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Onere della prova SSD: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13347/2024, ha stabilito un principio chiave in materia fiscale per le Società Sportive Dilettantistiche. L’onere della prova SSD per dimostrare la sussistenza dei requisiti sostanziali, e non solo formali, per beneficiare delle agevolazioni fiscali spetta al contribuente e non all’Amministrazione Finanziaria. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva erroneamente invertito tale onere.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Onere della prova SSD: chi deve dimostrare i requisiti per le agevolazioni fiscali?

Le Società Sportive Dilettantistiche (SSD) rappresentano una colonna portante dello sport in Italia, ma per accedere ai benefici fiscali previsti dalla legge non basta la forma. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 13347/2024) ha ribadito un principio fondamentale: l’onere della prova SSD circa la sussistenza dei requisiti sostanziali per le agevolazioni ricade interamente sul contribuente. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a una Società Sportiva Dilettantistica a R.L. operante nel settore degli eventi motoristici. L’Ufficio, tramite un accertamento induttivo, contestava alla società maggiori imposte (IVA e IRAP) per l’anno 2012, riqualificandola di fatto come un’impresa commerciale tout court. Le contestazioni si basavano su due pilastri: la presunta inesistenza oggettiva di alcune operazioni di sponsorizzazione e, soprattutto, il disconoscimento della qualifica di SSD, con la conseguente perdita del regime fiscale di favore.

La Commissione Tributaria di primo grado dava ragione al Fisco, ma la decisione veniva ribaltata in appello. La Corte di Giustizia Tributaria regionale accoglieva le ragioni della società, ritenendo che avesse fornito prove sufficienti delle prestazioni (come fotografie delle sponsorizzazioni sulle auto) e che spettasse all’Agenzia delle Entrate dimostrare la conoscenza o la connivenza della società in un’eventuale frode. L’Agenzia, insoddisfatta, ricorreva per Cassazione.

La Decisione e l’onere della prova SSD

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando con rinvio la sentenza d’appello. Il punto cruciale della decisione risiede proprio nell’inversione dell’onere della prova SSD operata erroneamente dal giudice di secondo grado.

La Suprema Corte ha chiarito che il regime fiscale agevolato per gli enti non commerciali, incluse le SSD, costituisce una deroga alla regola generale di tassazione. Di conseguenza, secondo il principio generale sancito dall’art. 2697 del Codice Civile, chi intende beneficiare di un’eccezione o di un’agevolazione ha l’obbligo di dimostrare di possederne tutti i presupposti di fatto e di diritto.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato la tesi del giudice di merito, fondando la propria decisione su consolidati principi giurisprudenziali. I giudici hanno sottolineato che, per godere delle agevolazioni, non è sufficiente l’elemento formale, come la veste giuridica di SSD o l’iscrizione alla Camera di Commercio. È necessario dimostrare l’elemento sostanziale, ovvero lo svolgimento effettivo di un’attività senza scopo di lucro, conformandosi a tutte le clausole relative alla vita associativa previste dalla normativa.

In altre parole, la Corte di secondo grado ha sbagliato nel gravare l’Amministrazione Finanziaria del compito di provare l’intento fraudolento o la malafede del contribuente. Al contrario, era onere della società sportiva dimostrare che, al di là delle apparenze e della regolarità formale della contabilità, la sua attività era genuinamente non commerciale e rispettosa dei vincoli normativi. Allegare lo statuto sociale o alcune fatture non è sufficiente a superare una contestazione di merito sulla natura dell’attività svolta.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un monito fondamentale per tutte le Società Sportive Dilettantistiche. Per non rischiare di vedersi disconoscere il regime fiscale agevolato, non basta rispettare i requisiti formali previsti dalla legge. È indispensabile poter dimostrare concretamente e in qualsiasi momento la natura non commerciale della propria gestione e il rispetto sostanziale dei principi di democraticità e partecipazione alla vita associativa. L’onere della prova SSD è un principio che deve guidare la gestione quotidiana di queste realtà: la documentazione e la trasparenza sono gli strumenti migliori per difendersi da eventuali contestazioni del Fisco.

Su chi ricade l’onere della prova per ottenere le agevolazioni fiscali previste per le Società Sportive Dilettantistiche (SSD)?
L’onere della prova ricade interamente sul contribuente, ovvero sulla SSD. È la società che deve dimostrare di possedere tutti i presupposti di fatto e di diritto che giustificano l’applicazione del regime fiscale agevolato, in quanto questo costituisce una deroga al regime ordinario di tassazione.

È sufficiente per una SSD avere uno statuto conforme alla legge per beneficiare del regime fiscale agevolato?
No, non è sufficiente. Secondo la Corte, l’elemento formale (come uno statuto conforme o l’iscrizione in registri pubblici) non basta. La società deve provare anche l’elemento sostanziale, cioè che svolge effettivamente un’attività senza fine di lucro e nel rispetto delle clausole che regolano la vita associativa.

In caso di contestazione sulla natura commerciale di una SSD, l’Agenzia delle Entrate deve dimostrare la frode o la malafede della società?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che è la SSD a dover provare la sua natura non commerciale. Non spetta all’Amministrazione Finanziaria dimostrare la conoscenza o la connivenza della società in eventuali frodi per poter disconoscere l’agevolazione fiscale; è la società che deve provare di averne diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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