile. Questa norma speciale (art. 1, comma 87, L. 549/1995) non è mai stata abrogata.
* Sanatoria dei vizi di notifica: Qualsiasi vizio relativo al luogo di notificazione di un atto è sanato nel momento in cui il destinatario lo impugna. L’impugnazione stessa, infatti, dimostra che l’atto ha raggiunto il suo scopo, ovvero portare a conoscenza del destinatario la pretesa dell’ente.
* Identificazione del destinatario: La valutazione su chi sia l’effettivo destinatario di un atto, anche se contiene imprecisioni, costituisce un accertamento di fatto riservato ai giudici di merito e non può essere ridiscusso in sede di legittimità.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione rigorosa delle norme procedurali e sostanziali. In primo luogo, la Corte sottolinea come il ricorso per cassazione non possa trasformarsi in un terzo grado di giudizio di merito. Molte delle censure sollevate dalla contribuente, in particolare quelle relative all’identificazione del destinatario dell’avviso, miravano a una rivalutazione dei fatti già accertati dalla Commissione Regionale, operazione preclusa in sede di legittimità.

Sul punto cruciale dell’onere della prova, la Corte ha spiegato che l’esenzione dalla tassa sui rifiuti è una deroga al principio generale secondo cui chiunque detenga un immobile nel territorio comunale è tenuto al pagamento. Come ogni eccezione, deve essere provata da chi intende beneficiarne. La semplice affermazione che un immobile è inutilizzabile non è sufficiente; è necessaria un’azione formale, ovvero la presentazione di una dichiarazione di variazione, che attivi i controlli da parte dell’ente impositore.

Infine, per quanto riguarda i vizi formali e di notifica, la Corte ha applicato principi di economicità processuale e di raggiungimento dello scopo. Un atto, anche se formalmente imperfetto, è considerato valido se raggiunge il suo obiettivo informativo, come dimostrato dall’impugnazione tempestiva da parte del contribuente.

Le conclusioni

L’ordinanza della Cassazione rappresenta un monito importante per tutti i contribuenti. Non è sufficiente trovarsi in una situazione che, in astratto, darebbe diritto a un’esenzione fiscale; è indispensabile adempiere agli oneri formali previsti dalla legge, primo tra tutti quello dichiarativo. La passività del contribuente si traduce, nella maggior parte dei casi, nella legittimità della pretesa fiscale. La decisione ribadisce la centralità del principio dell’onere della prova e la necessità di una collaborazione attiva tra fisco e cittadino, basata su dichiarazioni chiare e tempestive.

A chi spetta l’onere della prova per ottenere un’esenzione dalla tassa sui rifiuti (Tares)?
Secondo la sentenza, l’onere di provare la sussistenza delle condizioni per beneficiare di un’esenzione o di una riduzione della tassa (come l’inutilizzabilità di un immobile) grava sul contribuente. Egli deve presentare una specifica denuncia di variazione per informare l’ente impositore.

Un avviso di accertamento senza firma autografa è valido?
Sì. La Corte ha confermato che, per gli atti di accertamento prodotti mediante sistemi informativi automatizzati, la legge (art. 1, comma 87, L. 549/1995) permette di sostituire la firma autografa con l’indicazione a stampa del nominativo del funzionario responsabile.

Cosa succede se un avviso di accertamento viene notificato a un indirizzo sbagliato ma il contribuente lo impugna?
Il vizio della notifica si considera sanato. Il fatto stesso che il contribuente impugni l’atto dimostra che ne è venuto a conoscenza e che, quindi, la notifica ha raggiunto il suo scopo. Di conseguenza, la nullità viene sanata per raggiungimento dello scopo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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