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Onere della prova soci srl: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, ha esaminato un caso complesso riguardante l’onere della prova per i soci di una srl a ristretta partecipazione. A seguito di un accertamento fiscale per utili non dichiarati, l’Amministrazione Finanziaria presumeva la loro distribuzione ai soci. Dopo un lungo iter processuale, la Corte non ha deciso nel merito, ma ha disposto un rinvio a nuovo ruolo. La ragione è stata la necessità di verificare se i pagamenti effettuati dai contribuenti, nell’ambito di una definizione agevolata, si riferissero effettivamente agli avvisi di accertamento oggetto della controversia, documentazione che al momento risultava insufficiente per chiudere il caso.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Onere della prova soci srl: la Cassazione fa il punto sulla distribuzione degli utili

Quando una società a responsabilità limitata con pochi soci viene accusata di aver occultato dei ricavi, su chi ricade l’onere della prova soci srl riguardo alla loro effettiva distribuzione? Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione torna su questo tema cruciale del diritto tributario, evidenziando le complessità procedurali che possono emergere, specialmente quando intervengono definizioni agevolate dei debiti fiscali. Analizziamo insieme questo interessante caso.

I fatti del caso: l’accertamento fiscale e la presunzione di distribuzione degli utili

La vicenda trae origine da due avvisi di accertamento notificati dall’Amministrazione Finanziaria a una società di trasporti per gli anni d’imposta 2002 e 2003. Il Fisco contestava maggiori ricavi non dichiarati ai fini delle imposte dirette e dell’IVA. Contestualmente, venivano emessi ulteriori avvisi di accertamento nei confronti di una socia, titolare del 25% delle quote, per recuperare a tassazione i maggiori redditi personali derivanti dalla presunzione di distribuzione degli utili extrabilancio della società. Trattandosi di una S.r.l. a ristretta base societaria, infatti, opera una presunzione secondo cui gli utili non contabilizzati vengono distribuiti ai soci in proporzione alle loro quote.

Il lungo percorso processuale tra ricorsi e rinvii

Sia la società che la socia impugnavano gli atti impositivi. Il percorso giudiziario si è rivelato lungo e tortuoso: dopo un primo esito sfavorevole, le Corti di secondo grado accoglievano gli appelli, ritenendo che i contribuenti avessero superato la presunzione, provando che le somme contestate erano in realtà state usate per ripianare perdite societarie. L’Amministrazione Finanziaria, però, ricorreva in Cassazione, la quale annullava le decisioni di appello e rinviava le cause a un nuovo esame. In particolare, la Suprema Corte aveva stabilito che il giudizio a carico della socia dovesse essere sospeso in attesa della definizione di quello a carico della società, dato il nesso di pregiudizialità. Nel successivo giudizio di rinvio, le corti tributarie regionali davano ragione al Fisco, portando la società e la socia a proporre un nuovo ricorso in Cassazione.

La questione dell’onere della prova per i soci di srl a ristretta base

Il fulcro della controversia è sempre stato l’onere della prova soci srl. La giurisprudenza costante ritiene che, in caso di accertamento di maggiori ricavi non contabilizzati da una società di capitali a ristretta base partecipativa, opera una presunzione sulla loro distribuzione ai soci. Spetta quindi al socio fornire la prova contraria, dimostrando che i maggiori ricavi sono stati accantonati, reinvestiti o utilizzati per altri scopi societari. Nel caso di specie, i giudici di rinvio, seguendo le indicazioni della Cassazione, hanno ritenuto non superata tale presunzione, in assenza di prove sufficienti da parte dei contribuenti.

La decisione interlocutoria della Cassazione: un rinvio per chiarimenti

Arrivati nuovamente dinanzi alla Suprema Corte, i giudici si sono trovati di fronte a un nuovo elemento: i ricorrenti avevano depositato un’istanza per la declaratoria di cessazione della materia del contendere, affermando di aver aderito a una definizione agevolata (‘rottamazione’) e di aver pagato gli importi dovuti.

Le motivazioni

La Corte, pur prendendo atto dell’istanza, ha emesso un’ordinanza interlocutoria e non una decisione finale. La motivazione di tale scelta è prettamente procedurale. I giudici hanno osservato che la documentazione prodotta (relative ai pagamenti) si riferiva a cartelle esattoriali e non direttamente agli avvisi di accertamento originari, oggetto della lite. In assenza di deduzioni da parte dell’Amministrazione Finanziaria e di documenti che collegassero in modo inequivocabile i pagamenti effettuati agli importi contestati negli accertamenti, la Corte non era in grado di verificare se la ‘rottamazione’ avesse effettivamente estinto il debito oggetto del giudizio. Pertanto, si è reso necessario rinviare la causa a un nuovo ruolo per consentire alle parti di fornire i necessari chiarimenti e la documentazione probatoria.

Le conclusioni

Questa ordinanza, sebbene non decida nel merito la questione dell’onere della prova soci srl, offre importanti spunti pratici. Dimostra come, anche in presenza di strumenti di definizione agevolata, sia fondamentale per il contribuente mantenere una documentazione precisa e completa che colleghi in modo inoppugnabile i pagamenti effettuati alle specifiche pretese fiscali oggetto di contenzioso. Senza tale prova, il giudice non può dichiarare cessata la materia del contendere, e il processo è destinato a proseguire, con ulteriore dispendio di tempo e risorse per tutte le parti coinvolte.

Qual è la presunzione che opera per le srl a ristretta partecipazione in caso di maggiori ricavi non dichiarati?
In una società a responsabilità limitata con un numero ridotto di soci, si presume che i maggiori ricavi accertati dal Fisco, ma non registrati in bilancio, siano stati distribuiti ai soci come utili, in proporzione alle rispettive quote di partecipazione.

Perché la Corte di Cassazione non ha dichiarato la cessazione del contendere nonostante il pagamento tramite ‘rottamazione’?
La Corte non ha potuto dichiarare la cessazione del contendere perché la documentazione fornita dai ricorrenti attestava il pagamento di cartelle esattoriali, ma non dimostrava in modo chiaro e diretto che tali pagamenti si riferissero specificamente agli importi contestati negli avvisi di accertamento oggetto del giudizio. Mancava quindi un collegamento probatorio certo tra il pagamento e la lite in corso.

Qual è il rapporto tra il giudizio fiscale contro la società e quello contro il singolo socio?
Il giudizio sull’accertamento dei maggiori redditi nei confronti della società è pregiudiziale rispetto a quello sul conseguente accertamento del reddito da partecipazione nei confronti del socio. L’esistenza degli utili extracontabili deve essere accertata primariamente in capo alla società; pertanto, il giudizio del socio deve essere sospeso in attesa della definizione di quello societario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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